Okinawa: l’isola tra i due fuochi

Okinawa: l'isola tra i due fuochi

Okinawa è la prefettura più meridionale del Giappone. Formata da un insieme di isole, costituisce parte dell’arcipelago delle isole Ryūkyū.
La storia dell’arcipelago, e dunque anche di Okinawa, è piuttosto travagliata, sin dalla sua annessione al Giappone, nel 1879.

L’annessione 

Lo status delle isole Ryūkyū è stato, fino agli inizi dell’epoca moderna (inizio periodo Meiji, 1868), a dir poco incerto. Il regno delle Ryūkyū, infatti, era caratterizzato da un doppio protettorato, da parte di Cina e Giappone.
A sconvolgere lo status quo furono principalmente due avvenimenti: la perdita dell’egemonia sul territorio asiatico da parte della Cina in seguito alla sconfitta nella guerra dell’oppio e la necessità, da parte del Giappone, oltre che per motivi commerciali, di definire i propri confini in caso di invasioni.
È per questo che l’annessione avvenne senza grandi resistenze da parte della Cina, come detto, nel 1879. Da questo momento in poi, si avvierà un processo di “nipponizzazione” della popolazione, che potremmo definire riuscito solo in parte.

La battaglia di Okinawa

Ci troviamo nel 1945, in piena seconda guerra mondiale. Quella di Okinawa è l’unica battaglia combattuta sul suolo giapponese e costituì una disfatta per il popolo nipponico. Lo scontro è infatti ricordato per il primo caso di coinvolgimento di civili sul fronte del Pacifico (si stima che ci furono oltre diecimila vittime) e per l’uso ingente di kamikaze, i piloti suicida.
Fu, inoltre, la determinazione dello schieramento giapponese a convincere gli Stati Uniti ad agire tramite l’utilizzo della nuova bomba atomica su Hiroshima e Nagasaki.
Nella memoria degli abitanti di Okinawa, però, è molto diffusa la sensazione di essere stati vittima di “due fuochi”: non solo l’esercito statunitense, ma anche quello giapponese era percepito come estraneo. Sono numerose le testimonianze riguardanti il comportamento cinico e spietato dell’esercito nipponico nei confronti dei loro stessi connazionali. È infatti noto come tra le vittime civili, migliaia di esse furono costrette a suicidarsi, a differenza di una prima versione dell’esercito giapponese, in modo da non renderli prigionieri di guerra.
Nonché forzati al suicidio, molti civili furono uccisi perché sospettati di essere spie o perché privati di abitazioni sicure, di cui si appropriò l’esercito.

L’occupazione

Dopo la fine della seconda guerra mondiale, il Giappone fu occupato dalle forze alleate (nell’atto pratico, l’occupazione fu gestita dagli Stati Uniti) dal ‘45 al ‘52, con lo scopo di smilitarizzare e democratizzare il popolo giapponese. Alla fine dell’occupazione, il Giappone riacquistò il controllo delle quattro isole principali, ma, come sancito dal trattato di pace, Okinawa rimase sotto l’amministrazione degli Stati Uniti, e fu restituita solo nel 1972. Le isole Ryūkyū, infatti, presentavano una posizione strategica in ambito geopolitico per gli americani che, costruendo lì le loro basi militari, potevano intervenire rapidamente in caso di disordini in Asia orientale. Pensare che Okinawa ed i suoi abitanti siano stati utilizzati come pedina sacrificale è più che legittimo, prima in guerra per difendere le isole principali, e poi per ospitare le basi statunitensi.

I danni causati dalle basi militari ad Okinawa

Solo sul territorio della prefettura era presente circa il 70% delle basi, che hanno causato da una parte inquinamento acustico, dall’altra, numerosi incidenti. Bisogna ricordare, inoltre, che anche al termine dell’amministrazione statunitense, nel ‘72, le basi militari sono rimaste operative. Questa coesistenza forzata è stata inasprita dall’atteggiamento sprezzante degli occidentali nei confronti degli abitanti di Okinawa, che si sono sentiti abbandonati dal governo giapponese.
Tra i vari incidenti, il più tragico, nel 1959, è sicuramente quello della scuola elementare di Miyamori, contro cui si abbatté un aereo da combattimento USA, che causò diciassette vittime (di cui undici scolari) e più di duecento feriti. Gli incidenti sono continuati anche dopo l’occupazione, come nel caso dello schianto di un elicottero contro l’Università internazionale di Okinawa nel 2004. Non sono mancati nemmeno casi di violenze perpetrate dai militari americani nei confronti dei civili, come il caso di abuso di una bambina, che ha portato ad un accordo per la riduzione delle basi.

Nonostante ciò, ancora oggi la popolazione chiede il trasferimento totale delle stesse al di fuori della prefettura di Okinawa o della nazione, ma risulta evidente la mancanza di volontà, da parte del governo, di affrontare il problema.

Fonte immagine: Wikipedia

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