Dalla fine del 2010 e per tutto il corso del 2011, nell’Africa del nord, si tennero una serie di rivolte a favore della democrazia. Questa corrente di proteste che coinvolse Tunisia, Marocco, Siria, Libia, Egitto e Bahrain prese il nome di Primavera araba. Il nome, infatti, è un doppio riferimento al periodo in cui sono cominciate e una metafora della rinascita che ci si augurava seguisse quegli eventi.
Rinascita perché la Primavera araba aveva, principalmente, l’obiettivo di rovesciare alcuni dei regimi dittatoriali che vigevano in paesi come Tunisia, Egitto e Libia e ottenere democrazia e libertà culturale. Tuttavia, per molti paesi avvolti dalle rivolte della Primavera Araba, il periodo successivo è stato caratterizzato da una maggiore instabilità e oppressione.
Dato il grande numero di eventi e sommosse, è facile dimenticare che, in realtà, la serie di movimenti politici e sociali su larga scala iniziò probabilmente con un unico atto di sfida.
Rivoluzione dei gelsomini: l’inizio della Primavera araba in Tunisia
La mattina del 17 dicembre 2010 il fruttivendolo tunisino ventiseienne – Mohammed Bouazizi – si diede fuoco nella piazza centrale di un piccolo paese dell’entroterra della Tunisia. Da mesi Bouazizi era ostaggio della polizia corrotta che continuava a sequestrare la sua merce, senza dargli la possibilità di ottenere i permessi per sostare all’interno del mercato. L’atto di Bouazizi diede il via alla Rivoluzione dei Gelsomini in Tunisia. Centinaia di migliaia di persone si riversarono nelle piazze del Paese, in particolare nella capitale Tunisi, spinsero il presidente autoritario Zine El Abidine Ben Ali ad abdicare e a fuggire in Arabia Saudita. Il Governo di Ben Ali nel paese era durato più di 20 anni.
Nell’ottobre di quell’anno, si tennero le prime elezioni parlamentari democratiche. Questo cambio di rotta democratico ispirò i paesi vicini che iniziarono a protestare contro i propri governi autoritari. Attivisti in altri paesi della regione sono stati ispirati dal cambio di regime in Tunisia – le prime elezioni parlamentari democratiche del paese si sono svolte nell’ottobre 2011 – e hanno iniziato a protestare contro governi autoritari simili nelle loro stesse nazioni.
I partecipanti a questi movimenti chiedevano maggiori libertà sociali e culturali e più inclusione del popolo all’interno della politica. Di questo filone fanno parte le rivolte di piazza Tahrir al Cairo, in Egitto e proteste simili in Bahrain. Come già anticipato, però, in alcuni Paesi, queste proteste anziché portare al rovesciamento del regime si sono trasformate in guerre civili di grande portata. Paesi come la Libia, Siria e Yemen subirono lunghi periodi di violente repressioni.
La finta democrazia in Egitto
Un terzo scenario, non anticipato, si è verificato in alcuni paesi come l’Egitto. Gli iniziali effetti della Primavera araba si ottennero con la cacciata del presidente Hosni Mubarak. Tuttavia, dopo le elezioni, parve instaurarsi un nuovo regime che cadde nel giro di un solo anno (nel 2013), in seguito a un colpo di stato guidato dal ministro della Difesa Abdel Fattah el-Sisi. Ad oggi, nonostante i primi successi ottenuti in seguito alle manifestazioni della Primavera araba, l’Egitto resta un Paese con un regime assolutamente poco democratico.
La Primavera araba in Libia
Un contesto, tuttavia, decisamente più stabile di quello che si è instaurato in Libia in quegli anni. In seguito alla cacciata – nell’ottobre 2011 – e all’uccisione in pubblica piazza da parte dei ribelli del Colonnello Muammar Gheddafi, nel Paese è scoppiata un’intensa guerra civile tra i rivoluzionari e i fedeli al Colonnello che non ha ancora trovato risoluzione. Il Paese, infatti, convive da dieci anni con due governi opposti che agiscono su due differenti territori. Questi anni di sconvolgimento politico hanno gravato fortemente sulla popolazione libica che è stata privata di cibo, risorse e servizi sanitari e costretta a subire violenza per le strade. Questo scenario drammatico racconta e anticipa anche l’esodo di rifugiati che è ancora in corso verso l’Europa.
Conflitti irrisolti e Primavera araba fallita: le vicende della Siria
Anche la Siria ha conosciuto la guerra civile in seguito alle proteste relative alla Primavera araba. Primavera fallita perché il dittatore Bashar al Assad continua ancora ad essere al potere. Per diversi anni, i civili sono stati costretti a cercare asilo in Europa, principalmente tra Turchia e Grecia. In questo scenario già drammatico di per sé nasce il gruppo militante ISIS che, per diversi anni, ha terrorizzato con attentati terroristici molte città europee. Il Califfato ha la sua attuale sede nel nord dello stato.
Yemen e Bahrain
Una situazione simile a quella dello Yemen, in Siria, nel quale la guerra civile è ancora in corso, senza concreti scenari di risoluzione. In Bahrain, infine, le proteste pacifiche a favore della democrazia nella capitale Manama sono state represse violentemente dal governo del re Hamad bin Isa Al Khalifa. Ufficialmente, il paese ha una forma di governo monarchico costituzionale, ma le libertà personali rimangono limitate.
Fonte immagine: opiniojuris.it