Poesie di Maria Luisa Spaziani, le 6 più belle

poesie di Spaziani

Maria Luisa Spaziani (1922-2014) è stata una poetessa, traduttrice e aforista italiana. Laureata in Lingue con una tesi su Marcel Proust, innamorata della cultura francese e amica di Eugenio Montale, dal 2003 è Cavaliere di gran croce dell’Ordine al merito della Repubblica italiana. Tradusse opere di autori del calibro di Gustave Flaubert e Jean Racine. Ecco le 6 poesie più belle di Maria Luisa Spaziani!

 

Poesie di Maria Luisa Spaziani: Voce

Voce, una delle poesie più belle di Maria Luisa Spaziani, è un’inusuale descrizione di Dio come voce che fa vivere tutte le cose, specialmente a Natale, quando tutta la natura e tutti gli uomini sono intenti ad ascoltare questo suono soave che inebria ogni parte dell’universo.

 

Natale è un flauto d’alba, un fervore di radici
che in nome tuo sprigionano acuti ultrasuono.
Anche le stelle ascoltano, gli azzurrognoli soli
in eterno ubriachi di pura solitudine.
Perché questo Tu sei, piccolo Dio che nasci
e muori e poi rinasci sul cielo delle foglie:
una voce che smuove e turba anche il cristallo,
il mare, il sasso, il nulla inconsapevole.

 

L’indifferenza

L’indifferenza  parla di quanto sia poco produttiva e remunerativa l’indifferenza. Essa, infatti, è come un inferno senza fiamme o come il colore grigio. Un mondo tutto grigio significherebbe l’assenza totale di altri colori e quindi sarebbe un mondo molto più triste. Per dare un’impronta personale ed originale al mondo bisogna agire sempre, mai essere indifferenti.

 

L’indifferenza è inferno senza fiamme,
ricordalo scegliendo fra mille tinte
il tuo fatale grigio.

Se il mondo è senza senso
tua solo è la colpa:
aspetta la tua impronta
questa palla di cera.

 

Poesie di Maria Luisa Spaziani: Sono venuta a Parigi per dimenticarti

Sono venuta a Parigi per dimenticarti parla di quanto sia difficile dimenticare una persona amata, soprattutto di notte. La poetessa è infatti andata a Parigi per dimenticare la persona amata, ma la ricorda in ogni dettaglio della città: nelle chimere delle gronde di Notre-Dame, nel giorno, nella notte e nei sogni. La poetessa propone un patto: vuole dimenticare questa persona almeno di giorno, così da avere il tempo e la spensieratezza per leggere, divertirsi, esplorare nuovi luoghi e infine per dimenticare.

 

Sono venuta a Parigi per dimenticarti
ma tu ostinato me ne intridi ogni spazio.
Sei la chimera orrida delle gronde di Notre-Dame,
sei l’angelo che invincibile sorride.

Veniamo a patti (il contadino e il diavolo):
lasciami il giorno per guardare, leggere,
sprecare il tempo, divertirmi, escluderti.
Notti e sogni, d’accordo, sono tuoi.

 

La corolla del papavero

La corolla del papavero, una delle poesie più belle di Maria Luisa Spaziani, parla di quanto le persone cambiano quando sono innamorate, come se fossero cullate dalla corolla di un papavero. Però da questo dondolio e da questo sogno nessuno vorrebbe svegliarsi mai.

 

Mi culla la corolla del papavero,
il mio sonno è lunghissimo. La strada
si agita laggiù da quattro ore.
Solo un tuo squillo potrebbe svegliarmi.

Non mi somiglia quest’inerzia, sono
da quando amo, tutt’altra persona.
Mi culli a lungo, mi culli il papavero,
se sarà lungo il mio sogno di te.

 

Non sa, la barca, risalire il fiume

Non sa, la barca, risalire il fiume, una delle poesie più belle di Maria Luisa Spaziani, parla dell’importanza delle parole per le persone adulte o anziane, ormai incapaci di trovare in solitudine la felicità e bisognose d’affetto più di chiunque altro.

 

Non sa, la barca, risalire il fiume.
Nessun vento contrasta la rapida.
Felicità, gonfiavi le mie vele.
Ora smorte ricadono in lamenti.

Ma sarebbero ancora le parole
l’essenziale energia. Quel silenzio
che sempre è il limo fertile del verso,
ora è puro veleno.

 

A sipario abbassato

A sipario abbassato, una delle poesie più belle di Maria Luisa Spaziani, parla della meraviglia della vita, che spesso si nasconde nelle cose più piccole, profonde o nascoste…”dietro il sipario”.

 

Quando ti amavo sognavo i tuoi sogni.
ti guardavo le palpebre dormire,
le ciglia in lieve tremito.
Talvolta
è a sipario abbassato che si snoda
con inauditi attori e luminarie
la meraviglia.

 

Fonte immagine: Pixabay

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