Philippus Aureolus Theophrastus Bombastus von Hohenheim, detto Paracelsus (o Paracelso) fu un medico, alchimista, botanico e astrologo svizzero. Il soprannome “Paracelso” deriverebbe dal composto para più Celsus, vale a dire “uguale a Celsus”, medico ed enciclopedista romano noto per il suo trattato di medicina.
Paracelsus: la biografia
Nato nel 1493 ad Einsiedeln da Wilhelm von Hohenheim e una serva ecclesiastica, Paracelso cominciò ad apprendere sin dall’infanzia i primi rudimenti di medicina e chimica dal padre, laureato egli stesso in medicina. In seguito, guidato dall’abate Giovanni Tritemio, si avvicinò anche all’occultismo e alle pratiche alchemiche. Fra il 1509 e il 1515 si formò all’Università di Ferrara, ma non vi rimase particolarmente fedele, dal momento che essa si opponeva ad eventuali cambiamenti in ambito dell’applicazione medica.
Paracelso era una mente rivoluzionaria e per nulla incline a rispettare i dettami arcaici, tendenza che lo portò per tutta la vita a spostarsi da una città all’altra dell’Europa, alla ricerca di nuovi stimoli, dottrine e persone disposte a seguirlo. In Germania e Ungheria, studiò i metalli lavorando nelle miniere, poi viaggiò in Italia, Spagna, Inghilterra, Svezia (dove servì come medico militare), Polonia e persino in Transilvania. Per un periodo insegnò anche presso la cattedra di medicina dell’Università di Basilea, ma il suo carattere superbo e le teorie mediche innovatrici da lui propugnate fecero sì che venisse allontanato ben presto dall’ambiente.
Ritornò quindi in Svizzera, e si stabilì presso il monastero di San Gallo, dove gli vennero affidate le cure del borgomastro del paese, Christian Studer, per ventisette settimane. In questo periodo, Paracelso entrò in aperta rivalità con il medico luminare più acclamato di San Gallo, Joachim Vadiano, che, a differenza di Paracelso, prediligeva l’approccio teorico alla medicina e rifuggiva il rapporto col paziente. Durante il soggiorno a San Gallo si verificò un evento straordinario che acuì ulteriormente l’inclinazione profetica e mistica di Paracelso: pochi mesi dopo la comparsa della cometa di Halley, il 28 ottobre 1531 comparve un gigantesco arcobaleno agli occhi dell’alchimista ed esso fu considerato un messaggio salvifico, che contrastava con il futuro oscuro profetizzato dall’apparizione della cometa.
Paracelso morì a Salisburgo nel 1541, probabilmente per un colpo apoplettico o per avvelenamento da mercurio, causato dalla lunga esposizione all’elemento per motivi medici.
La dottrina di Paracelso
«Omnia venenum sunt: nec sine veneno quicquam existit. Dosis sola facit, ut venenum non fit.» (“Tutto è veleno: nulla esiste di non velenoso. Solo la dose fa in modo che il veleno non faccia effetto”)
Paracelso rinnegava gli insegnamenti provenienti dai celebri medici e scienziati del passato, come Ippocrate, Galeno o Avicenna. Egli portava avanti strenuamente l’idea che un buon medico si riconoscesse tramite la sua abilità nell’esperienza concreta, sul campo, ed era inoltre convinto che dalla natura si potessero ricavare tutti i rimedi per guarire da qualsiasi malattia.
Proprio secondo tale principio, Paracelso teorizzò una nuova tipologia di alchimia, non più basata sulla trasmutazione dei metalli, bensì dei vegetali, chiamata “spagiria” o alchimia spagirica. La spagiria sarebbe in grado di risvegliare delle forze guaritrici attribuite a spiriti incorporei della natura, denominati arcana: la prima materia, il lapis philosophorum, il mercurium vitae e la tintura.
Secondo Paracelso, le malattie sarebbero causate dalle azioni degli arcana, i quali andrebbero ad alterare i tre principi spagirici dell’organismo umano, operanti nei quattro elementi di Aristotele: terra, acqua, fuoco e aria. I tre principi, tuttavia, non si ritrovano soltanto all’interno degli esseri umani, ma essi compenetrano ogni organismo terrestre, sia esso organico o inorganico.
Essi sono il sale, lo zolfo e il mercurio, che in uno stato di salute si trovano uniti e indistinguibili l’uno dall’altro, ma tendono a separarsi con l’insorgere di un malessere. In opposizione alle idee a lui contemporanee (le quali affermavano che le malattie dovessero essere risolte secondo il principio dei contrari), Paracelso sosteneva la teoria dei simili, per cui si dovesse curare una malattia utilizzando una sostanza simile o identica a quella che aveva provocato la patologia.
Paracelso riteneva, inoltre, che fosse indispensabile per un medico interpretare gli astri al fine di eseguire una giusta diagnosi. È l’influsso astrale a collegare macrocosmo e microcosmo, i pianeti e l’uomo attraverso rapporti di simpatie e antipatie. Il medico può intervenire in questi rapporti ed eventualmente alterarli tramite la magia naturale, perché ogni elemento (e quindi anche l’uomo) possiede un corpo astrale che lo collega a tutto il resto dell’universo:
• Saturno: associato alle miniere e all’oscurità, milza;
• Giove: sede della spiritualità e della giustizia, fegato;
• Marte: potenza ed energia, genitali e bile;
• Il Sole: perno del sistema planetario, cuore;
• Venere: sede della socialità e dell’armonia, reni;
• Mercurio: archetipo delle comunicazioni e delle relazioni con l’esterno, polmoni;
• La Luna: legata all’umido, all’immaginazione, alla memoria, cervello.
Queste corrispondenze si rifletterebbero anche sui piani minerale, vegetale e animale, cosicché sarebbe possibile usare le loro proprietà tramite somiglianze simpatetiche con la patologia da trattare (dottrina delle segnature). L’aspetto esteriore è inscindibilmente legato, quindi, a funzioni e avvenimenti interiori. Grazie alle dottrine anatomiche di Paracelso, basate sull’interpretazione dell’esteriorità e dei segni sui corpi, sono state gettate le basi della semeiotica.
Interessante da sottolineare il pensiero di Paracelso della donna, da lui considerata matrix nella sua interezza e non solamente considerando gli organi riproduttivi. La donna avrebbe un’anatomia e uno spirito del tutto diversi da quelli dell’uomo e in essa sarebbe racchiuso un piccolo mondo a parte legato strettamente alla natura, contenente i misteri della creazione della vita. La fase della gravidanza era ritenuta da Paracelso fondamentale non solo allo sviluppo corporeo del neonato, ma anche morale e spirituale, attraverso l’apporto della capacità immaginativa della donna incinta.
Immagine di copertina: Wikipedia