Progettazione urbana: nascita e obiettivi dell’urbanistica

Progettazione urbana

Il concetto di città, intesa come insediamento umano stabilmente collocato in un luogo specifico e determinato da una struttura politica e amministrativa, ha origini antichissime e dibattute, e va di pari passo con l’evoluzione della civiltà, quest’ultima parola con cui condivide la medesima radice dal latino. Si ritiene che le primissime città abbiano avuto origine in Mesopotamia e, in generale, lungo le sponde dei fiumi, importanti snodi di comunicazione. In tempi recenti, però, l’industrializzazione ha comportato un aumento demografico senza precedenti storici, tale da stravolgere l’aspetto della città e, conseguentemente, le funzioni da essa svolte: da qui la necessità di una disciplina che si occupasse dello studio del territorio e della progettazione urbana, l’urbanistica. 

Urbanistica: etimologia e origini

L’urbanistica deve il proprio nome alla parola latina urbs, che indicava la città romana per antonomasia, il cui significato può però estendersi al concetto di città in generale.  Lo scopo di questa disciplina è la pianificazione organica del territorio antropizzato da un punto di vista gestionale, infrastrutturale, di edificazione e di abbellimento.

Le prime attestazioni europee di una sorta di urbanistica rudimentale, ma pur sempre efficace, risalgono all’età classica: basti pensare alla planimetria della polis, costituita da una pianta ortogonale (spesso comunque soggetta a modificazioni) dalla cui agorà, messa al centro e fulcro di tutti i servizi principali, si diramavano le altre strade e gli edifici in modo regolare e secondo un prestabilito ordinamento sociale, oppure al castrum romano, centrato da cardo e decumano, nella cui intersezione era posto il foro.

Ciononostante, si può parlare veramente di urbanistica solo a partire dal XIX secolo, quando la crescita demografica e la diffusione di malattie resero necessario riprogettare le città: pertanto, varie metropoli europee videro abbattuti i loro antichi quartieri medievali per dare spazio a imponenti palazzi, spesso in stile Liberty se costruiti nel Novecento, e ampi viali alberati

Parigi: esempio storico di progettazione urbana 

L’esempio più eclatante tra le suddette città è senz’altro Parigi, che, fino al 1852, conservava ancora la sua struttura medievale costituita da un labirinto di stradine e case ammassate in scarse condizioni igieniche.

La trasformazione di Parigi, che durò fino al 1870 e fu voluta e attuata dall’imperatore Napoleone III e dal prefetto Haussmann, toccò tutti gli aspetti dell’urbanistica, sia nel centro città che al di fuori della cinta muraria: la città fu modernizzata e letteralmente “sventrata” per dare spazio a grandi viali (i celeberrimi boulevards), piazze, monumenti colossali posti nel punto di incrocio di molte strade, parchi e una nuova rete fognaria e idrica. La capitale francese, come oggi la si immagina globalmente, corrisponde alla Parigi haussmanniana, ed è forse la città della progettazione urbana per antonomasia. 

Urbanistica oggi ed obiettivi 

Naturalmente, la riqualificazione delle città e dei quartieri ha come fine massimo e teorico quello di migliorare le condizioni di vita dei cittadini, gestendo la trasformazione, dovuta all’industrializzazione, dell’assetto urbano nel rispetto del bene comune. Quelle che oggi chiamiamo “periferie” hanno origine da un fenomeno, detto urban sprawl o dispersione urbana, che consiste nell‘espansione rapida e disordinata delle città nelle campagne, non accompagnata da una pianificazione territoriale adeguata.

A seguito dello shock petrolifero del 1973 e una graduale chiusura e rilocalizzazione delle fabbriche dal nord al sud del mondo, dove i costi di produzione sono più bassi e le norme ambientali meno stringenti, si sono create vere e proprie “cattedrali nel deserto“: giganti di ferro dormienti che, malgrado la loro inattività, continuano a deturpare il paesaggio e inquinare l’ambiente. Una grande sfida dell’urbanistica è perciò quella di riqualificare quegli interi quartieri che, un tempo, erano zone adibite ad attività industriali e oggi sono scenari di abbandono istituzionale. 

Barcellona: esempio moderno di progettazione urbana 

In tempi moderni, Barcellona rivendica un esempio molto virtuoso (e anche molto costoso, a dire il vero) di trasformazione urbana a 360 gradi. La metropoli catalana si è totalmente reinventata per accogliere le Olimpiadi del 1992, un pretesto per riappropriarsi del suo legame antico e simbiotico con il mare.

Le politiche urbane sono intervenute, infatti, su un’area di 100 ettari lungo la costa, attraverso lo spostamento della linea ferroviaria e l’abbattimento di vecchie fabbriche ormai abbandonate, adibendola a un Villaggio Olimpico per gli atleti, a un nuovo porto turistico per ospitare le gare di vela, e all’istituzione del Parc de la Diagonal Mar, ampio spazio verde fornito di un grande centro commerciale, tutto questo restituendo anche l’accesso alle spiagge. La progettazione urbana ha interessato perfino il centro storico, con l’estensione della Rambla sul mare, attraverso una  passerella mobile che ruota per aprirsi, consentendo il passaggio delle barche che entrano ed escono dal porto turistico. 

In un momento storico in cui il cambiamento climatico mostra sempre di più le sue ripercussioni sulla quotidianità, e in cui i divari socio-economici, soprattutto all’interno dei contesti urbani, si rendono via via più evidenti, le città hanno bisogno, ora più che mai, di reinventarsi e di abbracciare una sostenibilità che non sia solamente ecologica ma anche sociale. Occorre affidarci a una disciplina come l’urbanistica, che si avvale di numerose scienze, per migliorare la qualità della vita delle nostre città e renderle degli spazi inclusivi. 

Fonte immagine: Wikimedia Commons (Jordiferrer)

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