L’origine della città di Napoli: tra mito, leggenda, storia e cultura.
Napoli. Terra bella e dannata, culla di storia, arte e mistero. Capoluogo campano e capitale artistica e culinaria – non solo del Mezzogiorno d’Italia -, domina l’omonimo Golfo, circondata da luoghi incantevoli e maestosi, quali il Vesuvio, la penisola Sorrentina, le isole di Capri, Ischia e Procida, i Campi Flegrei e Pompei.
Una città la cui natura vivace e turbolenta è imbevuta di fascino immortale, genuinità colorata e fame di passione e bellezza. Passeggiando nel brulicante Centro Storico e attraversando Spaccanapoli, San Gregorio Armeno e i Quartieri Spagnoli, ci si sentirà davvero protagonisti di scene tragicomiche teatrali, tra gestualità di tradizione congenita e lingua unica nel suo genere.
Si passa ad ammirarne poi tutta l’immensa bellezza dall’alto delle colline residenziali del Vomero e Posillipo. Ma si resterà estasiati e rapiti alla vista dell’incantevole Golfo dal Lungomare Santa Lucia, presentato agli occhi e al cuore come un dipinto con sfondo il Vesuvio e il più vicino meraviglioso Castel dell’Ovo.
Napoli è magia, maledizione, tradizione e puro esoterismo. Una città inimitabile, e musa per qualunque estro e genio, persino nella claudicante e dura quotidianità.
Napoli è un caleidoscopio di odori, canti e sapori. È commistione, audacia e creatività. Non a caso i suoi colori sono il rosso – simbolo di giustizia, passione e nobiltà – e il giallo – come l’oro, la forza e la luce di un Sole che scalda anche i cuori più grigi, delusi e disincantati.
Certo, un verace napoletano si riconosce nei toni azzurri della squadra calcistica SSC Napoli, che poi son le tinte che dipingono le maestose tele del cielo e dell’immenso mare.
Napoli, Napule o Napǝlǝ in napoletano, si erge a protagonista dell’imponente tradizione nelle arti figurative, avendo dato luogo a movimenti architettonici e pittorici originali, tra cui il “liberty napoletano”, nonché ad arti minori ma di straordinaria rilevanza internazionale, quali la porcellana di Capodimonte e il sovrano della tradizione natalizia e non, ossia il Presepe napoletano, prodotto lavorato e ammirato nelle vivaci strade di San Gregorio Armeno.
Napoli è ancora fulcro di una forma distintiva di teatro, dell’intramontabile canzone di fama mondiale e di una peculiare tradizione culinaria, con alimenti divenuti ormai icone internazionali, come l’irrinunciabile pizza, che, insieme all’arte dei suoi pizzaioli, viene dichiarata dall’UNESCO Patrimonio Immateriale dell’Umanità. Nel 1995 il Centro Storico viene riconosciuto dall’UNESCO come Patrimonio dell’Umanità, per i suoi monumenti e siti, che testimoniano la successione di culture e tradizioni del Mediterraneo e dell’Europa.
Ma come nasce quest’incredibile città, terra fertile di emozioni e sentimenti viscerali, scalmanata ed invadente col suo affetto? Ebbene il capoluogo partenopeo affonda le sue radici nell’antichità, a circa 2.500 anni fa, tra leggenda, dominazioni e conquiste di popoli diversi, dai Greci ai Sanniti, fino ai Francesi e Spagnoli. Sopra ogni cosa, Napoli è donna, femmina verace, nell’anima e nel cuore, che la rendono centro vivo, pulsante, misterioso, sensibile e sensitivo.
Ma puntiamo gli occhi al mare, per scoprire e analizzare il “ground zero” della sua storia.
Origine della città di Napoli: la leggenda
Quando si parla di Napoli, ci si riferisce alla città e alle su aggettivazioni anche con il nome di Partenope. Si tratta della mitologica Sirena, da cui, secondo la leggenda, trae origine la città.
La storia si collega al mito di Ulisse, narrato nell’Odissea di Omero, che riesce a sopravvivere al canto delle Sirene. Nessuno prima di lui avrebbe mai osato sfidare la sorte. Ma Ulisse, adoperando un astuto stratagemma, si fa legare all’albero della sua nave, riuscendo ad ascoltare il canto fatale della Sirena Partenope, evitando così la morte sicura. Le Sirene ammaliano con il loro canto seducente i naviganti di passaggio, che, così soggiogati, perdono il controllo delle imbarcazioni, schiantandosi e naufragando.
Il fallimento della seduzione di Ulisse porta alla morte Partenope, che si lascia cadere morente in acqua, trascinata poi dalle onde fino all’isolotto di Megaride, dove oggi sorge il magnifico Castel dell’Ovo.
È in nome della Sirena suicida che nasce Partenope, che successivamente diventerà Neapolis. A consolidarne il mito inoltre, nel 1869 viene eretta la Fontana della Sirena Partenope nella zona di Mergellina.
Origine della città di Napoli: excursus storico
E dalla mitologia passiamo alla storia dell’origine della città di Napoli, analizzando gli approdi, le conquiste e colonizzazioni dei diversi popoli che si sono susseguiti sul territorio partenopeo, dall’antichità fino all’età moderna.
Infatti, sin dalla sua fondazione, la città costituisce un punto di incontro e scontro di popoli e culture diverse. Dai Greci, Sanniti e Romani, si passerà ai Bizantini. Poi a Svevi, Normanni e Angioini nel Medioevo; Aragonesi, Spagnoli e Austriaci nel Rinascimento, fino ai secoli del viceregno. È poi la volta dei Borbone, fino alla fusione delle vicende di Napoli con la storia dell’Unità d’Italia.
Ebbene, lì, dove giace il corpo di Partenope, nel Golfo di Napoli, i Greci approdano dall’attuale isola di Rodi nel IX° a.C. Attratti dal fascino paesaggistico e dal clima salubre, decidono di stabilirsi e consolidare il loro insediamento, costruendo un piccolo borgo proprio lì dove, secondo la leggenda, giacciono le spoglie della Sirena Partenope, ossia sull’isolotto di Megaride, l’attuale Borgo Marinaro.
Circondata su tre lati dal mare, Partenope gode anche di un’ottima posizione difensiva, e in questo clima di serenità la città avvia la sua graduale e straordinaria crescita.
Dopo la breve fase di declino nel VI° a.C., dovuta al sopraggiunto predominio commerciale e militare degli etruschi, la città rinasce nel V° a.C., quando le colonie della Magna Grecia, sconfitti gli etruschi, riaffermano la propria egemonia. Così i Greci di Cuma ripopolano il vecchio borgo, decidendo però di espandersi verso est, fondando così una nuova Partenope, chiamata appunto Neapolis (città nuova) – un centro più grande, fortificato e dotato di un ampio porto. Il vecchio borgo a questo punto viene ribattezzato Palepolis (città vecchia), per distinguerlo dalla nuova e pulsante città.
Neapolis nasce dunque ufficialmente il 21 dicembre del 475 a.C. Il territorio viene esteso poi per ragioni difensive fino all’attuale Centro Storico, dove tutt’oggi a Piazza Bellini sono ancora visibili i resti delle antiche mura. La data della fondazione è fortemente simbolica, coincidente con il solstizio d’inverno, in quanto gli antichi pongono tradizionalmente la prima pietra di una città in concomitanza con importanti fenomeni astrali.
Qualche anno dopo, nel 438 a.C., i Cumani perdono il loro primato di potenza commerciale, incalzati dai Sanniti. Da allora comunque Napoli acquisisce sempre maggiore prestigio e potenza, divenendo poi una delle città più importanti del Mediterraneo e fonte principale tramite cui la “grecità” alimenta la nascente cultura romana.
Origine della città di Napoli: dall’Evo antico al Medioevo
Napoli viene conquistata nel 326 a.C. dai Romani, continuando a conservare però fino al Medioevo l’eredità civile dei suoi fondatori, tanto da essere definita “la metropoli dell’ellenismo d’Occidente”.
Distrutta nell’82 a.C. dai partigiani di Silla, Napoli risorge, trasformandosi gradatamente da città mercantile a città degli otia per l’alta società romana e per gli imperatori, che prediligeranno luoghi ameni per la loro attività ricreativa, in particolar modo Pompei.
Nel 536 Napoli viene conquistata dai Bizantini durante la guerra gotica, divenendo solo nell’VIII° un ducato autonomo, indipendente dall’impero. Il primo duca sarebbe stato Basilio, e sotto il ducato, Napoli è caratterizzata da continue guerre, principalmente difensive, contro i principati longobardi vicini e i conquistatori musulmani, i cosiddetti Saraceni, provenienti per lo più dal Nordafrica o dalla Sicilia conquistata poi dagli Arabi.
Nel 1139 i Normanni di Ruggero II d’Altavilla conquistano la città, ponendo fine al ducato: Napoli entra così a far parte del neonato Regno di Sicilia, con capitale Palermo. È normanno il Castel Capuano, uno dei più antichi della città dopo Castel dell’Ovo, altrettanto normanno.
Dopo qualche decennio, il Regno di Sicilia passa in mano sveva, sotto gli Hohenstaufen, legati alla dinastia dell’imperatore Federico II di Svevia, colui che istituisce l’omonima e illustre Università, il più antico istituto europeo del suo genere, e concepita come scuola indipendente dal potere papale.
Nel XIII° Napoli e il Regno di Sicilia diventano angioini, in seguito alle vittorie nel 1266 di Carlo I d’Angiò su Manfredi di Svevia, a Benevento, e su Corradino di Svevia a Tagliacozzo. Sono del periodo angioino monumenti imponenti e famosi, quali la Chiesa di Santa Chiara, il Duomo, la Basilica di San Lorenzo, Castel Sant’Elmo, venendo inoltre ingrandito e abbellito Castel dell’Ovo.
La capitale del Regno di Sicilia viene spostata da Palermo a Napoli, e, in seguito alla famosa rivolta della Sicilia agli Angioini nel 1282 (i Vespri Siciliani), l’isola passa sotto il dominio Aragonese.
Napoli diviene così capitale del Regno di Napoli e uno dei più influenti centri culturali d’Europa e del Mediterraneo sotto gli eredi Angioini. A questo periodo dorato risalgono i soggiorni in città di artisti e scrittori del calibro di Francesco Petrarca, Giotto e Giovanni Boccaccio.
Origine della città di Napoli: l’Età moderna
Intanto, nel 1442, anche Napoli diviene possedimento Aragonese ad opera di Alfonso V d’Aragona, un sovrano illuminato che rende il Regno un centro artistico e culturale.
Il periodo Aragonese è caratterizzato dall’ampliamento del perimetro della città e dalla costruzione di una possente cinta muraria, nonché di importanti monumenti cittadini, come l’arco del Maschio Angioino e Porta Capuana. Anche il clima culturale conosce un’ulteriore fioritura, rendendo Napoli protagonista dell’Umanesimo.
All’inizio del XVI° Napoli perde la sua indipendenza: dopo il breve periodo di occupazione francese, la città passa sotto la dominazione spagnola per oltre due secoli, entrando in uno dei periodi più bui della sua storia con il governo dei viceré. Tuttavia Napoli non cadrà in una condizione provinciale, divenendo anzi uno dei massimi centri dell’Impero. Risalgono al periodo spagnolo i prestiti lessicali e ampliamenti nell’assetto urbanistico: si assiste all’apertura della brulicante Via Toledo e alla costruzione dei vivacissimi e ormai tradizionali Quartieri Spagnoli, costituenti tutt’oggi parte del ventre di Napoli.
Nel corso della guerra di successione spagnola, l’Austria conquista Napoli all’inizio del XVIII°, occupandola solo per pochi anni, fino a quando nel 1734 il regno viene conquistato da Carlo di Borbone, ricostituendo uno Stato indipendente, comprendente tutto il Meridione d’Italia e la Sicilia. Sotto il Regno di Carlo, diverse sono le opere realizzate, dalla Reggia di Caserta alla Fabbrica di porcellane di Capodimonte, fino al magnifico e maestoso Teatro San Carlo.
Con la Rivoluzione francese e le guerre napoleoniche, Napoli divine una repubblica giacobina, conquistata poi nel 1806 dalle truppe francesi di Napoleone Bonaparte. Con la sua sconfitta e l’avvento del Congresso di Vienna, nel 1815 Napoli ritorna nuovamente ai Borbone, che riuniscono i due reami di Napoli e Sicilia nel Regno delle Due Sicilie.
I moti del ’48 e le epidemie di colera falcidiano la popolazione, determinando anche tumulti e sommosse.
Nel 1860 il Regno delle Due Sicilie diviene oggetto della Spedizione dei Mille di Giuseppe Garibaldi, e successivamente invaso dal Regno di Sardegna. Francesco II di Borbone abbandona Napoli, ripiegando a Gaeta, per salvaguardarla dalle rovine e dalla guerra civile. Il Regno delle Due Sicilie cade nel 1861: termina il Regno Borbonico del Sud e nasce l’Italia unita, sotto il Regno di Vittorio Emanuele II di Savoia.
L’Età contemporanea
Lo smantellamento delle precedenti strutture di governo, seguito all’unificazione italiana, determina una profonda crisi sociale e industriale, denunciata egregiamente dalla scrittrice Matilde Serao ne Il ventre di Napoli e Il paese di cuccagna.
Le condizioni critiche di Napoli post-unitaria determinano una trasformazione urbanistica, con demolizione di numerosi fabbricati e costruzione di nuovi quartieri, edifici e le nuove arterie di Via Duomo, Rettifilo, viale Gramsci e Caracciolo. Un periodo storico-culturale nuovo, che vede anche la nascita di numerosi café-chantant e di un fervido e dinamico ambiente culturale, con esponenti come Benedetto Croce.
Nei primi anni venti del XX° e a seguito del primo conflitto mondiale, Mussolini riserva a Napoli il ruolo di città Porto dell’Impero coloniale italiano, conoscendo un nuovo rinnovamento urbanistico: si rammenta la costruzione della Mostra d’Oltremare e della prima metropolitana FS, con la tratta Napoli-Pozzuoli.
Proprio per il suo ruolo, Napoli è maggiormente nel mirino durante la Seconda Guerra Mondiale. Dopo la resa del Regno d’Italia agli Alleati nel 1943, Napoli diviene teatro della storica insurrezione popolare, nota come “le 4 giornate” (27-30 settembre 1943), dando impulso alla Resistenza italiana dei partigiani contro i nazifascisti.
Durante il secondo dopoguerra, il Referendum tra monarchia e repubblica renderà il napoletano Enrico De Nicola il primo Presidente della Repubblica.
Negli anni ’50 Napoli, riprendendosi dagli scempi bellici, vede nascere un’intensa attività cinematografica, nazionale e internazionale.
Nel 1995, dopo circa dieci anni di cantieri, viene completato il Centro Direzionale di Napoli, una sorta di “piccola Manhattan”, il primo agglomerato di grattacieli dell’Europa meridionale.
Ebbene, la plurimillenaria storia di Napoli lascia tracce profonde e variegate nella lingua, nelle tradizioni, nell’assetto urbano, nella gastronomia, nell’arte, nella cultura, ed è possibile assaporarla e viverla attraverso i suoi gioielli paesaggistici, monumentali ed urbanistici. Non basta mai visitare Napoli, perché ad ogni nuovo passaggio c’è nuova scoperta, colma di bellezza, passione, esoterismo e teatralità a cielo aperto.
«Andando a Firenze, dopo due anni, dopo cinque, anche dopo sei se volete, potremo dire addio ai fiorentini e andare a Roma; ma da Napoli non si esce; se vi andiamo, saremo costretti a rimanerci…»
(Vittorio Emanuele II di Savoia)
Foto di su l’origine della città di Napoli: Pixabay