Racconti biblici della Creazione: quali sono?

racconti biblici della creazione

Quali sono i racconti biblici della Creazione?

I miti sulla Creazione della vita sono presenti in numerose confessioni religiose e culture, dagli aborigeni australiani, agli antichi egizi, agli Hmong; in molti di questi racconti vi è un dio, o un’entità sovrannaturale che, attraverso una propria azione o attraverso la parola crea la vita, l’uomo e la terra. Altre religioni invece vedono la creazione come il raggiungimento di ordine dal caos originario, come il politeismo dell’Antica Grecia e la tradizione giapponese.

Le tradizioni cristiana, ebraica e islamica, dunque, le tre religioni abramitiche, hanno in comune il mito della Creazione, o meglio, i miti, presenti nei primi due capitoli della Genesi, ovvero il primo libro del Pentateuco cristiano e della Torah ebraica. Questi due racconti, per millenni, hanno plasmato e continuano a plasmare le concezioni del mondo e dell’esistenza umana, offrendo una narrazione ricca di simbolismo e significato.

In questo articolo, esploreremo i due racconti biblici della Creazione

1. Il Primo Racconto della Creazione (Genesi 1:1-2:3)

Il primo dei due racconti biblici della Creazione viene narrato nel primo capitolo del libro della Genesi, in cui è presentato suddiviso in sette giorni, sei di lavoro ed uno di riposo. In questo resoconto, Dio crea il mondo e tutto ciò che lo popola in fasi distinte: i primi tre giorni sono dedicati agli atti di divisione, mentre i restanti tre alla popolazione di quanto creato in precedenza. Dio esegue la Creazione attraverso un comando verbale, che lo identifica come il re assoluto, il quale ha solo bisogno di proferire verbo affinché ciò che ha comandato si verifichi.

Nel primo giorno, separò la luce dalle tenebre, dando il nome giorno alla luce e notte alle tenebre. Il secondo giorno vi fu la «separazione delle acque dalle acque», ovvero la divisione fra cielo e mare, in cui però solo il cielo riceverà il suo nome. È importante qui notare che la narrazione biblica riprende un concetto comune nel VI e VII secolo a.C., periodo in cui gli studiosi ritengono che i racconti biblici della Creazione siano stati scritti, ovvero che le cose non esistono veramente fin quando queste non sono nominate. Difatti, si dovrà aspettare il terzo giorno, in cui Dio comanda alle acque di raccogliersi in un solo luogo, per ottenere il nome del mare e la sua controparte asciutta, la terra, alla quale ordinò di produrre «germogli, erbe che producono seme e alberi da frutto». Il quarto giorno si crearono le stelle, il sole e la luna, dei quali però non viene menzionato il nome da Dio, ma vengono identificati come «luci per distinguere il giorno dalla notte e come segni per stagioni, giorni e anni». Il quinto giorno furono creati i pesci e gli uccelli, successivamente benedetti da Dio e a cui fu dato il compito di essere fecondi e moltiplicarsi, sia in terra e sia in mare.

Il sesto e ultimo giorno fu dedicato alla creazione degli animali terrestri: bestiame, rettili e bestie selvatiche ai quali fu data la stessa benedizione e lo stesso comando dei pesci e degli uccelli. In questo stesso giorno, fu creato anche l’essere umano. Secondo il versetto 1:27, questi fu creato «a immagine e somiglianza di Dio», benedetto e col comando di moltiplicarsi, e gli fu affidata una posizione di supremazia rispetto a tutti gli altri esseri del creato, stabilendo che questi dovesse dominare su di loro. Al medesimo versetto possiamo anche notare che, in verità, non vi è una distinzione di sesso, perché Egli «maschi e femmine li creò». Nel sesto giorno vi fu anche una divisione per ciò che riguarda l’alimentazione degli esseri viventi sulla terra: infatti, agli animali furono date le piante verdi per nutrirsi, mentre agli esseri umani tutte le erbe e i frutti che producono seme. Possiamo notare qui l’assenza di menzione del consumo di carne animale o pesce, per la quale si dovrà aspettare il Diluvio Universale e la Nuova Alleanza. In questo primo dei racconti biblici della Creazione, il settimo giorno, Dio si riposò, lo consacrò e contemplò quanto aveva creato.  

 2. Il Secondo Racconto della Creazione (Genesi 2:4-24)

Il secondo racconto dei racconti biblici della Creazione inizia con una prospettiva più dettagliata sulla Creazione, in particolare, dell’uomo e della donna. Dio formò l’uomo dalla polvere del suolo e soffiò nelle sue narici «un alito di vita», rendendolo un essere vivente. Decise, dunque, di collocarlo a est, presso il Giardino dell’Eden, dal quale nascevano i fiumi Tigri, Eufrate, Pison e Ghicon, affinché l’uomo se ne prendesse cura e lo coltivasse. Nel giardino vi erano tantissimi alberi da frutto belli alla vista e buoni da mangiare e Dio istruì l’uomo di nutrirsi di tutti, compreso l’albero della vita, ma non dell’albero della conoscenza del bene e del male, altrimenti sarebbe morto.

Possiamo vedere come Dio non dia un nome all’uomo, ma questi verrà conosciuto come Adamo, poiché in ebraico antico il suo nome vuol dire proprio uomo, umanità e anche la parola «terra» ha la stessa radice, per cui Adamo è un uomo nato dalla terra, dal suolo e questo sottolinea come egli faccia parte della terra e partecipi all’armonia fra uomo e natura nel Giardino dell’Eden. Dio allora decise di fornire all’uomo un aiuto che gli fosse simile e, dalla terra, plasmò gli animali e gli uccelli, ai quali, a differenza del primo dei due racconti biblici della Creazione, fu Adamo stesso a conferire il nome, di nuovo a sottolineare la sua posizione di supremazia rispetto a tutte le altre creature. Notando che gli animali non erano simili all’uomo e, dunque, non potevano essergli d’aiuto nel prendersi cura del Giardino, Dio fece cadere Adamo in un torpore profondo e gli prelevò una costola, dalla quale nacque la creatura che Adamo, al versetto 23, chiama «donna». Questo sottolinea la relazione intima tra l’uomo e la donna che diverranno una sola carne, secondo il versetto 24.

A causa della tentazione da parte del serpente, Adamo ed Eva, come egli chiamerà la moglie, mangeranno «dall’albero della conoscenza del bene e del male», disobbedendo agli ordini di Dio. Diverranno esseri mortali, come preannunciato da Dio, e saranno cacciati via dall’Eden, avendo compiuto il peccato originale, che trasmetteranno a tutta l’umanità, che discende da loro. 

Come interpretare questi due racconti? 

Vi sono delle differenze importanti nei due racconti biblici della Creazione: nel primo racconto, Dio scandisce il processo di Creazione nell’arco di sette giorni e crea l’essere umano per ultimo, a sua immagine e somiglianza. Nel secondo, invece, possiamo notare uno stile narrativo molto diverso, più scorrevole e semplice, e la Creazione avviene nell’arco del medesimo giorno. Qui, Dio crea prima l’uomo dalla terra, gli animali e, infine, la donna. L’essere umano non è creato a sua immagine e somiglianza, bensì viene punito proprio perché vuole ottenere quella conoscenza che solo Dio possiede.

Gli studiosi ritengono che questi parallelismi facciano presumere che i due racconti siano stati scritti in momenti diversi e il materiale di origine sia anch’esso diverso. Le scuole teologiche, invece, ritengono che, nonostante le differenze, le due storie non debbano essere viste come in contraddizione l’una con l’altra, bensì come due racconti complementari. Infatti, la prima si concentra sull’aspetto cosmico della Creazione, mentre la seconda si concentra sull’uomo e sul suo ruolo nel Creato, ovvero quello di protettore e custode del proprio ambiente.   

Fonte Immagine in Evidenza: Pixabay (Gianni Crestani)

A proposito di Maria Rescigno

Vedi tutti gli articoli di Maria Rescigno

Commenta