La Pasqua nella letteratura è caratterizzata dalla bellezza di tante poesie e molte curiosità che rendono tale festività molto sentita, oltre che dal punto di vista prettamente religioso, anche culturale.
La produzione poetica relativa alla Pasqua è, ricca, sono tanti sia gli autori stranieri, sia quelli italiani, che con romanzi e anche poesie hanno decantato la bellezza, il mistero e la suggestione della festività primaverile. Tra questi l’opera straniera più famosa è sicuramente il Faust di J.W. Goethe all’interno della quale il celebre incontro dello studioso protagonista con Mefistofele avviene proprio il giorno di Pasqua.
L’opera di Goethe è un esempio di quanto la cultura e la letteratura in genere, celebrino la bellezza attraverso parole suggestive e ricche di metafore, allusioni, aforismi, nei quali tutti possono riconoscersi.
La Pasqua nella letteratura sembra quasi voler trasmettere un messaggio che possa ispirare l’anima, dando un messaggio di fede e di cultura. Il compito della letteratura è anche quello di invitare alla riflessione e alla meditazione, in questo caso attraverso parole di somma suggestione legate alla Pasqua.Anche per tali motivi, la Pasqua in Italia ha assunto nel corso degli anni, un significato speciale. Celebrazione, festa ma anche condivisione culturale.
Un’altra opera molto nota che fa riferimento alla Pasqua è di Jane Austen; si tratta di Orgoglio e Pregiudizio, ambientato proprio durante la solennità cristiana. In un importante passaggio dell’opera si legge: «Fu solo il giorno di Pasqua, quasi una settimana dopo l’arrivo dei signori, che ebbero l’onore di una tale attenzione, e comunque, all’uscita dalla chiesa, fu chiesto loro solo di andare in serata. Nella settimana appena trascorsa avevano visto molto poco sia Lady Catherine che la figlia. Il colonnello Fitzwilliam era stato in visita alla canonica più di una volta durante quel periodo».
Quando Austen scrisse Orgoglio e Pregiudizio era uso comune festeggiare la Pasqua andando a fare visita ai parenti lontani. Non a caso anche Mr. Darcy, si reca a Rosings Park proprio per questa occasione. Si tratta sicuramente di un romanzo che si svolge in un momento importante di rinnovamento, proprio come l’identità della festività pasquale insegna.
Per quanto riguarda la Pasqua nella letteratura italiana, sono molteplici le poesie che parlano della festività pasquale o di temi ad essa legati. Tra queste, sicuramente tutti conosceranno un componimento di Guido Gozzano, intitolato per l’appunto Pasqua. Ciò che più colpisce dell’opera è il modo col quale il celebre autore si approccia alla festività: da laico ma con uno sguardo assolutamente oggettivo. Si tratta di una poesia adatta a tutti, che racconta come il richiamo della festa riempia la terra e renda sereno un cielo minaccioso.
Alessandro Manzoni, in un componimento appartenente agli Inni Sacri che si intitola appunto, Resurrezione, parla dell’importantissimo tema con delicatezza e forte suggestione. La raccolta degli Inni Sacri sarebbe dovuta essere composta, da dodici testi (Il Natale, L’Epifania, La Passione, La Risurrezione, L’Ascensione, La Pentecoste, Il Corpo del Signore, La Cattedra di San Pietro, L’Assunzione, Il Nome di Maria, Ognissanti, I Morti) riguardanti le principali festività liturgiche del cattolicesimo.
Manzoni si cimenta con quello che rappresenta secondo i cristiani un vero e proprio mistero e lo fa con entusiasmo e con l’abilità poetica che lo ha sempre contraddistinto. All’interno dell’opera, Manzoni asserisce con stupore: «È risorto…, È risorto», e ancora, «È risorto», ripete per tre volte, lo giura e ne porta le prove».
Ricordiamo che non si tratta di una poesia religiosa, ma di ispirazione di matrice spirituale, come sottolineano filologi e letterati. Indipendentemente dall’autore, ogni racconto o poesia, rappresenta un modo per celebrare una ricorrenza di notevole spessore culturale, oltre che religioso.
Grazie a parole saggiamente scelte e a concetti disposti ed esposti con semplicità, ognuno può comprendere il vero significato di una festività che coinvolge tutti, credenti e non.
Ecco dunque che la potenza evocativa della ricorrenza pasquale non è sfuggita alle sensibilità letterarie di poeti ed autori che ne hanno dato sfoggio creando dei veri e propri capolavori.
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La celebrazione della Pasqua, così com’è conosciuta oggi, non trova fondamento nella Bibbia. La sua storia dimostra cos’è effettivamente: una tradizione che trae le sue origini da antichi riti della fertilità. Ecco alcuni elementi che lo confermano.
– Nome: L’Encyclopædia Britannica dice: “Il sostantivo inglese Easter [Pasqua in italiano] ha un’origine incerta; Beda il Venerabile, un ecclesiastico anglosassone dell’VIII secolo, lo fece risalire a Eostre, divinità anglosassone della primavera”. Altre opere di consultazione lo mettono in relazione con Astarte, la dea fenicia della fertilità, che trova la sua controparte babilonese in Ishtar.
– Lepri, conigli: Sono entrambi simboli di fertilità “tramandati dal simbolismo e dai rituali di festività pagane europee e mediorientali celebrate nel periodo primaverile” (Encyclopædia Britannica).
– Uova: Secondo un’opera di consultazione la caccia alle uova di Pasqua, che si dice siano portate dal coniglio pasquale, “non è un semplice gioco infantile, ma la traccia di un rito della fertilità” (Funk & Wagnalls Standard Dictionary of Folklore, Mythology and Legend). In alcune culture si credeva che le uova pasquali decorate “potessero donare magicamente felicità, prosperità, salute e protezione” (Traditional Festivals).
– Vestiti nuovi: “Era considerato scortese e quindi di cattivo auspicio salutare la dea scandinava della Primavera, o Eastre, senza indossare un vestito nuovo” (The Giant Book of Superstitions).
– Funzioni celebrate all’alba: Sono state collegate a riti di antichi adoratori del sole “compiuti all’equinozio di primavera per dare il benvenuto al sole e al suo grande potere di dare nuova vita a tutto ciò che cresce” (Celebrations—The Complete Book of American Holidays).
Un’altra opera ben descrive le origini della Pasqua: “Non c’è dubbio che la Chiesa antica adottò le vecchie usanze pagane e attribuì loro un significato cristiano” (The American Book of Days).
La Bibbia avverte di non adorare Dio con tradizioni e usanze che gli dispiacciono (Marco 7:6-8). In 2 Corinti 6:17 si legge: “uscite di mezzo a loro e riparatevi, dice il Signore, non toccate nulla d’impuro”. Dato che la Pasqua è una festa pagana chi vuole piacere a Dio si asterrà dal celebrarla.