La ragione dietro il soprannome dei Poetae Novi: un’analisi del termine ‘Neoteroi’
Nel primo ventennio del I secolo a.C. ci troviamo nell’età sillana, periodo conflittuale e violento in cui vigeva la dittatura di Silla. Dopo questo terribile periodo di mezzo, in quella che è l’epoca post sillana, nella società romana iniziano importanti evoluzioni e cambiamenti sociali e politici, ma anche di costumi, che ovviamente si riflettono anche in quella che era la poesia e la letteratura dell’epoca.
Tra le tante cose in quegli anni inizia a cambiare anche l’idea che si aveva sul ruolo della donna, la quale fino a quel momento non era ritenuta all’altezza di essere soggetto poetico. Inoltre, cambia anche il rapporto tra uomo e donna poiché inizialmente le relazioni extra coniugali non erano consentite tra uomini e “donne perbene” ma agli uomini erano permesse solo le cortigiane. Dopodiché la donna acquista maggiore libertà anche nell’abito amoroso e relazionale, poiché cadono i vecchi valori morali e inizia così una poesia lirica amorosa, in cui il soggetto è proprio la donna. Questa nuova poesia amorosa esalta i sentimenti del singolo, dove l’amore è sentito come una violenza alla quale il poeta non può ribellarsi e in un certo senso subisce.
Così, intorno al II secolo a.C. emerse nell’antica Roma una nuova corrente poetica chiamata “Poetae Novi”, letteralmente “nuovi poeti”. Questo nome fu usato per la prima volta da Cicerone, oratore e filosofo romano, per polemizzare quei poeti suoi coetanei che si atteggiavano a innovatori della poesia latina, imitando però gli alessandrini, in quanto usavano nei loro versi l’esametro spondaico come questi ultimi. Questi poeti si caratterizzavano per l’uso innovativo delle forme poetiche e del linguaggio, venivano chiamati “Neoterici” o “Neoteri” (dal greco neoteros, che significa più giovane o più nuovo) per sottolineare la loro innovazione rispetto alla tradizione poetica precedente, infatti introdussero temi più personali e intimi, cosa che fino a quel momento non veniva fatta. Tra i maggiori esponenti dei Poetae Novi ci sono Catullo, Tibullo e Properzio, dai quali ci sono pervenute diverse opere. Inoltre, la loro influenza si estese anche oltre il loro tempo, influenzando poeti successivi come Ovidio e Marziale. Con il passare del tempo però, la corrente neoterica si bipartì in due scuole: una di tendenze epicuree e più leggera (di cui il principale esponente è Catullo), e un’altra molto più erudita.
In linea di massima, questi neoterici erano un gruppo di poeti aristocratici, colti, giovani e amici tra di loro, i quali volevano allontanarsi da quella che era la corrente culturale dominante. Iniziano a trattare temi quali l’amicizia, le donne, i banchetti e soprattutto l’amore ma con un intento non serio, quasi giocoso; tant’è che Catullo considerava questi componimenti come dei ‘nugae’ ovvero poesiole o anche scherzi. L’obiettivo di questi poeti era quello di invitare il proprio pubblico a pensare a se stessi nella vita, senza deviazioni di percorso, come la politica o il denaro. Cicerone li riteneva poeti criptici ed era a loro ostile, condannando il pensiero poetico neoterico.
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