Riccardo Dalisi è una figura di spicco nel campo dell’architettura e del design. Particolarmente riconosciuto per i suoi contributi al movimento “counter-design” durante gli anni ’70. Il suo approccio innovativo è caratterizzato da un’enfasi sull’impegno sociale e sulla creatività, in particolare con le comunità emarginate. Uno dei suoi progetti più importanti, “design ultrapoverissimo”, prevedeva la collaborazione con i bambini di strada di Napoli per creare mobili con materiali semplici. Dalisi ha prodotto una vasta gamma di opere che includono disegni, sculture e persino caffettiere animate. Questa varietà evidenzia la fede di Dalisi nella spontaneità come elemento essenziale della creatività. Permettendo agli oggetti di esistere in contesti surreali, Dalisi sfida le nozioni convenzionali di spazio e funzionalità mentre invita gli spettatori nel suo mondo immaginativo. Riccardo Dalisi emerge come più di un semplice artista; rappresenta una forza pionieristica che sostiene la trasformazione sociale attraverso il design. Quindi, una figura poliedrica, che spaziava in più campi artistici e non poteva essere racchiusa in una singola definizione. Artista, architetto, designer, docente universitario alla Facoltà di Architettura dell’Università Federico II di Napoli, ma soprattutto mente intuitiva, innovativa, che fa della creatività la sua ragion d’essere e che restituisce al mondo, amplificandolo, il caleidoscopio della Bellezza in tutte le sue possibili sfaccettature. Abituato com’era alla perfezione, con il suo inconfondibile guizzo era perennemente alla ricerca di altro; incontentabile nel senso più proficuo del termine, sperimentava di continuo per aprirsi a nuove possibilità artistiche, con risultati sempre eccellenti. Non a caso le sue opere trovano dimora fissa in alcuni dei più prestigiosi musei internazionali, oltre che in collezioni private di fortunatissimi pochi eletti. Quella mattina andai a prenderlo a casa sua e, con la mia auto, ci recammo al suo studio in via Aniello Falcone. Dalisi era una persona estremamente gentile ed affabile. Sul suo viso era perennemente stampato un sorriso dolcissimo, ma anche sbarazzino, dal quale traspariva una vena di autoironia. Un artista sicuramente geniale, che plasmava i materiali, creando sculture estremamente essenziali, ma di grande effetto e significato. Quelle stanze erano affollate di suoi lavori di ogni grandezza, uno studio “uovo”, ripieno di arte: c’erano opere in ferro di pochi centimetri e strutture enormi che arrivavano al soffitto. È inimmaginabile la quantità di idee e di forme che affollavano ogni angolo, ogni parete e ogni ripiano di quei locali. Non dovevo far altro che guardarmi intorno e scegliere l’opera con cui ritrarlo. In verità realizzai diversi scatti, ma, alla fine, mi concentrai su di una grande scultura di ferro battuto. Feci in modo che il suo viso fosse incorniciato da quelle strutture metalliche e scattai proprio quando lui, spontaneamente, sfoggiò quel suo inconfondibile, malizioso, furbetto ed incantevole sorriso. Si percepiva che il Maestro si stava divertendo molto. Al termine del nostro incontro volle regalarmi una piccolissima scultura che custodisco gelosamente e che spesso mostro con orgoglio agli amici che vengono a trovarmi… un bellissimo ricordo di un momento speciale.
Augusto De Luca