In questo articolo, ti racconteremo brevemente la storia della novella più corta e più lunga del Decameron, una raccolta di cento novelle scritta da Giovanni Boccaccio.
Novella più corta del Decameron
La novella più corta del Decameron è la nona novella della prima giornata, intitolata “Il re di Cipro e la donna di Guascogna” (I, 9). La novella conta all’incirca 363 parole ed è raccontata da Elissa. Narra la storia del re di Cipro, Guido da Lusignano, il quale non è in grado di gestire il suo potere. Un giorno, una gentildonna della Guascogna, mentre tornava da un pellegrinaggio in Terra Santa, si fermò nell’isola di Cipro e qui fu oltraggiata da un gruppo di uomini scellerati. Allora, la donna, poiché non riusciva ad avere consolazione, pensò di andare a lamentarsi dal re ma le dissero che non sarebbe servito poiché il re non avrebbe fatto nulla ed egli stesso subiva in silenzio le offese che da sempre gli venivano fatte. Però, la donna decise di recarvisi ugualmente, e quando arrivò da lui scoppiò in lacrime dicendogli che non si era recata lì per avere vendetta delle offese ricevute, ma lo pregò affinché le potesse insegnare a sopportare (così come egli stesso era abituato a fare) le angherie che gli vengono fatte. Il re, che fino a quel momento sembrava essere indifferente a qualsiasi cosa, sembrò risvegliarsi improvvisamente da un sogno, e non solo vendicò la povera donna, ma da quel momento in poi divenne un rigidissimo persecutore di tutti coloro che da quel momento in avanti avessero osato fare anche un minimo affronto all’onore della sua corona.
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Una tematica importante in questa novella è sicuramente il potere delle parole, infatti, la donna di Guascogna riesce, grazie alla potenza delle parole, ad ottenere la sua vendetta da parte del re. Altro tema importante è anche la violenza subita dalla donna e che il re non mette in discussione ma, anzi, crede immediatamente e agisce per aiutarla, affinché possa trionfare la giustizia.
Novella più lunga del Decameron
Dopo aver parlato della novella più corta del Decameron, passiamo ora a quella più lunga. La novella più lunga del Decameron è la settima novella dell’ottava giornata del Decameron che si intitola “Lo scolare e la vedova” (VIII, 7) e ha circa 8838 parole. La novella è raccontata da Pampinea e narra la storia di uno studente di Parigi che si vendica in modo atroce di una perfida burla di una vedova. Lo studente, di nome Rinieri, ama una donna vedova, Elena, ma lei, innamorata di un altro uomo, per far capire allo scolare di non essere interessata a lui, una notte d’inverno, lo lascia sulla neve ad aspettarla, rischiando quasi la vita a causa del freddo. Un giorno, la vedova, dopo esser stata lasciata dall’amante, decise di farsi aiutare dallo studente, il quale attua un piano per vendicarsi del torto subito: fingendo di essere un esperto di negromanzia, Rinieri dice alla donna che potrebbe farle rivedere l’amante se solo seguisse i suoi consigli. Allora, Elena si dirige nel luogo prestabilito e lo scolare la lascia nuda al sole tutto il giorno facendola bruciare e rovinando tutta la sua bellezza. Rinieri ha ottenuto così la sua vendetta.
Si tratta di una “beffa al quadrato” che avviene attraverso un’inversione nella novella poiché la beffa dello studente avviene in pieno inverno, una settimana dopo Natale, mentre la sua vendetta avviene un giorno d’estate in pieno luglio. Rinieri, il cui amore non è corrisposto, è spinto dai sentimenti di odio e orgoglio a farsi giustizia da solo. La novella, in realtà, è una novella che, a differenza di tutte le altre novelle del Decameron, non provoca divertimento o compassione poiché presenta una forte misoginia che induce i lettori ad una profonda riflessione.
Fonte immagine in evidenza: Wikipedia