Luigi Pirandello è stato un drammaturgo, scrittore e poeta italiano. Dal 1880 al 1936, anno della sua morte, non ha mai smesso di scrivere racconti: le varie raccolte ne comprendono oltre duecentocinquanta. Le sue novelle abbracciano temi come il relativismo, le crisi di identità, la follia, l’alienazione, la morte e il contrasto tra l’apparenza e la realtà. Queste tematiche vengono affrontate con un sottile spirito umoristico, ma attenzione, l’umorismo pirandelliano non è puro divertimento e scherno, bensì è lo strumento che permette di avere un occhio critico sulla vita umana, mettendo in luce le sue contraddizioni, complessità e assurdità. Le novelle di Luigi Pirandello forniscono innumerevoli spunti di riflessione e possibilità di accedere a nuovi punti di vista.
In questo articolo consigliamo la lettura di 3 novelle di Luigi Pirandello
Il treno ha fischiato
La novella si apre con constatazioni sulla condizione mentale di Belluca, il protagonista della vicenda, il quale sembra essere impazzito: improvvisamente, da un giorno all’altro, aveva smesso di adempiere ai suoi doveri a lavoro. Quando il capo-ufficio cerca un confronto e delle spiegazioni ha come risposta parole e frasi che sembrano non avere alcun senso: Belluca parla di come abbia sentito il treno fischiare, di come avesse girato il mondo. Il lettore è confuso tanto quanto il capo-ufficio: è una caratteristica delle novelle di Luigi Pirandello confondere il lettore e per comprendere a pieno il messaggio che cerca di veicolare è necessario non farsi scoraggiare dallo sgomento iniziale e proseguire con la lettura.
La novella continua con il ritratto di quella che è la monotona e alienata vita di Belluca, totalmente dedicata al lavoro e alla famiglia: senza mai un momento di respiro, si era dimenticato che il mondo esisteva. Il suono del fischio di un treno, durante la notte, lo aveva risvegliato e il mondo gli si era spalancato davanti, ricordandogli che la vita scorreva e non aveva mai smesso di farlo. Finalmente ricordava le foreste, gli oceani, i paesaggi e il mondo gli era rientrato nello spirito. Belluca non è davvero impazzito, semplicemente ha riscoperto la possibilità di immaginare una vita diversa.
L’uomo dal fiore in bocca
In un caffè notturno, l’Uomo dal fiore in bocca avvia un dialogo con l’Avventore pacifico. Sin dalle prime pagine, emerge il forte attaccamento alla vita del protagonista: il gusto della vita non lo soddisfa mai, ne vuole sempre di più e la sola idea si perderla è tremendamente angosciante. Purtroppo, però, non si tratta semplicemente di un’idea, la possibilità di perdere la vita non è remota: l’uomo è malato e “il fiore in bocca” è un tumore maligno. È da qui che deriva il suo attaccamento alla vita: la consapevolezza che presto finirà gli impedisce di starsene tranquillo e quieto, di non ricorrere alla forza dell’ immaginazione ogni volta che può. Nonostante il destino certo, non ci si imbatte in un’amara rassegnazione, bensì in un’esortazione a gustarsi la vita con ancora più avidità. Sembra quasi un paradosso osservare una così fervida vitalità in un uomo morente.
Ciaula scopre la luna
Ciaula, un giovane minatore, è terrorizzato dal buio ed è per questo che il compito assegnatogli, cioè trasportare un carico durante la notte, gli provoca grande angoscia. Non sa cosa si nasconde nel buio, non lo conosce. Ma allo stesso modo Ciaula, descritto come figura “mentalmente semplice”, non conosceva nemmeno la luna. Da qui nascono il suo sgomento e stupore nel vederla per la prima volta, uscendo dalla miniera. La scoperta della luna è un momento di epifania, di scoperta della bellezza del mondo, di scoperta di una possibilità di speranza mai vista prima tra i corridoi e labirinti bui e stretti di quel lavoro così alienante.
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