Nella Russia zarista, ai tempi di Pietro il Grande (1672-1725), una donna era totalmente succube dei genitori e poi dopo il matrimonio, del marito, e l’argomento del sesso era un tabù.
L’antica Russia zarista era molto sessista, tanto che la Chiesa interferiva in tutte le sfere della vita pubblica e privata delle persone. Proibiva l’adulterio e ancor più il sesso al di fuori del matrimonio e il tradimento era trattato in modo irregolare: per un uomo, la Chiesa era pronta a considerare un tradimento solo in presenza di un atto sessuale fuori dalla famiglia già formata. Per una donna, invece, anche solo il pensiero era considerato un tradimento. Addirittura, le donne ricche vivevano chiuse in torri sotto la supervisione di guardie e servi. In queste condizioni non vi era quasi alcuna prostituzione in Russia. Segretamente esisteva però il lenocinio, un’organizzazione in cui c’era sfruttamento della prostituzione, vietato però da un codice di leggi, il Sobornoe Ulozhenie, promulgato nel 1649 dallo Zemskij Sobor. I bordelli permanenti apparvero solo nella Russia zarista di Pietro il Grande.
Nella seconda metà del XVII secolo, molti europei apparvero in Russia, per costruire navi, progettare edifici, addestrare soldati, commercianti, cuochi, servi e prostitute li seguirono. In Europa, la prostituzione era una realtà radicata. Forse i primi bordelli in Russia apparvero proprio nel quartiere tedesco do Mosca, Nemétskaja Slobodà.
Lo zar il 13 febbraio 1719 ordinò di arrestare in tutta la Russia zarista, specialmente a Mosca tutte le donne e le ragazze colpevoli di prostituzione; ma non le arrestò davvero, le imprigionò all’interno di case, chiamate case della filatura. Qui venivano sfruttate per la produzione di filati e nutrite allo stesso modo dei prigionieri ai lavori forzati. Le donne erano numerate, avevano il diritto di indossare una mascherina che ne camuffasse il volto e di nascondere il loro nome e il loro status. La prima istituzione del genere fu il “Kalinkinskij rabotnij dom” a San Pietroburgo.
Caterina II affrontò di petto i problemi della diffusione delle malattie a trasmissione sessuale nella società, nel 1782 proibì l’organizzazione di bordelli e della prostituzione. La pena per questo era una multa e la reclusione per sei mesi in case di lavoro forzato o il lavoro obbligatorio nelle fabbriche. Caterina obbligò tutte le prostitute a sottoporsi a controlli medici, e pianificava di assegnare quartieri speciali in città per i bordelli. Paolo I, figlio di Caterina, nel 1800 ordinò di esiliare le prostitute di Mosca e le sue furono le misure più severe adottate contro la prostituzione nella Russia zarista.
Ma lo Zar che legalizzò invece di fatto la prostituzione nella Russia zarista fu Nicola I. Nel 1843 istituì un “Comitato medico e di polizia” che iscriveva le prostitute in uno speciale registro, veniva dato alle donne un “libretto” su cui si teneva traccia degli esami medici. Un anno dopo furono pubblicate le “Regole per i bordelli” e le “Regole per le donne pubbliche”. La natura umana, secondo Nicola I, non doveva essere repressa, ma regolata.
Fonte immagine: Wikipedia