Saffo, musa dell’Ερος femminile

Saffo, musa dell’Ερος femminile

Saffo nacque circa nel 640 a. C. a Ereso, sull’isola di Lesbo. È la più antica poetessa europea, definita da Platone come la decima musa. Prediligeva il mondo lidio e le sue raffinatezze. La sua era una poesia propriamente melica, da μέλος, canto.

Saffo, nata in una famiglia aristocratica, visse la maggior parte della sua vita a Mitilene, il centro più importante dell’isola di Lesbo, tuttavia alcune fonti antiche parlano di un periodo di esilio in Sicilia, attorno al 600 a. C, collegabile alle turbolente vicende politiche di Mitilene che videro protagonista anche la sua famiglia.

Fu però a Lesbo, all’interno del tìaso, un’istituzione pedagogica riservata alle ragazze aristocratiche, una struttura strettamente collegata al culto di Afrodite, che Saffo stabilì i suoi canoni poetici: utilizzava la lingua locale, il dialetto eolico e, di conseguenza, la metrica eolica, la quale si fondava sul principio dell’isosillabismo, secondo cui versi e strofe dovevano essere di egual numero di sillabe. All’interno del tìaso, trovavano posto l’insegnamento delle leggi d’amore, la raffinatezza, la grazia e la capacità di sedurre, sviluppando così delle donne ispiratrici d’amore e sensuali e, difatti, sono proprio questi i temi fondamentali espressi dalla poesia di Saffo che, in realtà, nasce proprio per accompagnare i vari momenti della vita di gruppo come le feste, le danze e le preghiere ad Afrodite. Proprio riguardo la dea, infatti, ci è giunta un’ode di invocazione completa, l’unica di tutto il corpus di poesie saffiche.

Tuttavia, inevitabilmente, nacquero degli amori tra le varie allieve e tra delle allieve e la stessa Saffo che, in più di un componimento, ha espresso il suo desiderio carnale ma anche la sofferenza e la consapevolezza di un amore che sarebbe poi finito nel momento in cui la ragazza avrebbe lasciato il tìaso per sposarsi. L’Ερος gioca quindi un ruolo centrale: è proprio dall’intrecciarsi di questi amori che nasce la conoscenza delle leggi dell’Ερος e del suo operare nelle forme più vaste; è da qui che la giovane allieva diventa adulta, pronta al matrimonio.

Anche Saffo era sposata; lui si chiamava Cercila di Andro ed ebbero anche una figlia a cui diedero il nome di sua madre, Cleide, e a loro, come ai suoi genitori e ai suoi fratelli, dedicò componimenti ricchi di dolcezza.

Ma Saffo era anche una poetessa professionista che lavorava su committenza: compose, infatti, canti per occasioni specifiche della sua comunità.

L’amore, tuttavia, era l’esperienza centrale del tìaso e una delle sue principali ragioni d’essere, fu quindi inevitabile che le poesie di Saffo furono connotate da una passione erotica disarmante ma anche da molta sofferenza.

E quindi l’amore, l’Ερος, è sì la gioia sensuale nell’ammirare la χάρις, la bellezza dell’amata ma è anche una forza possente, dolorosa e inevitabile. L’Ερος annulla qualunque facoltà intellettiva e travolge con l’impeto della μανία, della follia, e così i versi della poetessa dedicati all’amore mostrano spesso un timbro drammatico, quasi disperato.

«Ἔρος δ’ἐτίναξέ µοι

φρένας, ὠς ἄνεµος κὰτ ὄρος δρύσιν ἐµπέτων.

Eros mi sconvolge

l’animo, come il vento sui monti che si abbatte sulle querce.

Ἕροσ δηὖτέ μ᾽ ὀ λυσιμέλης δόνει,

γλυκύπικρον ἀμάχανον ὄρπετον.

Eros che scioglie le membra mi scuote di nuovo

dolceamara invincibile belva.

ἦλθες, †καλ’† ἐπόησας, ἔγω δέ σ’ ἐµαιόµαν,

ὂν δ’ ἔψυξας ἔµαν φρένα καιοµέναν πόθῳ.

Sei giunta, lo hai fatto e io ti desideravo,

hai dato ristoro alla mia anima bruciante per il desiderio.»

Il suo è uno stile essenziale, dalla sottile bellezza, dalla grazia raffinata e così anima i suoi versi con immagini della natura, fiori, boschi e luoghi ameni, danze e ghirlande, e poi oggetti lussuosi, monili e vesti: tutto sta nell’eleganza di un gesto e nella sensualità di uno sguardo.

Sulla sua morte non si sa nulla ma gira una strana leggenda, ripresa da Ovidio nelle Eroidi e, successivamente da Leopardi: secondo la leggenda, una Saffo ormai vecchia si sarebbe gettata dalla rupe di Leucade a causa di un amore non corrisposto per il giovane marinaio Faone. In questo modo, abbattendosi sugli scogli, la morte avrebbe suggellato definitivamente la fine della sofferenza della donna, liberatasi dall’οἶστρος di Afrodite, furia folle che si sarebbe acquietata solo con la fine della sua vita. Tuttavia, non bisogna trascurare che Saffo non ha mai nascosto la sua predilezione per le donne e, soprattutto, per il sentimento in quanto tale e non come appagamento dei sensi e, in più, che Faone sia, probabilmente, un personaggio inventato, quindi questa parte della storia si poggia fermamente sull’incertezza.

Ciò che è certo, invece, è che le odi e le poesie di Saffo furono tutte raccolte, dopo la sua morte, dagli editori alessandrini in nove libri, basandosi sui diversi metri adoperati. Tuttavia, oggi, abbiamo essenzialmente solo frammenti delle odi di quella che è stata una delle più grandi poetesse di tutti i tempi.

 

Fonte immagine: Wikipedia 

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A proposito di Di Costanzo Mariachiara

Mariachiara Di Costanzo, classe 2000. Prossimamente laureata in Lingue e Culture Comparate all'Università degli Studi di Napoli L'Orientale. Appassionata di moda, musica e poesia, il suo più grande sogno è diventare redattrice di Vogue.

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