Sansone e Dalila di Rubens: la perdita del potere

Sansone e Dalila di Rubens: la perdita del potere

Sansone e Dalila di Pieter Paul Rubens, realizzato tra il 1609 e 1610, ritrae la perdita del potere di Sansone, uomo invincibile mandato da Dio per sovrastare i filistei, acerrimi nemici degli israeliti. Afflitto era l’animo dell’eroe dopo essere stato catturato e privato dei suoi poteri divini, inconsapevole che anche questa volta avrebbe vinto, ma portando con sé la sua stessa vita.

La storia di Sansone

Il Libro dei Giudici racconta che Sansone fosse il giudice degli israeliti. Dio gli diede in dono il potere di essere forte e invincibile, al fine di sconfiggere i nemici di Israele, ossia i filistei. Grazie alle sue straordinarie capacità ultraterrene riuscì ad avere sempre la meglio sui filistei, ma ad una condizione: che egli non si tagliasse mai i capelli, poiché una volta tagliati, sarebbe esaurito anche il suo potere. Un giorno Sansone si innamorò di una donna filistea, Dalila. Corrotta dai filistei stessi, decise di ingannare Sansone con lo scopo di sottrarre informazioni sul segreto della sua invincibilità e sconfiggerlo definitivamente. All’inizio Sansone era titubante nel dire la verità, ma alla fine cedette, ed è proprio in questo momento che avviene la scena ritratta all’interno del dipinto Sansone e Dalila di Rubens: Dalila fa addormentare Sansone, mentre dei servi si accingono a tagliare i capelli all’eroe. La vittoria sembrò essere proprio nelle mani dei filistei, dacché riuscirono ad imprigionare Sansone. Tuttavia, grazie all’aiuto di Dio, Sansone riprese i suoi poteri e uccise molti filistei, ponendo fine anche alla sua stessa vita.

Sansone e Dalila di Rubens: il tradimento dell’amore

Il quadro Sansone e Dalila di Rubens raffigura il momento del tradimento della donna nei confronti dell’uomo, con la conseguente perdita del suo potere. Dalila indossa un abito bianco con un mantello di raso rosso e ha il seno scoperto, seduta sul suo letto mentre ha Sansone che dorme sulle sue ginocchia. Egli è quasi completamente nudo, se non rivestito appena da quella che sembrerebbe la pelle di un animale. I suoi capelli vengono tagliati da uno dei servi della donna filistea, insieme all’aiuto di un altro servo più anziano, il quale regge una candela. La scena è ambientata in una stanza adornata con un tappeto lussuoso in basso a destra, che riflette su uno sfondo caratterizzato dalla statua di Venere e Cupido. Sul ciglio della porta notiamo i filistei, impazienti e pronti a catturate Sansone, ormai senza alcun potere.

La morale dell’opera pittorica Sansone e Dalila di Rubens è constatatile da due elementi principali che possiamo intravedere all’interno della scena ritratta: le mani incrociate del servo che tagliano i capelli a Sansone che simboleggiano il tradimento, il secondo invece è presente nella statua di Cupido, in quanto quest’ultimo ha la bocca coperta da un panno per non permettergli di parlare. L’impossibilità di Cupido di parlare è una rappresentazione alquanto insolita che volge al pensiero di Sansone secondo il quale il concetto di amore, condotto da Cupido, può portare al tradimento ed a riscontri negativi. Non tutto è costernato di luce, neanche l’amore, che, in questo caso, è oggetto di manipolazione e secondi fini. Il capolavoro Sansone e Dalila di Rubens è oggi conservato alla National Gallery a Londra, e venne acquistato per la somma di ben 6 milioni di dollari; difatti, all’epoca era considerato il secondo dipinto più costoso al mondo. La cosa interessante di questo meraviglioso quadro dallo stile barocco è che i capelli di Sansone fossero già corti, e anche nella storia dell’arte la figura di Sansone non venne mai ritratta con i capelli eccessivamente lunghi. Strano da pensare se immaginiamo che l’eroe non si fosse mai tagliato i capelli in tutta la sua vita, dal momento in cui la lunghezza della sua chioma era la ragione e il peso su cui gravava il suo potere e la sua gloria. Ci sono però opere che lo dipingono con i capelli leggermente più lunghi, come ad esempio il dipinto Sansone e il leone di Francesco Hayez.

 

Fonte immagine in evidenza: Wikipedia

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