Miti e leggende in Sicilia: 3 da conoscere

Miti e leggende in Sicilia

MITI E LEGGENDE IN SICILIA.

Circondata da acque cristalline e spiagge paradisiache, la Sicilia può vantare il primato di una delle isole più belle dell’Italia. Ad avvolgerla non è solo un mare meraviglioso ma anche un velo travolgente e misterioso di miti e leggende.

Da Verga a Pirandello, da Quasimodo ad Andrea Camilleri, questi sono solo alcuni dei poeti e scrittori che si sono ispirati alla cultura, ai luoghi e panorami di questa incantevole isola. Ed è proprio su questo sfondo agreste e marittimo che si sono sviluppate vicende mitologiche e leggendarie.

Scopriamo insieme i miti e le leggende in Sicilia che qualsiasi “cicerone” siciliano è pronto a raccontare qualora fossi ospite dell’isola!

Miti e leggende in Sicilia, La fonte Arteusa

Tra i miti più romantici abbiamo sicuramente quello de “La fonte Aretusa”.

Aretusa, ninfa di mirabile bellezza, cresciuta secondo il culto della caccia della dea Artemide a seguito di una lunga corsa tra i boschi, intravide un corso d’acqua che la colpì e decise di farci un bagno. Alfeo, divinità del corso d’acqua, folgorato dalla sua bellezza se ne innamorò e incominciò a chiamarla.

La ninfa, sentito il sussurro, impaurita, iniziò a scappare, rincorsa dal dio. Stanca di correre chiese aiuto ad Artemide, la quale la avvolse in una nuvola soffiandola forte in direzione della Sicilia per metterla a riparo. Arrivata ad Ortigia, la nuvola iniziò a far cadere Aretusa che si trasformò in un sorgente d’acqua dolce. Alfeo chiese a sua volta aiuto al padre Oceano, il quale lo accontentò aprendogli le acque del mar Ionio permettendogli di raggiungere la Sicilia. Aretusa, convinta dell’amore di Alfeo, cedette e per sugellare il loro amore Artemide scavò una caverna sotto la fonte così da far incontrare e correre per l’eternità le acque di Aretusa e Alfeo.

Oggi molte coppie si recano per toccare le acque che si incontrano simbolo di eternità d’amore e fecondità.

La leggenda delle Teste di Moro

La leggenda delle Teste di Moro  è invece di natura più virulenta e macabra. Le origini risalgono al periodo di dominio degli arabi, i “mori” in Sicilia.

Intenta a curare le sue piante, una bellissima donna palermitana venne intravista da un moro che si trovava a passeggiare per quelle strade. Invaghitosene, senza indugi e con molta risolutezza, entrò in casa della donna e le dichiarò il suo amore.

Ammaliata da quell’impeto e da quella prontezza la donna ricambiò il suo amore, ignara di quello che l’uomo però nascondeva. Difatti, quest’ultimo aveva in Oriente moglie e figli che attendevano il suo ritorno. Scoperto l’inganno, per poterlo avere sempre al suo fianco la donna attese che si fosse addormentato e lo decapitò per poi utilizzare la sua testa come vaso, nel quale vi piantò del basilico e lo mise in mostra fuori al suo balcone. Non passava giorno in cui lei non lo innaffiasse, non con acqua, ma con le sue lacrime. E col tempo la pianta crebbe rigogliosa come nessun’altra, tanto da procurare l’invidia di molti che chiesero di crearne di simili in terracotta.

Oggi le teste di Moro sono un importante elemento culturale dell’isola oltre che decorativo e simbolo di passione, fertilità, amore e, perché no gelosia!

La leggenda di Colapesce

Una leggenda che cela invece un amore per la patria e la propria isola è quella di Colapesce.

Cola, ovvero Nicola, figlio di pescatori, viveva a Messina; la sua passione era nuotare e passare la maggior parte delle ore esplorando il fondale meraviglioso della sua amata isola e trovarci tesori per poi ripotarli sulla terraferma. Passava tante ore a farlo che gli abitanti lo avevano soprannominato “Colapesce”.

Incuriosito dalla sua capacità, il re Federico II di Svevia gli pose diverse sfide per metterlo alla prova La prima fu quella di recuperare sul fondale marino una coppa che lui stesso aveva precedentemente gettato in mare. Colapesce si tuffò, e la recuperò.
Fu la volta poi della corona del re, gettata in un posto ancora più remoto e profondo. Ma anche da questa prova, il ragazzo ne uscì vincitore.

Colapesce però venne sfidato nuovamente dal re, il quale gettò il suo anello in una parte insidiosa del mare.
Sfidando le profondità del mare, il ragazzo notò tre colonne le quali sorreggevano la sua amata isola per evitare che sprofondasse. Tuttavia, una di queste colonne era talmente danneggiata da mettere in allarme Colapesce e di spingerlo a prendere una decisione: sostituirsi a essa. Fu così che non riemerse mai più, lasciando senza parole i familiari, l’imperatore e l’intera corte.
Secondo la leggenda, Colapesce si trova ancora lì, a sorreggere con forza la Sicilia. Si narra, inoltre, che i tremori della terra, nelle zone di Messina e Catania, siano dovuti ai movimenti di Colapesce, intento a cambiare spalla.

Tra miti e leggende, la Sicilia incanta tutti i suoi abitanti e turisti i quali con un po’ di fantasia si immedesimano nelle storie d’amore, passione e “patriottismo” se così possiamo definirlo.
Per cui, non vi resta che visitarla e scoprirne di altre!

Fonte immagine in evidenzia: Depositphotos

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