Tra le numerose firme nel settore della moda dello streetwear, Stone Island rappresenta senza ombra di dubbio un’eccellenza italiana ed un colosso internazionale, grazie all’elevata qualità dei suoi prodotti e ad uno stile unico ed inimitabile che ha caratterizzato questo marchio fin dal principio.
Per analizzare come questo brand abbia influenzato lo stile di migliaia e migliaia di giovani negli ultimi decenni, è doveroso raccontarne le origini e la metodologia di lavoro, sottolineando la cura dei dettagli attuata dall’azienda per mantenere sempre alti i propri standard.
Origini del marchio
Stone Island viene fondato nel 1982 dal designer, stilista ed imprenditore Massimo Osti, il quale si è distinto fin dagli inizi della sua carriera per la sua voglia di innovazione applicata al settore della moda: le sue continue sperimentazioni sulle metodologie di tinture e sulle tipologie di materiali utilizzati lo portano a sviluppare per la prima collezione del marchio un tessuto bicolore reversibile, traente spunto dalle tele utilizzate dai camion.
Mediante un lavaggio particolare, definito “stone wash”, il tessuto ottiene un effetto “usato” unico nel suo genere; oltre alla particolarità dei tessuti si nota anche una certa funzionalità nella struttura dei capi d’abbigliamento, chiaramente ispirati alle divise di tipo militare.
Il nome del brand ha origine da due parole frequentemente utilizzate dallo scrittore Joseph Conrad e fu scelto personalmente da Massimo Osti, il quale decide successivamente di dedicarsi solo al settore creativo dell’azienda, affidandone le mansioni finanziarie a Carlo Rivetti, il quale entra in società nel 1983. Da qui in poi il futuro dell’azienda è roseo, e vede la produzione di innumerevoli collezioni nel corso degli anni e l’aumento considerevole del numero di lavoratori: Massimo Osti prosegue il suo percorso creativo fino al 1995, mentre Rivetti riesce di anno in anno ad aumentare il fatturato dell’azienda.
Nel 2017 la società di investimenti Temasek, appartenente al governo di Singapore, acquisisce il 30% delle quote societarie, mentre nel 2020 Stone Island viene acquisito dalla Moncler entrando quindi a far parte di un’importante holding del campo della moda.
Logo e tecniche di produzione
L’emblematico logo del marchio Stone Island presenta una rosa dei venti composta da una croce all’interno di un cerchio, e lo stile del badge trae spunto dai gradi militari applicati sulle divise, essendo esso applicato con due bottoni sul braccio sinistro o sul petto. Come già accennato in precedenza, il materiale “tela stella” dei teloni per i camion fu una vera e propria svolta nel settore della moda: oltre a questo tessuto nel corso degli anni vengono sviluppati anche il tessuto weft, capace di cambiare colorazione in base al tipo di luce che riflette, e dei materiali termodinamici, i quali cambiano colore in base alla temperatura percepita!
Il grande spirito di sperimentazione ha dunque portato Stone Island nel corso degli anni a creare capi d’abbigliamento unici ed innovativi, tenendo però sempre fede alla praticità e alla comodità dei modelli di giacche, felpe o t-shirt e non snaturando quindi il prodotto finale.
Collaborazioni
Nell’ultimo decennio Stone Island ha prodotto numerose collezioni in collaborazione con brand molto importanti facenti parte del settore dello streetwear, come ad esempio Supreme, Nike o New Balance, con l’obbiettivo di creare delle capsule collections limitate e divenute poi dei veri e propri pezzi unici per i collezionisti: questo modus operandi ha permesso al marchio di affermarsi saldamente tra il grande pubblico che apprezza lo stile urban, ampliando ancor di più il grande appeal che l’azienda ha da sempre avuto.
Stone Island è riuscito dunque a farsi spazio anche in ambienti sempre più esclusivi e sulla cresta dell’onda, come ad esempio il mondo rap ed hip hop in generale: ad esempio non è raro trovare in giro per il web numerosissime foto ritraenti Drake mentre indossa capi d’abbigliamento del brand italiano, evidenziando anche l’attenzione mediatica e social che ruota attorno al nome ed al logo emblematico di quest’azienda.
Stone Island e il mondo ultras
Una curiosità sul brand riguarda il fatto che, a partire dagli anni ‘80 e ‘90, gli ultras inglesi hanno iniziato ad indossare capi d’abbigliamento Stone Island: ma a cosa è dovuto questo fenomeno che si è poi consolidato anche negli anni successivi?
Durante la fine del XX secolo le leggi inglesi contro i movimenti ultras vennero fortemente inasprite al fine di prevenire disordini e reati sugli spalti: questo scenario diede l’opportunità alla polizia inglese di poter arrestare molto più facilmente gli ultras, basandosi semplicemente sul fatto che essi indossassero maglie o sciarpe della propria squadra, anche se erano innocenti e spesso soltanto per dimostrare ad ogni tifoso il pugno di ferro attuato dai rappresentanti della legge.
Come conseguenza di queste azioni, gli Hooligans decisero di abbandonare le divise di gioco della propria squadra durante i match e cominciarono ad imitare gli abbigliamenti dei ceti sociali più agiati, ed è proprio questo ragionamento che porta alla scelta di Stone Island come brand di riferimento, poiché trattasi di un marchio costoso ma allo stesso tempo casual e rappresentativo. Ancora oggi questa tradizione viene portata avanti e non è raro trovare in qualsiasi curva d’Europa rappresentanti del movimento ultras che sfoggiano cappotti con la famosa rosa dei venti sul braccio sinistro.
Questo aneddoto testimonia come il marchio Stone Island sia riuscito in circa quarant’anni di storia a ritagliarsi una fetta importante di mercato, grazie alla sua unicità in termini qualitativi e stilistici, catturando l’attenzione di clienti provenienti da qualsiasi fascia d’età o contesto sociale: quando un marchio riesce a creare un fenomeno di affermazione generalizzata del prodotto, il futuro non può che essere roseo se le scelte continueranno a seguire l’etica e la mentalità attuata dall’azienda fin dal principio, portando ancora più in alto un degno rappresentante del Made in Italy nel mondo.
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