La parola come preludio alla retorica e alla dialettica
La parola, fin dagli albori dei tempi, resta lo strumento per eccellenza con cui si comunica, si illustra, si spiega, ci si serve. È una forma di arte che prende vita, una disposizione di un’azione prossima.
Ed è proprio da qui che vorrei partire per analizzare due sue manifestazioni: la retorica e la dialettica.
Retorica e dialettica: così differenti come appaiono? Scopriamolo insieme..
È necessario, pertanto, considerare la sfumatura dei termini retorica e dialettica per distinguerli come termini a sé. Dal greco διαλεκτική τέχνη “arte della discussione”, la dialettica è l’arte del ragionare, dell’argomentare come abilità nel formulare e pronunciare un discorso per giungere a una conclusione. Il suo fondatore è probabilmente Zenone di Elea (489 a.C. – 431 a.C.).
Nel linguaggio filosofico, il termine “dialettica” ha avuto diversi significati secondo le epoche e le scuole.
La retorica e la dialettica: dalle origini con le successive interpretazioni
- -Per Socrate, ad esempio, la dialettica rappresenta la ricerca della verità attraverso domande e risposte (i cosiddetti dialoghi socratici).
- Per Platone, invece, la dialettica viene concepita come la suprema scienza delle idee, volta a ricostruire i rapporti che vigono tra esse distinguendo, durante l’operazione, determinate idee rispetto ad altre.
- Per Aristotele, in conclusione, la dialettica rientra nell’ambito dei ragionamenti che si fondano su un metodo razionale non dimostrativo cioè non scientifico da cui si traggono conclusioni soltanto probabili e non rigorosamente necessarie.
La retorica, d’altra parte, viene dal latino rhetorica ars “arte retorica” ed è tradizionalmente intesa come l’arte del dire, del parlare, e più specificamente del convincere attraverso le parole.
La retorica, le cui origini sono da attribuire al V secolo a.C., si concretizzava, in quel tempo, attraverso il lavoro dei retori che dovevano essere capaci, durante i processi, di sviluppare in modo esauriente la loro tesi per difendersi dalle accuse e sconfiggere con le parole la parte avversaria.
Per persuadere il giudice, pertanto, occorreva sia una buona proprietà di linguaggio che una fervida capacità di attrarre l’attenzione, accompagnata da un grande trasporto emotivo la cui gestualità e variazione del timbro vocale l’avrebbero fatta da padroni.
Retorica e dialettica: riflessioni
Si comincia a riflettere, dunque, sul fatto che la componente razionale del discorso non basta a sé stessa ma deve essere integrata anche dalla componente persuasiva, la retorica, affinché tutto sia finalizzato al risultato perseguito: la vittoria.
Retorica e dialettica: due facce della stessa medaglia
La dialettica viene, allora, completata dalla retorica senza la quale non si istaurerebbe quel rapporto competitivo che valida, così, l’efficacia delle due.
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