In grammatica, un paradigma (etimologicamente “modello”) è uno schema che fornisce informazioni sulla flessione nominale e sulla flessione verbale degli elementi variabili del discorso. In particolare, nella lingua latina, se il paradigma è modello di flessioni nominali, esso occorre alla definizione delle declinazioni; se il paradigma è modello di flessioni verbali, occorre alla definizione delle coniugazioni. I paradigmi latini sono, dunque, nominali e verbali.
La lingua latina conosce diversi paradigmi grammaticali: innanzitutto, i sostantivi seguono – oltre alle flessioni in genere e numero presenti anche in italiano – una forma flessiva particolare, la declinazione, che indica la funzione logica all’interno di un periodo, assunta da un elemento della frase stessa; l’italiano manca di declinazioni e “sostituisce” i casi latini (nominativo, genitivo, dativo, accusativo, vocativo, ablativo) attraverso l’uso di preposizioni che introducono i relativi complementi logici.
Ciò che accade con i sostantivi, similmente, avviene con pronomi, aggettivi e verbi: tutti gli elementi variabili del discorso e cioè tutti quelli che ammetto flessione, hanno paradigmi propri che li rappresentano, classificati in gruppi di declinazioni (sostantivi, pronomi), classi (aggettivi), coniugazioni (verbi).
Paradigmi latini: i paradigmi verbali
I paradigmi verbali in latino sono forme complesse costituite, di norma, da cinque forme flessive (in diatesi attiva): la prima persona singolare del tempo presente del modo indicativo, la seconda persona singolare dello stesso tempo presente del modo indicativo, la prima persona singolare del tempo perfetto del modo indicativo, il modo supino, il modo infinito al tempo presente.
Sull’indicativo e i suoi tempi e sull’infinito, non c’è molto da spiegare a chi conosce bene la grammatica italiana: tali modi e tempi latini hanno pressoché il medesimo significato di quello che hanno i corrispettivi modi e tempi in italiano (due parole forse, sul perfetto che non corrisponde ad un solo tempo verbale italiano ma può assumere valore di passato prossimo, passato remoto, trapassato remoto); per quanto riguarda il supino, bisogna sapere che tale modo verbale indica, in latino, è precisamente un nome verbale che, di conseguenza, segue, nella propria flessione, una declinazione nominale; non consta dei regolari sei casi ma esclusivamente di due, in funzione dei valori logico-sintattici che esprime: esso, declinato all’accusativo, ha valore finale (supino attivo), declinato all’ablativo – precisamente ablativo di limitazione – ha valore limitativo (supino passivo).
Alla regolare forma dei paradigmi latini prima ricordata, fanno eccezione alcuni particolari gruppi verbali fra cui i verbi deponenti (che hanno diatesi passiva ma significato attivo e ammettendo flessioni verbali attive solo per le costruzioni del participio presente, del participio futuro, dell’infinito futuro, del gerundio e del supino attivo, sono costituiti da un paradigma improntato sulle flessioni proprie della diatesi passiva) e i verbi difettivi che mancano, “difettano”, di alcuni elementi paradigmatici (e riportano, dunque, meno delle regolari cinque voci paradigmatiche del verbo latino). Fra i verbi difettivi possono distinguersi, inoltre, i verbi che presentano esclusivamente le voci derivanti dal tema del perfetto e i verbi impersonali.
Paradigmi latini particolari sono anche i paradigmi dei verbi anomali (o irregolari), suddivisi fra verbi che presentano temi diversi fra loro nelle vari voci paradigmatiche e verbi che presentano modifiche nella vocale tematica radicale del tema del presente e verbi che presentano al congiuntivo uscite verbali proprie del modo ottativo. Dei verbi anomali fanno parte anche i verbi semiatematici, verbi che in alcuni voci della flessione non presentano la vocale tematica.
Tra i verbi irregolari, si ricordano:
sum, es, fui, esse
fero, fers, tuli, latum, ferre
fio, fis, factus sum, fieri
eo, is, ivi, itum, ire
edo, edes, edi, esum, esse
volo, vis, volui, velle
nolo, non vis, nolui, nolle
malo, mavis, malui, malle
Paradigmi latini: la costruzione del paradigma verbale
Nella costruzione dei paradigmi latini, è importante tenere in chiaro due concetti verbali fondamentali: le forme aspettuali dell’infectum e del perfectum.
Infectum e perfectum indicano due aspetti particolari del verbo: il primo indica una forma aspettuale non compiuta, il secondo, al contrario, una forma aspettuale compiuta.
Riprendendo, allora, a questo punto, l’insieme delle forme paradigmatiche verbali, si può dire che ogni verbo, non difettivo, possiede tre temi: il tema dell’infectum (ossia il tema del presente), il tema del perfectum (ossia il tema del perfetto), il tema del supino, un tema nominale in quanto concorre alla formazione delle flessioni nominali del verbo latino. Vi è, poi, l’infinito che fornisce informazioni sulla coniugazione a cui quel deteminato verbo appartiene.
Il tema dell’infectum è necessario per la flessione del presente, dell’imperfetto e del futuro; il tema del perfectum è necessario per la flessione del perfetto, del piuccheperfetto e del futuro anteriore; il tema del supino è necessario per la flessione del supino, del participio perfetto e del participio futuro.
Paradigmi latini: il paradigma verbale come ausilio nell’esercizio di traduzione dal latino all’italiano
Conoscere i paradigmi dei verbi latini è di grande ausilio nella traduzione di un testo dal latino all’italiano. L’importanza della conoscenza paradigmatica verbale ristà nella necessità di “risalire”, dato un determinato modo e tempo verbale all’interno del testo da volgere in italiano, alla prima persona singolare del presente indicativo (per conoscere, poi, la traduzione di quel verbo).
Si vogliono offrire altri esempi di paradigmi latini verbali (regolari, anomali, deponenti, semideponenti, difettivi), in ordine alfabetico:
Adolesco, adolescis, adolevi, adultum, adolescere
Aio, ais
Amo, amas ,amavi, amatum, amare
Audeo, audes, ausus sum, audere
Audio,audis, audivi, auditum, audire
Capio, capis, cepi, captum, capere
Capto, captas, captavi, captatum, captare
Confido, confidis, confisus sum, confidere
Cupio, cupis, cupivi, cupitum, cupere
Decet, decuit, decere
Dictito, dictitas, dictitavi, dictitatum, dictitare
Disco, discis, didici, discere
Fallo, fallis, fefelli, falsum, fallere
Fano, fanas, fanare
Fodio, fodis, fodi, fossum, fodere
Fulcio, fulcis, fulsi, fultum, fulcire
Gaudeo, gaudes, gavisus sum, gaudere
Gradior, gradieris, gressus sum, gradi
Hortor, hortaris, hortatus sum, hortari
Iacio, iacis, ieci, iactum, iacere
Inquam, inquis, inquii
Intererro, intererras, intererrare
Largior, largiris, largitus sum, largiri
Lego, legis, legi, lectum, legere
Libet, libitum est, libere
Licet, licuit, licere
Moneo, mones, monui, monitum, monere
Orior, oriris, ortus sum, oriri
Pario, paris, peperi, partum, parere
Pateo, pates, patui, patere
Patior, pateris, passus sum, pati
Pingo, pingis, pinxi, pictum, pingere
Altri paradigmi latini
Posco, poscis, poposci, poscere
Proficiscor, proficisceris, profectus sum, proficisci
Quatio, quatis, quassum, quatere
Quiesco, quiescis, quievi, quietum, quiescere
Reminiscor, reminisceris, reminisci
Sapio, sapis, sapii, sapere
Sequor, sequeris, secutus sum, sequi
Salto, saltas, saltavi, saltatum, saltare
Soleo, soles, solitus sum, solere
Specto, spectas, spectavi, spectatum, spectare
Tango, tangis, tetigi, tactum, tangere
Vereor, vereris, veritus sum, vereri
Per un indice esaustivo dei paradigmi latini (e dei relativi verbi che essi rappresentano insieme all’espressione grafica delle quantità vocaliche) si consiglia la consultazione di un buon vocabolario e la pratica di traduzione dal latino all’italiano (approcciarsi praticamente alla lingua latina resta uno dei migliori modi per conoscerla – e amarla – nel profondo).
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Fonte dell’immagine in evidenza per l’articolo sui Paradigmi latini: https://it.wikipedia.org/wiki/File:Roman_SPQR_banner.svg