Ad ogni festa di paese che si rispetti, soprattutto al Sud, non possono mancare degli elementi fondamentali come musica, balli, divertimento e tanta gente che popola le piazze. In genere, in ogni regione ci sono diverse tradizioni, talvolta antichissime, che prendono vita durante le feste popolane che si tengono soprattutto in estate e a cui le persone sono affezionatissime. Tra le usanze più amate ci sono le danze popolari, molto variegate tra loro ma sicuramente accomunate dalla stessa vivacità e dinamica che le rendono uniche. Tra queste, spesso denominate sotto il nome di ‘Tarantelle’, ce n’è una in particolare, molto famosa anche a livello mondiale: la pizzica salentina.
Come si evince dal suo nome, la pizzica salentina viene dal Salento, quasi estremo Sud Italia, in cui viene ballata in ogni occasione più importante, dalle sagre ai matrimoni ma anche più semplicemente durante una qualsiasi festa o tra amici. Infatti, la particolarità della pizzica salentina è che è capace di travolgere completamente le persone che si lasciano trasportare dal ritmo dei tamburelli e dagli altri strumenti tipici di questa musica etnica come il violino, la fisarmonica e il mandolino, che messi insieme creano un turbinio di gioia e felicità.
A quanto pare, le origini della pizzica salentina risalgono a tempi antichissimi c’è, infatti, chi dice che risalgano addirittura ai tempi dell’antica Grecia, con l’intento di venerare il dio Dioniso. Più tardi invece, i popolani hanno cominciato a far uso della pizzica salentina durante i riti etnocoreutici del tarantismo (da cui il nome tarantella), perché secondo la tradizione, questo ballo serviva specificamente alla guarigione. Ma non parliamo di semplice guarigione da febbre o raffreddore, bensì dal morso della tarantola che, secondo la tradizione, attraverso il suo pizzico portava la vittima ad accusare uno stato di agitazione talmente forte da sembrare in stato di shock o poteva provocare strani movimenti del corpo simili a spasmi. Il tarantismo, che porta allo sviluppo della pizzica salentina, era quindi un’usanza molto sviluppata in Puglia fino agli anni ’50 e la pizzica fungeva da vero e proprio strumento di esorcismo musicale attraverso cui far guarire la persona dal morso potente della tarantola.
Le donne, lavorando anticamente nei campi, erano le principali vittime del ragno che, si diceva, si impossessava della donna. L’unico modo per far sì che la donna si liberasse dello spirito del ragno era proprio circondarsi di un particolare gruppo musicale rigorosamente composto da tamburello, violino e chitarra. Questi strumenti venivano suonati in modo tale da ‘pizzicare’ e quindi risvegliare la tarantola presente nel corpo della donna. Il risveglio della tarantola si manifestava attraverso movimenti agitati e convulsi della donna che poteva addirittura arrivare ad arrotolarsi sul pavimento finché la tarantola non moriva definitivamente.
Durante questi riti, è interessante sottolineare che tutti coloro che volessero assistere al momento della guarigione della ‘tarantolata’ potevano farlo senza problemi in quanto si trattava di un ‘rito collettivo’ e che prevedeva la presenza di più persone che accompagnavano la cerimonia.
Ad oggi, la pizzica salentina è riconosciuta a livello mondiale e anche in altre regioni, come ad esempio in Campania o in Calabria, è facile ritrovare concerti di pizzica durante le feste in piazza.
Proprio per la sua fama crescente, molte scuole di danza in tutta Italia hanno iniziato ad inserire corsi di pizzica salentina, per offrire a tutti l’opportunità di imparare questo particolare ballo popolare ricco di salti e movimenti molto ritmici. Infatti, data la vivacità che caratterizza questa danza, sono numerosi anche i benefici che apporta ballarla, tra cui:
1- Miglioramento dello stress;
2- Migliore coordinazione corporea;
3- Dimagrimento e tonificazione.
La pizzica salentina non è soltanto una danza popolare ma molto di più: è vita, gioia, tradizione ed etnicità ma è anche la prova che i costumi e gli usi di un popolo non si dimenticano facilmente ed è giusto che vengano onorati ancora oggi.
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