Le Metamorfosi scritte da Publio Ovidio Nasone costituiscono un poema epico-mitologico scritto nell’ VIII secolo a.C., un poeta romano tra i più importanti della letteratura latina e della poesia elegiaca. Si compone di quindici libri, per un totale di circa dodicimila versi e duecentocinquanta miti greco-romani incentrati sul fenomeno della metamorfosi, che si pongono come capostipite della mitologia classica. In questo articolo verranno presentate le caratteristiche più importanti dell’opera e i 5 miti più belli delle Metamorfosi di Ovidio.
Di cosa parlano le Metamorfosi di Ovidio?
Il racconto delle Metamorfosi di Ovidio parte da un periodo temporale che si identifica nel Chaos, cioè il primo stadio di esistenza da cui emersero gli dei, fino ad arrivare ad un momento culminante rappresentato dalla morte di Gaio Giulio Cesare con il suo catasterismo. Questo fenomeno nella mitologia greca, prevede che la morte di un eroe o una divinità venga incarnata in un astro o in una costellazione.
I modelli e le fonti delle Metamorfosi
Le metamorfosi di Ovidio si ispirano ad una serie di modelli e fonti, ma innanzitutto sceglie il mito che deriva dalla poesia alessandrina, poiché in essa venivano rappresentate divinità che compivano imprese galanti nei confronti degli uomini. Nonostante ciò Ovidio sceglie un’altra chiave di lettura della poesia alessandrina, ovvero vuole servirsi dei miti per fornire una morale.
I 5 miti più belli delle Metamorfosi di Ovidio
Ma adesso diamo uno sguardo a quelli che sono considerati i miti più belli delle Metamorfosi di Ovidio, secondo la critica. Primo tra tutti è il mito di Prometeo, il mito di Teseo e Arianna, il ratto di Proserpina, il mito di Apollo e Dafne, il mito di Narciso ed Eco.
- Il mito di Prometeo: Prometeo era un titano figlio di Giapeto, estremamente furbo e intelligente tanto da essere chiamato a risolvere una disputa tra gli uomini e gli dèi, che riguardava la spartizione di un bue. Prometeo decide di agire facendo un tranello: suddivide il bue in due porzioni, non eque, una parte piena di ossa e incommestibile, un’altra parte invece ricca di carne e commestibile. Nonostante le sue strategie, Zeus si accorge del tranello ma sceglie comunque la parte incommestibile, decidendo però di vendicarsi scagliandosi sugli uomini, non concedendogli il fuoco, di cui fino a quel momenti essi godevano. Prometeo decide allora di compiere un atto folle: rubare il fuoco agli dèi per darlo agli uomini, gesto che gli costa una cruda punizione. Egli viene collocato sul monte Caucaso agganciato con delle catene dove un’aquila gli mangerà le viscere ininterrottamente per sempre.
- Il mito di Teseo e Arianna: dopo la morte del re di Creta, salì al trono Minosse, per dimostrare il proprio potere ai suoi due fratelli, legittimi di successione, chiese a Poseidone di donargli un toro da sacrificare che però non immolò per la sua bellezza. Il dio, allora, adirato, per vendicarsi, fece innamorare il toro della moglie di Minosse, Parsifae, e dalla loro unione nacque il famoso Minotauro, dal corpo umano e la testa di toro. Per nasconderlo, Minosse chiese aiuto all’architetto Dedalo, che progettò un labirinto; il re, per saziarlo, costringeva ad entrarvi 7 fanciulle e 7 fanciulli di Atene ogni 9 anni. Un anno il giovane Teseo entrò nel labirinto e riuscì ad uccidere il Minotauro grazie all’aiuto di Arianna, figlia di Minosse, che lo amava, che lo aiutò ad uscire con un gomitolo con la promessa di amarsi una volta uscito dal labirinto. Questo, tra i miti delle Metamorfosi di Ovidio, è il nostro preferito.
- Il mito del ratto di Proserpina: Proserpina, figlia della dea Cerere fu rapita per mano di Plutone, il dio degli Inferi, che desiderava possederla. Il mito racconta di un giorno in cui Proserpina, mentre si accingeva a raccogliere dei fiori , fu rapita da Plutone. Giove scoprì cosa era successo alla giovane fanciulla, e implorò il fratello Plutone di riportarla alla sua famiglia, purtroppo però la giovane aveva mangiato dei chicchi di melograno, il cibo dei morti, che non le consentivano di tornare nel mondo dei vivi. Giove quindi riuscì a trovare un accordo secondo il quale Proserpina poteva ritornare sulla terra per 6 mesi mentre gli altri 6 doveva passarli nel regno dell’oltretomba.
- Il mito di Apollo e Dafne: questo mito vede protagonista la ninfa Dafne, colpita da una freccia di piombo scagliata da Cupido, che era stato accusato dal dio Apollo di essere poco abile con le sue frecce; il dio fu a sua volta colpito da una freccia dorata che lo fece innamorare follemente. Apollo divampava di amore per la giovane Dafne che però non lo ricambiava e scappava continuamente, fino a quando però ella implorò l’aiuto di suo padre Peneo che la trasformò in una pianta di alloro, che fu stretta tra le braccia di Apollo che avrebbe continuato ad amarla per sempre.
- Il mito di Narciso ed Eco: Narciso, figlio di un dio fluviale e di una ninfa, era un giovane di estrema bellezza di cui però era inconsapevole. La madre consultò un indovino per conoscere il destino del figlio e scoprì che questi sarebbe morto una volta venuto a conoscenza della propria bellezza. Un giorno Eco, una giovane fanciulla si innamorò perdutamente di lui, che però non ricambiava il suo amore, tanto che si lasciò morire. Fu Nèmesi, la dea che puniva i falli degli uomini, che decise di vendicare Eco conducendo Narciso ad un ruscello, dove per la prima volta egli scoprì la sua bellezza, di cui si innamorò perdutamente tanto da morire annegando nelle limpide acque.
Questi sono considerati i 5 miti più belli delle Metamorfosi di Ovidio, ma in realtà tutti i racconti al suo interno sono molto significativi e meritano di essere tutti letti attentamente.
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