Pulcinella, storia e origini della maschera napoletana

Maschera di Pulcinella

Pulcinella, storia e origini della maschera

La tradizione partenopea viene conosciuta e tramandata grazie ai particolari e meravigliosi simboli che la rendono unica agli occhi del caldo popolo e del mondo intero. I gustosi spaghetti al pomodoro fumanti, i deliziosi babà, il tenebroso ma incantevole Vesuvio. Ancora la pizza, la tarantella, la lingua, la canzone, il teatro e il panorama mozzafiato che la città offre con orgoglio ad occhi innamorati. Poi c’è Pulcinella, la maschera napoletana che colora d’allegria e sfrontatezza il Carnevale italiano e popolare in tutto il mondo.

Pulcinella. Storia e origini della maschera

Conosciuta sin dai tempi dell’antichità romana, sparisce con l’avvento del Cristianesimo e risorge intorno alla metà del Cinquecento con la Commedia dell’Arte, divenendo da allora una delle maschere più amate insieme ad Arlecchino.

La storia della maschera di Pulcinella affonda le sue radici nell’antichità, probabilmente risale al IV a.C. quale discendente da Maccus, personaggio delle Atellane Romane. Maccus impersonava infatti la tipologia di servo dal naso lungo, faccia bitorzoluta, guance grosse e ventre prominente, con una camicia a veste larga e bianca.

Altri fanno risalire l’origine della maschera di Pulcinella ad un altro personaggio delle Fabulae Atellanae, Kikirrus, maschera teriomorfa (dall’aspetto animale), il cui nome richiama il famoso verso del gallo “chicchirichì”. Proprio quest’ultimo personaggio ricorda più da vicino Pulcinella in virtù del fatto che la maschera partenopea si esprime e recita con voce chioccia, come quella di un pulcino.  Da qui l’altra possibile origine che fa discendere il nome da Pulcinello, un piccolo pulcino con naso adunco.

La maschera di Pulcinella farebbe inoltre riferimento all’ermafroditismo del personaggio: la parte superiore – composta da naso, cappello a punta e corno – sarebbe maschile, mentre quella inferiore – composta da ventre gravido, natiche enormi e seni prominenti – sarebbe femminile. In effetti il carattere dialettico è ciò che caratterizza un po’ Pulcinella. Nascerebbe infatti da un uovo di gallina, animale sacro a Persefone, sposa di Ade e regina degli Inferi. Incarna la morte appunto e le miserie umane (si pensi al colore nero della maschera che copre il volto lasciando libera solo la bocca). Ma allo stesso tempo le scongiura grazie alla sua spontaneità, all’allegria, al cappello a forma di corno dell’abbondanza.

Pulcinella non è un personaggio, ma una schiera di personaggi. I ruoli che ricopre sono molteplici, simboleggiando tanto i difetti quanto le qualità del popolo napoletano. Perché Pulcinella è comico e tragico, affidabile ed arrogante, ricco di genuinità e povero di status. L’emblema autentico del napoletano, spesso in crisi, ma pronto a rialzarsi anche a costo di farsi beffa dei prepotenti, arrangiandosi secondo quella che è l’arte tipica del popolo partenopeo.

Pulcinella. Caratteristiche e significato della maschera

La maschera di Pulcinella è stata inventata ufficialmente a Napoli dall’attore Silvio Fiorillo nella seconda metà del Cinquecento (nel periodo dunque della Commedia dell’Arte). Tuttavia il costume della maschera, così come lo conosciamo oggi, fu inventato nell’Ottocento da Antonio Petito. Quella di Fiorillo infatti indossava un cappello bicorno, contro l’attuale a “pan di zucchero”, e portava barba e baffi. Con Silvio Fiorillo Pulcinella approdò nelle grandi compagnie comiche del nord divenendo l’antagonista di Arlecchino, maschera bergamasca che incarna il servo sciocco e credulone.

Pulcinella è colui che smaschera le bugie e le ipocrisie di potenti ed oppressori, riuscendo a non soccombere. Pulcinella è un gran chiacchierone e dotato di un’insaziabile voracità che lo mostra alla costante ricerca di cibo. Ricorda a tal proposito il grande maestro Antonio De Curtis, in arte Totò, nella celebre scena del film Miseria e Nobiltà dei maccheroni fumanti riposti avidamente nelle tasche.

Le sue vesti sono bianche, con pantaloni e camicia larga stretta in vita da una cintura nera. E sembra di vederlo ora muoversi e gesticolare in situazioni perennemente teatrali.

A proposito della sua loquacità, esiste appunto l’espressione “il segreto di Pulcinella”, indicante appunto un segreto che non riesce più ad essere tale, caratteristica della maschera napoletana che, non riuscendo a tacere, è incapace di mantenere un segreto.

Oltre al suo dualismo e al plurimorfismo dei caratteri che incarna, Pulcinella inventa se stesso ogni giorno. Oggi imbroglione, domani ladro, poi fornaio, contadino, aggirandosi per i colorati e musicali vicoli della città alla ricerca di espedienti per sopravvivere.

Pulcinella è più di una maschera divertente esibita a Carnevale. Pulcinella è l’anima stessa di Napoli e del suo popolo, con tutte le problematiche che si trova perennemente ad affrontare, ma con una sempre pronta ed insaziabile voglia di riscossa e di vittoria su soprusi ed ingiustizie.

Dalla Commedia dell’Arte al teatro dei burattini e marionette e alle interpretazioni prestate

La fama di Pulcinella trae quindi origine dalla Commedia dell’Arte. Ma nel corso del tempo acquista rilievo, specie per l’intrattenimento infantile, nel teatro di burattini e marionette. Quanti spettacoli di teatrini ambulanti montati nelle piazze per divertire piccini ed anche adulti!

La sua arte, la sua allegria prorompente, la sua scaltrezza sono così contagiosi e si prestano all’interpretazione di attori e cantanti.

Antonio Petito (1822-1876) fu il più famoso Pulcinella dell’Ottocento.

Come non menzionare Eduardo De Filippo (1900-1984), che ne vestì spesso i panni, soprattutto a inizio carriera.

Massimo Ranieri (1951) nella stagione teatrale 1986-87 fu interprete dello spettacolo Pulcinella di Maurizio Scaparro.

Il grande Massimo Troisi (1953-1994) nel film di Ettore Scola Il viaggio di Capitan Fracassa del 1990.

Fino a Pino Daniele (1955-2015) che, nel suo Album d’esordio Terra mia (1977), interpreta nel brano Suonno d’ajere la parte di un Pulcinella malinconico ed arrabbiato che, toltosi la maschera, pensando al dolore dei poveri, medita un’azione di rivolta.

Infine un Pulcinella in formato cartone animato nel celebre film d’animazione Totò Sapore.

Cosa aggiungere di più, se non l’invito a poter godere e conoscere la storia della maschera di Pulcinella presso il Museo del Folklore e della Civiltà Contadina allestito in un castello di Acerra risalente all’ IX secolo. Un tuffo nei meandri della tradizione e delle origini legate ad uno dei personaggi più particolari e straordinari che la città di Napoli abbia cullato e mostrato con orgoglio.

Fonte immagine: Wikipedia

A proposito di Emilia Cirillo

Mi chiamo Emilia Cirillo. Ventisettenne napoletana, ma attualmente domiciliata a Mantova per esigenze lavorative. Dal marzo 2015 sono infatti impegnata (con contratti a tempo determinato) come Assistente Amministrativa, in base alle convocazioni effettuate dalle scuole della provincia. Il mio percorso di studi ha un’impronta decisamente umanistica. Diplomata nell’a.s. 2008/2009 presso il Liceo Socio-Psico-Pedagogico “Pitagora” di Torre Annunziata (NA). Ho conseguito poi la Laurea Triennale in Lettere Moderne presso l’Università degli Studi di Napoli “Federico II” nel luglio 2014. In età adolescenziale, nel corso della formazione liceale, ha cominciato a farsi strada in me un crescente interesse per la scrittura, che in quel periodo ha trovato espressione in una brevissima collaborazione al quotidiano “Il Sottosopra” e nella partecipazione alla stesura di articoli per il Giornalino d’Istituto. Ma la prima concreta possibilità di dar voce alle mie idee, opinioni ed emozioni mi è stata offerta due anni fa (novembre 2015) da un periodico dell’Oltrepo mantovano “Album”. Questa collaborazione continua tutt’oggi con articoli pubblicati mensilmente nella sezione “Rubriche”. Gli argomenti da me trattati sono vari e dettati da una calda propensione per la cultura e l’arte soprattutto – espressa nelle sue più soavi e magiche forme della Musica, Danza e Cinema -, e da un’intima introspezione nel trattare determinate tematiche. La seconda (non per importanza) passione è la Danza, studiata e praticata assiduamente per quindici anni, negli stili di danza classica, moderna e contemporanea. Da qui deriva l’amore per la Musica, che, ovunque mi trovi ad ascoltarla (per caso o non), non lascia tregua al cuore e al corpo. Adoro, dunque, l’Opera e il Balletto: quando possibile, colgo l’occasione di seguire qualche famoso Repertorio presso il Teatro San Carlo di Napoli. Ho un’indole fortemente romantica e creativa. Mi ritengo testarda, ma determinata, soprattutto se si tratta di lottare per realizzare i miei sogni e, in generale, ciò in cui credo. Tra i miei vivi interessi si inserisce la possibilità di viaggiare, per conoscere culture e tradizioni sempre nuove e godere dell’estasiante spettacolo dei paesaggi osservati. Dopo la Laurea ho anche frequentato a Napoli un corso finanziato da FormaTemp come “Addetto all’organizzazione di Eventi”. In definitiva, tutto ciò che appartiene all’universo dell’arte e della cultura e alla sfera della creatività e del romanticismo, aggiunge un tassello al mio percorso di crescita e dona gioia e soddisfazione pura alla mia anima. Contentissima di essere stata accolta per collaborare alla Redazione “Eroica Fenice”, spero di poter e saper esserne all’altezza. Spero ancora che un giorno questa passione per la scrittura possa trovare concretezza in ambito propriamente professionale. Intanto Grazie per la possibilità offertami.

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