Il movimento del Futurismo nasce nel 1909 grazie a Filippo Tommaso Marinetti, il quale in quell’anno pubblicò sul “Figaro” il “Manifesto del Futurismo“. Il Futurismo è stato un movimento culturale, artistico e musicale, oltre che letterario. Oggi, però, vedremo quali sono le poesie del Futurismo che maggiormente abbracciano le novità di questa avanguardia. Poesie futuriste, la top 5
L’ideologia, e quindi anche i quadri e le poesie del Futurismo, si basa sulla celebrazione dei risultati prodotti dalla scienza e dalle innovazioni tecnologiche, le quali proiettano l’uomo verso il futuro.
Poesie futuriste
Filippo Tommaso Marinetti, “All’automobile da corsa”
“Veemente dio d’una razza d’acciaio, Automobile ebbrrra di spazio!, che scalpiti e frrremi d’angoscia rodendo il morso con striduli denti. Formidabile mostro giapponese, dagli occhi di fucina, nutrito di fiamma . e d’olì minerali, avido d’orizzonti e di prede siderali. Io scateno il tuo cuore che tonfa diabolicamente, scateno i tuoi giganteschi pneumatici, per la danza che tu sai danzare via per le bianche strade di tutto il mondo!”
Questa è una delle poesie del Futurismo più significative in quanto vengono esplicitati i temi che caratterizzano questo movimento culturale. L’automobile era il simbolo di una società che si stava costruendo sul concetto di tecnologia e velocità (uno dei punti essenziali del Manifesto), ecco perché viene presentata in modo molto positivo.
Vladimir Majakovskij, “Il poeta è un operaio”
“Gridano al poeta: “Davanti a un tornio ti vorremmo vedere! Cosa sono i versi? Parole inutili! Certo che per lavorare fai il sordo”. A noi, forse, il lavoro più d’ogni altra occupazione sta a cuore. Sono anch’io una fabbrica. E se mi mancano le ciminiere, forse, senza di esse, ci vuole ancor più coraggio. Lo so: voi non amate le frasi oziose. Quando tagliate del legno, è per farne dei ciocchi. E noi, non siamo forse degli ebanisti? Il legno delle teste dure noi intagliamo. Certo, la pesca è cosa rispettabile. Tirare le reti, e nelle reti storioni, forse! Ma il lavoro del poeta non è da meno: è pesca d’uomini, non di pesci. Fatica enorme è bruciare agli altiforni, temprare i metalli sibilanti. Ma chi oserà chiamarci pigri? Noi limiamo i cervelli con la nostra lingua affilata. Chi è superiore: il poeta o il tecnico che porta gli uomini a vantaggi pratici? Sono uguali. I cuori sono anche motori. L’anima è un’abile forza motrice. Siamo uguali. Compagni d’una massa operaia. Proletari di corpo e di spirito. Soltanto uniti abbelliremo l’universo, l’avvieremo a tempo di marcia. Contro la marea di parole innalziamo una diga. All’opera! Al lavoro nuovo e vivo! E gli oziosi oratori, al mulino! Ai mugnai! Che l’acqua dei loro discorsi faccia girare le macine.”
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Un’altra delle poesie del Futurismo è quella del poeta della rivoluzione russa. Secondo Majakovskij il poeta non è un lavoro tanto diverso da quello dell’operaio: l’operaio rappresenta il pilastro della società, è colui che lavora tutto il giorno in fabbrica. Il compito del poeta è quello di infiammare i loro animi.
Wilhelm Apollinaire de Kostrowitsky, “Prima del cinema”
“E poi questo pomeriggio andremo al cinema. Gli artisti di adesso non sono più quelli che coltivano le Belle Arti. Non sono quelli che si occupano di Art Arte poetica o musicale. Gli artisti sono gli attori e le attrici. Se fossimo artisti non diremmo cinema, diremmo cinema. Ma se fossimo vecchi insegnanti di provincia non diremmo cinema o cinema, ma cinematografo. Inoltre, mio Dio, devi avere buon gusto.”
Tra le poesie del Futurismo c’è anche quella di Wilhelm Apollinaire. L’autore mette in risalto la questione della figura dell’intellettuale. L’intellettuale, infatti, non è più colui che coltiva l’arte o la poesia per esprimere i propri sentimenti: questa figura adesso si vuole dedicare ad attività più pratiche, cercando di andare al passo con lo sviluppo della società.
Iventh Guadalupe Acosta, “In ritardo a questo mondo”
“Sono arrivato in ritardo a questo mondo. Sono arrivato a questa vita troppo tardi. Mi sarebbe piaciuto nascere e vieni a questa vita molti anni prima. Bene a vivere un secolo fa sarebbe stato eccitante. Non c’era deforestazione o inquinamento. C’era acqua pura e abbondante. L’aria era pulita e fresca. Gli uccellini cantavano incessantemente. Mi sarebbe piaciuto tanto vederli cantare. Perché non sono nato prima. È la mia grande curiosità. Mi sarebbe piaciuto così tanto vedere il pianeta brillare e non come se tutto fosse in tempesta adesso”
Tra le poesie del Futurismo c’è questa che ci mostra l’altra faccia del progresso, ossia quella che ha portato all’inquinamento dell’ambiente a causa dell’avanzamento tecnologico ed industriale troppo rapido.
Poesie del Futurismo: Fatima Castillo, “Cosa ci sta succedendo?”
“Viviamo in un mondo indifferente, stiamo facendo qualcosa di sbagliato, distruggiamo l’armonia naturale, il mondo sta andando alla fine. Se non facciamo qualcosa per migliorare sarà la fine della nostra esistenza, ci sarà morte e distruzione eterna, le persone non se ne rendono conto”
Tra le tante poesie futuriste che mettono in luce gli aspetti negativi del progresso, c’è quella di Fatima Castillo, la quale invita il lettore, metafora degli uomini in generale, a prendere coscienza del fatto che la società sta avanzando troppo velocemente senza pensare ai danni che sta causando.
Immagine in evidenza per l’articolo sulle poesie futuriste: Wikipedia