Mori Ōgai (1862 – 1922) è uno dei rappresentanti della letteratura di epoca Meiji e anche Taishō.
Se si dovessero nominare due giganti della letteratura giapponese di quell’epoca sarebbero Sōseki e Ōgai, però la differenza tra loro è notevole perché rappresentano due personalità e due produzioni letterarie e artistiche completamente diverse.
Mori Ōgai nacque in una piccola cittadina di nome Tsuwano nel 1862, con il nome di Mori Rintarō (Ōgai è uno pseudonimo). Il padre era il medico personale del daimyō del feudo di quella zona. Da bambino venne subito avviato allo studio e apprese le prime nozioni di studi olandesi (rangaku), che erano studi soprattutto di tipo scientifico. Studiò poi i classici confuciani e successivamente venne mandato a Tōkyō dove studiò anche il tedesco. La famiglia aveva intenzione di avviarlo alla carriera di medico, quindi di fargli seguire le orme del padre, però ovviamente i tempi erano cambiati e quindi, se il padre era stato il medico del daimyō, nella nuova situazione si prevedeva per lui una carriera di medico secondo i nuovi standard moderni che erano stati introdotti insieme all’occidentalizzazione. Studiò il tedesco perché all’epoca la Germania era considerata il paese più avanzato dal punto di vista degli studi di medicina e del progresso scientifico. Nel giro di pochi anni compì tutto il percorso di studi e si laureò a soli diciannove anni.
Dopo la laurea in medicina, anche per il fatto che proveniva da una famiglia di origini guerriere, venne reclutato subito come ufficiale medico. Mori Ōgai si distinse per la sua serietà, impegno e intelligenza, e venne prescelto dai suoi superiori per essere mandato all’estero per imparare e riportare le conoscenze apprese altrove. Venne inviato in Germania nel 1884 e ci rimase per quattro anni.
In modo parallelo coltivò anche il gusto per la letteratura, leggendo moltissimo in questo periodo e venendo in contatto con un’ampia gamma di scrittori, soprattutto tedeschi ma anche inglesi, francesi, spagnoli, e anche italiani come Dante. Non soltanto coltivò la letteratura, ma anche il pensiero filosofico, aumentando la sua cultura di base che era già notevole e diventando un vero erudito. Poi, oltre a tutto ciò, frequentò anche una certa mondanità tra teatro e musei, e gradì molto anche la compagnia femminile, tanto che instaurò una relazione in particolare con una ballerina, base del racconto Maihime. Quando ritornò in Giappone la ballerina lo seguì con la speranza di convincerlo a ritornare in Germania ma il suo fu un viaggio a vuoto, perché Ōgai non accettò di riprendere la relazione. Dopo il suo rientro in Giappone, riprese immediatamente il suo lavoro come ufficiale medico avendo un’ottima carriera. Quando rientrò però continuò con questo suo agire su un doppio binario, tra scienza e letteratura.
Mori Ōgai viene studiato solitamente solo come scrittore però, durante la sua vita, in realtà, non è stato particolarmente apprezzato per le sue opere narrative, quanto, piuttosto, per il suo ruolo di intermediatore culturale. Egli fu tra i primi a portare in maniera veramente massiccia la letteratura europea in Giappone, più di altri scrittori come Sōseki o Nagai Kafū, perché ebbe un grosso ruolo come traduttore, ma forse anche come quello che oggi definiremmo operatore culturale.
Le opere e lo stile narrativo di Mori Ōgai
Per quanto riguarda la sua opera narrativa, non è che egli sia stato ignoto come scrittore, però le sue opere non avevano, fatta eccezione forse per i racconti romantici, l’impatto, la forza emotiva, l’ironia di altri autori. I personaggi che lui creava non esercitavano un forte senso di empatia, per cui non ha avuto una grande popolarità come scrittore, ma è stato rivalutato soprattutto dopo la sua morte.
Ma perché è stato rivalutato solo dopo e non è stato sufficientemente acclamato prima? La ragione, probabilmente, sta nel fatto che le sue opere non avevano questo potere di catturare e appassionare il lettore, ma ne avevano un’altra molto importante: erano stilisticamente di altissima qualità e l’elemento dello stile, molto elevato, fu colto solo a posteriori. Tuttavia, fu molto amato da altri scrittori come Mishima Yukio che, per quanto diversi fossero (Ōgai era austero, confuciano e serissimo, mentre Mishima era un personaggio eccentrico e stravagante) , aveva una profonda ammirazione per lui e lo considerava un maestro assoluto di stile. Il suo era uno stile poco ornato, nonostante sia stato nella prima fase della sua carriera un rappresentante del Romanticismo, però a poco a poco questa sua vena romantica si è trasformata assumendo un aspetto più severo.
Mori Ōgai è stato soprattutto un autore di racconti e non tanto di romanzi, infatti la maggior parte sono opere di altro genere, quindi racconti di breve o media lunghezza, e poi anche biografie. Questo potrebbe essere anche uno dei motivi per cui non ha avuto la stessa popolarità di Sōseki, perché il romanzo suscitava maggiore attenzione e aveva maggiore vendibilità. Frutto principale dell’esperienza di Ōgai in Germania sono tre racconti che vengono chiamati La trilogia tedesca o romantica:
1. Maihime (Ballerina)
2. Utakata no ki (Ricordi di vite effimere)
3. Fumizukai (Il messaggero)
Della sua attività letteraria ricordiamo opere come Fushinchū (Under reconstruction), un racconto molto breve, Vita Sexualis e il romanzo Gan (L’oca selvatica).
Negli ultimi scritti Mori Ōgai si concentrò soprattutto sulle biografie storiche, opere che non hanno avuto fortuna all’estero e che non sono state tradotte (se non parzialmente) perché difficilmente interessanti per il pubblico dei lettori stranieri. Anche in Giappone sono lette poco, ma gli studiosi e i critici le lodano come opere scritte con grandissima padronanza dello stile, uno stile molto austero, privo di abbellimenti e di fronzoli inutili.
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