Miko, fumettista minimalista e surrealista sui social | Intervista

Miko, fumettista minimalista e surrealista sui social | Intervista

Sempre più spesso i social diventano delle vere e proprie “vetrine” dove gli utenti si fanno largo per mostrare non solo il proprio quotidiano, ma spesso anche il proprio lavoro o il proprio diletto. È l’esempio di Caterina, 29 anni, pugliese, studentessa di giurisprudenza, che dalla “noia mortale di un pomeriggio di ottobre del 2008”, come citato da lei stessa, ha dato vita al personaggio di Miko.
Si definisce una fumettista minimalista e surrealista amatoriale, ispirandosi ad artisti del calibro di Schulz, creatore dei Peanuts. L’abbiamo intervistata.

Come nasce Miko?

Miko è nata durante un pomeriggio di inizio ottobre del 2008. Avevo tredici anni, non ricordo la data precisa, i fogli bianchi A4 orizzontali davanti a me, con la matita in mano senza sapere cosa disegnare. Avevo un vero e proprio vuoto artistico. Decisi così di disegnare un chibi, ossia uno di quei personaggi giapponesi dalle fattezze infantili. Il viso uscì abbastanza carino, ma non il resto del corpo: uscì dunque un personaggio metà chibi e metà stick-man, stile disegno dell’impiccato, e il risultato non mi aveva soddisfatta. Scelsi di chiamarla Miko, perché mi piaceva: semplice, carino, di origine giapponese. L’ho ripresa in mano otto anni dopo, nel 2016. Volli approdare su Instagram e provare a mostrare lì sopra la mia arte, nonostante al tempo venisse usato più per selfie e post personali, che come “vetrina” dei propri progetti. Essendo Miko nata come un personaggio bambino, e mischiando il nomignolo di mia nonna, che mi chiamava appunto “piccola”, ho voluto unire i due nomi, creando il profilo sotto il nome di “piccola.miko”. Il 20 settembre 2016 è nato il primo account ufficiale di Miko su Instagram.

Era sempre la stessa Miko di oggi o ancora la Miko “ibrido”?

Era ancora agli albori, totalmente diversa dal personaggio di adesso. Nella mia concezione, Miko era una bambina di otto anni, non aveva una vera data di nascita, era stata creata nel 2008, viveva nella sua casetta, aveva le sue due amiche fidate, Lizzie e Pepper. Era ancora un ibrido, ma totalmente diversa dal personaggio che era in origine.

L’account creato è rimasto sempre lo stesso?

Dal 2016 fino al 2020, Miko si è evoluta anche nello stile, iniziando ad assomigliare allo stile cartoon dei Peanuts. Un’evoluzione avvenuta naturalmente, senza aver uno studio dietro, anche se miravo a diventare come Schulz e a seguire le sue orme. Ad aprile 2020, purtroppo, chiudo il profilo per problemi con l’algoritmo di Instagram. Il mio intento era di mostrare Miko già come personaggio internazionale, e quindi pubblicavo vignette mettendomi in gioco anche con l’inglese, ricevendo gentilmente correzioni da parte dei followers. Siccome l’interazione ai miei post era diminuita notevolmente, ho voluto traghettare le persone che realmente seguivano il personaggio di Miko su un altro profilo. Sempre ad aprile 2020 apro l’altro profilo, all’inizio in lingua inglese, diventando il profilo attuale. Volendomi sentire più libera di esprimermi, ho iniziato a pubblicare sempre più in italiano.
Nel 2021/2022 avevo deciso di far crescere anagraficamente Miko, poiché volevo che trattasse anche tematiche più adulte, come la relazione di coppia, la sessualità… ho pensato fosse necessario che crescesse. Ad oggi, Miko è una ragazza di 24 anni, il cui compleanno ricade simbolicamente il 10 ottobre del 2000.

Miko nasce come personaggio a sé stante, o portatrice di un messaggio, come la Mafalda di Quino?

Ritengo che nella Mafalda di Quino ci sia molta satira politica che Miko non affronta. Chi legge Miko deve poter vivere un momento della giornata di riflessione mista a tranquillità, e già questo dimostra che sia un personaggio più tendente allo schema dei Peanuts che a Mafalda, per temi e scopo. Anche i Peanuts possiedono una base satirica, ma Mafalda è molto più centrata sul tema, dovuto anche al fatto che il personaggio nasce da un contesto difficile quale è il Sudamerica.

Miko potrebbe mai farsi carico di un messaggio propagandistico, anche senza ricevere influenze esterne?

Mi è sempre piaciuto vedere Miko come paladina della giustizia, portatrice di valori sani o comunque di rispetto verso l’ambiente e le persone. Un po’ voce della coscienza, in maniera neutrale.

Quali erano i personaggi presenti inizialmente nell’universo Miko?

Miko, fumettista minimalista e surrealista sui social | Intervista

Da sinistra a destra: Pepper e Miko

Erano 3 i personaggi presenti: le due migliori amiche, Pepper e Lizzie (che viene da Elizabeth) e il coniglio che ricordava vagamente Snoopy, di nome Mochi, panciuto e col papillon, e possedeva un sarcasmo e un proprio pensiero.
Non c’era un luogo specifico, pensavo ad un piccolo borgo con delle casette immerse nel verde, scelta fatta per mio gusto personale, visto che amo la natura.

E poi sono venute Noir, Sexy (Seraphine) e Nonna (Ellen) Miko…

Sia Noir Miko, Sexy Miko e Nonna Miko erano nate come versioni diverse dello stesso personaggio, ossia di Miko stessa.
Noir Miko è la versione “noir” appunto, misteriosa, facente parte di questo universo anni’40 fatto di investigatori privati, sicura di sé stessa, della propria bellezza, una donna in carriera… Sexy Miko è nata invece come sorta di parodia per enfatizzare la versione “sciantosa” di me stessa, che indossa pellicce, fa la modella affermatissima, guadagna tanti soldi, possiede chalet, ama il lusso…Sexy Miko è dunque la versione “sexy” di Miko. Nonna Miko invece doveva essere la versione “anziana”, tant’è che quando l’avevo disegnata all’inizio, Nonna aveva i codini grigi, in rimando al personaggio originale. La nonna la volevo italiana, la classica nonna del Sud Italia che cucina piatti prelibati e vede perennemente il proprio nipote sciupato. Nonostante lo stereotipo, mi piaceva l’idea, la trovavo simpatica. Quando poi ho notato che le persone si stavano affezionando a loro come personaggi a sé stanti, ho pensato di renderli indipendenti l’uno dall’altro. Noir e Sexy diventano sorelle, la prima più grande e la seconda più piccola, e di conseguenza divennero cugine di Miko; Nonna diventa la nonna materna, per creare una discendenza matriarcale. Miko diventa così la piccola della famiglia, la più giovane, casual, gioiosa, positiva, ottimista.

La si può chiamare “interattiva” la tua arte, dove il pubblico si sente coinvolto nelle scelte e nelle azioni dei tuoi personaggi?

Se ci sono consigli che condivido o trovo interessanti, li seguo volentieri. Anche se, ovviamente, mi trovo costretta a selezionare le idee che mi arrivano, e adeguarle nei casi in cui è necessario.

Vedresti bene Miko esposta in un museo o in modo “dinamico”, come parte attiva di una storia a fumetto?

Ritengo che il fumetto sia portato poco all’interno delle gallerie d’arte. C’è stato un periodo – tra il 2022 e il 2023 – in cui avevo proprio una passione per il surrealismo. Tutto era partito da una mostra di Dalì, mi intrigava l’idea del surrealismo come “liberazione”, del fatto che si andasse ad esplorare l’inconscio, che non avesse tutto una spiegazione, dando così libero sfogo a qualsiasi interpretazione. Mi piaceva l’idea del minimalismo perché non sono mai stata tipo da scendere nei dettagli, anche nel disegno: mi piaceva unire il minimalismo, surrealismo e arte fumettistica e portarla nelle gallerie d’arte. Poi ho cambiato idea nel vedere che i followers amavano molto le storie di Sophia (madre di Noir e Sexy) e di altri personaggi. Associo un aspetto più dinamico per Miko, da fumetto e romanzo illustrato, anziché un aspetto statuario o da esposizione in galleria.

C’è stato un momento in cui Miko si è fatta carico di un tuo momento personale, raccontandolo?

Sì. Nel 2020/21 pubblicai delle vignette singole in cui Miko diceva «non ho le spalle così larghe» con tutte le frecce conficcate. Quello era un periodo in cui Miko mi ha dato voce, perché è stato il periodo in cui ho sofferto di depressione. Mi sentivo pesante, dicevo di avere “una massa nera allo stomaco”, e avevo disegnato Miko che si toglieva dallo stomaco questa matassa, in rappresentanza del percorso psicologico che stavo affrontando. Se tornassi indietro, probabilmente non lo rifarei, perché adesso ritengo Miko una persona diversa da me, una persona esterna da me con cui dialogare. Miko ha delle caratteristiche mie, ma non sono io, non mi identifico. Miko è più positiva, non le affibbierei questo peso, magari trasmetterei lo stesso messaggio in modo diverso, rappresentando Miko stare accanto ad una persona che sta soffrendo, non che soffra lei in primis.

Come ti trovi a postare i tuoi lavori su Instagram? Hai notato dei cambiamenti sostanziali dal 2016 fino ad ora, o la situazione è rimasta immutata?

Su Instagram mi sono sempre trovata bene, vi è molta più interazione e senso di community. Ho provato a migrare in altre applicazioni, tipo Vero o Cara Artist su cui stanno migrando gli artisti, soprattutto riguardo all’intelligenza artificiale che pare ledere i diritti di copyright, ma personalmente faccio fatica ad abbandonarlo nonostante i tanti cambiamenti apportati finora. Se peggiorato oppure no in senso generale, per i nuovi creator è diventato più difficile e complicato usarlo. Ho cercato di cavalcare l’onda con i reels, ma non è sempre facile impostare tutto un lavoro quasi ed esclusivamente sulle animazioni, giusto per ottenere qualche visualizzazione in più. Quindi resto su Instagram per abitudine e perché il pubblico che ho racimolato in questi anni si è davvero tanto affezionato a Miko e agli altri personaggi.

Come avverti l’avvento dell’intelligenza artificiale? Temi di poter essere sostituita lavorativamente parlando?

Personalmente non sono contro l’intelligenza artificiale in sé, ma la cosa che non sopporto è quando una persona si definisce “artista dell’intelligenza artificiale”, perché ritengo che un’artista debba ricreare col proprio stile le stesse cose utilizzando una matita o una penna, quando la tecnologia non è a portata di mano.
Se togli ad un mangaka un computer su cui lavora, e gli chiedi di fare uno schizzo a mano, lui te lo fa, perché quello è il suo stile. Cambia il mezzo, ma la sua capacità rimane. Ma se tu ad un artista dell’IA gli dici di riprodurre con quello stesso stile il suo lavoro a mano, non riuscirà a farlo. Confido però nel fatto che l’intelligenza artificiale venga “istruita”, guidata da un artista reale, in carne ed ossa. Ho fiducia nel fatto che poi l’intelligenza artificiale possa passare di moda, e alla fine tutti si rendano conto dell’unicità dello stile di un artista.

Hai mai pensato di registrare il marchio di Miko?

Si, ho pensato di farlo. Ho pensato di registrarlo proprio come brand, di creare una linea di cancelleria e simili. Non l’ho ancora fatto, ma è nelle mie intenzioni future.

Pensi che la tua vena artistica possa fermarsi a Miko o pensi di poter creare altri universi?

Miko, fumettista minimalista e surrealista sui social | Intervista

Miko e Nonna (Ellen) Miko

Dover lasciare andare Miko è un mio timore. Lei è la mia guerriera, lo stemma della mia arte, mi viene spontaneo disegnarla. Sicuramente proverò stili diversi da quello usato con Miko, non lo escludo col tempo, ma al momento non riesco ad immaginare un’altra cosa all’infuori dell’universo Miko, che si basa più o meno tutto sulla stessa dinamica alla Paperino, dove tutte le storie girano intorno agli stessi personaggi.
Non è mancato l’appunto su nonna Ellen che anagraficamente dovrebbe essere morta, essendo nata nel 1913, ma la ritengo immortale alla stregua di zio Paperone, nato nell’800 e ancora in vita.

Qual è il più grande augurio che vorresti fare a te stessa, ma anche ai tuoi personaggi? Se dovessi riuscire a pubblicare un libro sulle loro avventure, cosa augureresti loro?

A me stessa di riuscire finalmente ad affermarmi come artista e fumettista e dimostrare a me stessa e agli altri che si può vivere dei profitti di questo lavoro. Ai miei personaggi auguro di essere riconosciuti come figure di riferimento in momenti belli e di serenità. Auguro loro di essere personaggi riconosciuti ai più, che venga rivista in loro questa fama buona, positiva, portatrice di bei messaggi.

Seguite @piccola.miko sui canali social di Instagram, TikTokYoutube se volete rimanere aggiornati sulle avventure di Miko e la sua famiglia!

Fonte immagini: archivio personale fornito dall’autrice

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