Rivoluzione cantata, storia d’indipendenza dei Paesi Baltici

Rivoluzione cantata, storia d'indipendenza dei Paesi Baltici

Ne L’Avvelenata di Guccini, furiosa invettiva contro il giornalista Riccardo Bettinelli e contro i critici tutti, il cantautore dice: «però non ho mai detto che a canzoni si fan rivoluzioni, si possa far poesia». Forse il cantastorie modenese non ci sperava tanto, ma una rivoluzione cantata c’è stata. È iniziata nel 1987 nei Paesi Baltici, 11 anni dopo l’uscita dell’album Via Paolo Fabbri 43 che conteneva il brano L’avvelenata, e fu un evento senza precedenti.

Le repubbliche Baltiche

I tre Paesi Baltici sono sempre stati lontani dall’Italia, geograficamente e culturalmente. Nonostante Estonia, Lettonia e Lituania siano parte parte dell’Unione Europea da quasi vent’anni, spesso tendiamo a confonderli, a considerarli paesi simili, quasi uguali o addirittura c’è chi pensa siano ancora parte della Russia o chissà dove a Est. Tuttavia, le differenze linguistiche e culturali sono all’interno dei tre paesi molto marcate. L’Estonia è, ad esempio, molto legata alla Finlandia, nazione che si trova al di là del Golfo di Finlandia. La lingua parlata è l’estone, una lingua ugrofinnica, simile al finlandese. In Lettonia e Lituania si parla rispettivamente in lettone e in lituano, due lingue baltiche abbastanza diverse tra loro. La loro differenza maggiore è legata però alla religione, a maggioranza luterana in Lettonia e a maggioranza cattolica in Lituania. A complicare ancora di più il quadro di questo mosaico di etnie, popoli e lingue è la presenza importante in tutti e tre i paesi di persone di etnia russa, madrelingua russa e di fede ortodossa. La “russificazione” dei Paesi Baltici fu un piano subdolo con esiti tragici messo in atto da Stalin nel secondo dopoguerra e che ha ancora oggi, a distanza di quasi 80 anni, delle ripercussioni forti sulla società e politica di Estonia, Lettonia e Lituania.

La rivoluzione cantata

L’indipendenza delle future Repubbliche Baltiche dall’Unione Sovietica avvenne, come tutte le rivoluzioni del blocco comunista, grazie alle spinte indipendentiste e patriottiche scatenate dalle politiche di perestrojka e glasnost‘ di Gorbačëv. Fu l’Estonia la prima a dare vita a un movimento indipendentista deciso contro Mosca nel 1987. Da una campagna di protesta contro l’estrazione mineraria di fosfato si arrivò a manifestazioni di dissenso di massa: la valanga dell’indipendenza si ingrossava, tracciando il destino dei Paesi Baltici. Nel settembre del 1988 il ritorno del sentimento nazionale estone si realizzò durante il festival Canzone d’Estonia a Tallinn, in cui più di 300.000 persone (più di un quarto dell’intera popolazione estone) si diedero appuntamento per cantare tutto un repertorio di canzoni patriottiche e rivoluzionarie. L’espressione “Rivoluzione cantata”, in riferimento ai processi di indipendenza delle Repubbliche Baltiche, fu coniata dall’attivista e artista Heinz Valk proprio in seguito a questo evento. Bisogna dire che la musica e il canto hanno da sempre giocato un ruolo centrale nella cultura di questi paesi. La canzone è spesso stata un’arma contro i conquistatori tedeschi e russi nel corso della storia. In particolare, la tradizione corale è fortemente amata dagli estoni, che continuano ad organizzare a Tallinn ogni anno uno dei festival corali più grandi al mondo.
Nell’ottobre del 1988 il corpo legislativo estone si dichiarò indipendente. Il culmine del processo della rivoluzione cantata, che durò circa 4 anni, vede però coinvolte tutte e tre le nazioni baltiche. Il 23 agosto 1989 più di 2 milioni di estoni, lettoni e lituani si presero per mano formando una catena umana che univa fisicamente e concettualmente tutti e tre i paesi coinvolti. Uno spettacolo di potenza e solidarietà come pochi. Di lì a poco tutte e tre le regioni si conquistarono l’indipendenza. Nel 1991 Lituania, Estonia e Lettonia decisero di intraprendere un nuovo corso, un corso che li porta a guardare a Ovest, allontanandosi sempre più dalla sfera d’influenza russa.

Fonte immagine: Pixabay

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