Le Sibille erano figure leggendarie dell’antichità classica, donne dotate di poteri profetici, considerate intermediarie tra il mondo degli dei e quello degli uomini. Associate principalmente al dio Apollo, le Sibille pronunciavano oracoli oscuri e enigmatici, che venivano interpretati da sacerdoti e consultati in momenti di crisi o di incertezza. La loro importanza nella cultura greca e romana è testimoniata dai numerosi riferimenti nelle fonti letterarie, artistiche e storiche, nonché dalla tradizione dei libri sibillini, una raccolta di oracoli che ebbe un ruolo significativo nella religione romana.
Chi erano le Sibille? Origini e caratteristiche
Le Sibille nella mitologia greca: mediatrici tra dei e uomini
Nella mitologia greca, le Sibille erano donne veggenti, in grado di comunicare con la divinità e di predire il futuro. Il loro modo di vaticinare, forse legato in origine ai riti orfici e dionisiaci, si associò in seguito al culto di Apollo, il dio della profezia.
Longevità e profezie: il legame con Apollo
Si narrava che le Sibille fossero ispirate da Apollo e che i loro responsi fossero scritti su foglie, poi disposte in modo casuale, rendendo difficile l’interpretazione. Erano considerate creature prodigiosamente longeve, ma non immortali, spesso concepite come figlie di divinità e di ninfe, o dee esse stesse.
Quante e quali erano le Sibille? I diversi gruppi
Le fonti antiche non concordano sul numero e sul nome delle Sibille. Si va dall’unica Sibilla menzionata da Platone a un elenco di diciassette, che è possibile ricostruire combinando le testimonianze di autori come Aristofane, Aristotele, Varrone, Eliano, Marziano Capella, Pausania ed Eustazio.
Tuttavia, è possibile distinguere tre gruppi principali:
Il gruppo greco-ionico: Erofile e le altre
La più antica e celebre era la Sibilla Eritrea, di nome Erofile, che si diceva avesse vissuto per dieci generazioni, fino alla guerra di Troia. Da lei derivarono altre Sibille, come la Troiana, la Samia, la Frigia, l’Efesia e la Rodia. A questo gruppo appartiene anche la Sibilla Delfica, che si sarebbe stabilita a Delfi dopo un periodo di contrasti con Apollo.
Il gruppo greco-italico: la Sibilla Cumana e le sue derivazioni
La Sibilla Eritrea, giunta in Italia, avrebbe dato origine al gruppo greco-italico, assumendo l’identità della Sibilla Cumana, Demofile (o Deifobe, secondo Virgilio, che la descrive come guida di Enea nell’oltretomba). Da lei deriverebbero la Cimmeria, l’Italica, la Tiburtina e la Libica. Ancora oggi, nell’area archeologica di Cuma, si può visitare l’antro della Sibilla.
Il gruppo orientale: le Sibille caldea, egizia e persiana
Un terzo gruppo, quello orientale, comprendeva la Sibilla Caldea o Ebraica, l’Egizia e la Persica.
I libri sibillini e il loro ruolo nella Roma antica
L’acquisto dei libri da parte di Tarquinio il Superbo
I libri sibillini, una raccolta di oracoli attribuiti alle Sibille, ebbero un ruolo importante nella religione e nella politica romana. Secondo la leggenda, la Sibilla Cumana (o l’Eritrea) offrì in vendita nove libri a Tarquinio il Superbo, l’ultimo re di Roma. Al rifiuto del re, la Sibilla ne bruciò tre e offrì i rimanenti allo stesso prezzo. Dopo un nuovo rifiuto, ne bruciò altri tre. Infine, Tarquinio, consigliato dai sacerdoti, acquistò gli ultimi tre libri al prezzo originario.
La distruzione e la ricostituzione dei libri sibillini
I libri sibillini furono custoditi nel tempio di Giove Capitolino, in una camera sotterranea, e consultati solo in caso di gravi calamità pubbliche, su ordine del Senato. Nell’84 a.C., un incendio distrusse il Campidoglio e i libri andarono perduti. Per rimediare alla perdita, il Senato inviò una delegazione a Eritre, sede della Sibilla Eritrea, e in altre città del Mediterraneo, per raccogliere nuovi oracoli.
Augusto, in seguito, fece trasferire i libri sibillini nel tempio di Apollo Palatino, dopo averli fatti riesaminare e selezionare.
La consultazione degli oracoli e la loro influenza sulla religione romana
I libri sibillini erano scritti in versi greci, oscuri e ambigui, che consentivano diverse interpretazioni. Di solito, gli oracoli consigliavano sacrifici espiatori, lectisterni (banchetti sacri) e altri rituali per placare gli dei e ottenere il loro favore.
Le ultime consultazioni dei libri sibillini avvennero sotto Giuliano l’Apostata. Nel 408 d.C., Stilicone ordinò che fossero bruciati, segnando la fine della loro influenza sulla religione romana.
Le Sibille nel cristianesimo: da profetesse pagane a prefiguratrici di Cristo
In età ellenistica, si diffusero ampiamente raccolte di oracoli sibillini, alcuni dei quali furono rielaborati in ambienti di cultura ebraica. I 14 libri di oracoli pseudo-sibillini che ci sono pervenuti, redatti tra il II secolo a.C. e il VI secolo d.C., fanno parte di una letteratura apocrifa giudaico-cristiana. Questi testi narrano eventi che vanno dalla torre di Babele alla passione, morte e resurrezione di Cristo, e sono permeati di idee gnostiche.
In alcuni di questi oracoli, riappare la figura di Nerone, immaginato come l’Anticristo.
Nel libro che narra il giudizio universale, compare il famoso acrostico ichthýs (“pesce”), un simbolo utilizzato dai primi cristiani per identificarsi.
A partire dall’XI secolo, le Sibille entrarono a far parte dell’iconografia cristiana, rappresentate come controparti femminili dei profeti, in una reinterpretazione che le vedeva come prefiguratrici della venuta di Cristo.
[L’immagine per l’articolo sulle Sibille è tratta da wikipedia]