Il cinema surrealista di Salvador Dalì
La definizione comune a tanti artisti di genio e follia si addice sicuramente a Salvador Dalì che è senza dubbio uno dei pittori più talentuosi e innovativi della storia dell’arte e anche del cinema surrealista.
Non tutti sanno che la sua incontenibile creatività non si è fermata soltanto alla pittura ma ha spaziato in tutte le arti: teatro, fotografia, scultura, architettura, letteratura, moda, pubblicità e cinema. È quindi proprio nel cinema che il pittore catalano ha raggiunto i risultati più stupefacenti. A testimoniare l’esordio nell’ambito cinematografico è la sua collaborazione assieme a Luis Buñuel nel 1929 con ‘’Un chien Andalou’’, un cortometraggio che espone sulla pellicola gran parte della poetica onirica di Dalì.
Il progetto surrealista
Negli anni drammatici che seguirono la fine della prima guerra mondiale, il Surrealismo si propose come un progetto di avanguardia, di autentica emancipazione sul piano creativo e sociale, destinato a rinnovare il rapporto tra il mondo e l’individuo su basi radicalmente diverse dalla prospettiva razionale e positivista borghese. I mezzi adottati dal Surrealismo per realizzare questo programma furono ‘’la teoria dell’inconscio di Freud’’, che costituiva la base dell’automatismo (i “dettami” del pensiero realizzati in assenza di controllo razionale e di preoccupazioni estetiche e morali, trasformando il processo creativo convenzionale), e ‘’L’analisi marxista’’, opera che è riconosciuta come una visione coerente della società. Queste idee erano già state sviluppate durante la guerra da un gruppo di giovani letterati (A. Breton, L. Aragon, P. Spouw, tutti colleghi di riviste come “Sic” e “Nord-Sud”) che preferivano artisti “moderni” come Pablo Picasso e Guillaume Apollinaire e che riscoprivano D.A. de Sade o Charles Baudelaire. Riscoprirono la poetica di Baudelaire e indicarono in A. Rimbaud e A. Jarry i ‘’Lautreamont’’ fondatori di un genere di poesia basato sull’esplorazione delle profondità della personalità, sulla rottura delle regole della logica e della sintassi e sull’accensione del significato potenziale delle parole.
Direttamente da André Breton, Manifesto del Surrealismo, 1924:
«Il surrealismo è un automatismo psichico puro con il quale ci si propone di esprimere, sia verbalmente, sia per iscritto, sia in qualsiasi altro modo, il funzionamento reale del pensiero. Dettato di pensiero, in assenza di qualsiasi controllo esercitato dalla ragione, al di fuori di ogni preoccupazione estetica o morale»
Surrealismo e psicoanalisi
I surrealisti si oppongono alla psicoanalisi, che considerano parte dei cascami problematici della società borghese. Ciononostante, il loro pensiero e la loro produzione artistica sono intrecciati ‘’a doppio filo’’ col discorso freudiano. Secondo Freud (L’interpretazione dei sogni, 1899), i due principali meccanismi con cui funziona la nostra logica onirica sono:
- CONDENSAZIONE (più aspetti della vita psichica si coagulano in un solo elemento – personaggio, oggetto, evento – del sogno)
- SPOSTAMENTO (una problematicità del vissuto psichico viene traslata da un elemento – personaggio, oggetto, evento – ad un altro, magari legato al primo da qualche logica associativa)
Salvador Dalì e il metodo paranoico-critico
La partecipazione al movimento surrealista significò per Salvador Dalì il riconoscimento internazionale, la partecipazione alle mostre collettive del gruppo e la pubblicazione sulle numerose riviste che lo sostenevano. Ma il vero punto di svolta dell’artista è nel 1930, quando teorizzò il metodo ‘’paranoico critico’’, consistente nella ripetizione ossessiva di elementi che alludono alle parti più profonde dell’inconscio: conflitti familiari, pulsioni sessuali, amore e morte. L’attività paranoico-critica venne definita dallo stesso pittore come un metodo spontaneo di conoscenza irrazionale basato sull’associazione interpretativo-critica dei fenomeni deliranti.
Nel caso di uno dei suoi più famosi dipinti del 1931 “La persistenza della Memoria” (più noto, come il “quadro degli orologi molli”), oggi conservato al Museum of Modern Art di New York, è incentrato sul concetto di tempo, rappresentato dagli orologi. Secondo il metodo critico paranoico utilizzato da Dalì, gli orologi molli sono il prodotto di una visione irrazionale, che ci offre un nuovo modo di leggere il tempo, diverso da quello meccanico. Mentre il tempo meccanico è il ticchettio dei secondi, dei minuti e delle ore (orologi rigidi), gli orologi morbidi o ‘’molli’’ ci pongono in una situazione in cui non accade nulla, in cui il tempo sembra fermarsi. Il tempo, inteso come una serie di momenti meccanici, è quindi minato dalla memoria umana, che ha una scarsa percezione razionale del tempo. Così l’orologio, un oggetto formidabile che scandisce una successione di minuti nella vita umana, diventa morbido come un Camembert al suo meglio quando inizia a scorrere.
Salvador Dali e il cinema: ‘’Un chien andalou’’ 1929
Il film o meglio, il mediometraggio, è una serie di scene apparentemente slegate tra loro, che danno l’impressione che il pubblico assista a un delirio onirico. Tuttavia, contiene un significato molto profondo che può essere letto in chiave psicoanalitica. “Un Chien Andalou” nasce infatti come il sogno di due uomini, Luis Buñuel e Salvador Dalì, che iniziarono a lavorare alla sceneggiatura sulla base di un sogno del passato. La ragione per cui la pellicola è ancora cosi potente oggi, può risiedere nei temi di amore, sesso, morte e decadimento che sono eterni e attireranno sempre pubblico e artisti. Una delle prime scene è considerata tra le più famose e allo stesso tempo una delle più spaventose: il regista Luis Buñuel si avvicina ad una donna con rasoio e, tenendole un occhio ben aperto, lo taglia in due. L’immagine in sé, nonostante l’impatto macabro, riesce nel suo intento: squarciare l’occhio della donna e allo stesso modo gli occhi di noi spettatori, mostrando qualcosa che non avevamo mai visto prima o che non avevamo mai voluto vedere. L’unica cosa che emerge chiaramente nella pellicola, è il tema di fondo, cioè l’attrazione erotica profonda e violenta tra un uomo ed una donna.
In termini psicoanalitici, quella particolare scena rappresenta uno scontro tra ”l’Es” (l’aspetto più istintuale e bestiale della nostra struttura psichica) e il ”Super-Io” (l’istanza di controllo, dell’ordine e della Legge). Ma rappresenta anche un discorso contro l’arte borghese, che invece di tenere conto della carica sovversiva della libido cerca di sublimare gli istinti:
«Il moderno problema dei sentimenti, che è strettamente connesso con il capitalismo, non è ancora stato risolto»
Manifesto dei surrealisti a proposito di «L’age d’or» (1930).
Altri artisti che si ispireranno da Dalì:
- ”Io ti salverò” di Alfred Hichcock ( 1945 ): il sogno descritto da Gregory Peck durante la seduta psicanalitica.
- ”Destino” di Walt Disney ( 2003) : personificazione del tempo e presenza degli orologi molli
- ”Il silenzio degli innocenti” di Jonathan Demme ( 1991 ): la locandina del film presenta una farfalla, elemento tipico di Dalì e presente anche nel film Un chien Andalou.
Fonte immagine in evidenza: Wikipedia
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