Storia delle gemelle Gibbons, il silenzio di una vita

Storia delle gemelle Gibbons, il silenzio di una vita

Gemelli diversi o non, avere una persona che rispecchia minuziosamente la tua immagine è un fenomeno ancora oggi peculiare. Le Kessler nella Rai, le Olsen nei teen-movies: sono tante le coppie omozigote che hanno riscontrato la curiosità popolare e il successo mediatico, affascinati dal raro fenomeno di “reincarnazione” dello stesso elemento. Gli stereotipi che li riguardano sono, a dir poco, inquietanti e inattendibili, dacché risultato di credenze e tradizioni appartenenti a diverse comunità del mondo. Soggetti di esperimenti scientifici, sono famosi i casi di torture e analisi del dottor Mengele, il disumano medico nazista di Auschwitz, il quale è riconosciuto per la sua peculiare ossessione verso tali coppie fraterne. Telepatia, connessione ultraterrena, co-dipendenza: tutte queste teorie hanno reso il caso più affascinante del dovuto, portando alla nascita di strani cliché. Quello che state per leggere, difatti, è la storia delle gemelle Gibbons e della loro dipendenza affettiva, così fatale da avverare ciò che di solito viene pronunciato dinanzi all’altare: «Finché morte non ci separi».

Il silenzio selettivo nella storia delle gemelle Gibbons

Incominciamo dall’origine: June e Jennifer Gibbons nascono l’11 aprile 1963 (Regno Unito), dai genitori caraibici Aubrey e Gloria Gibbons. La famiglia è in cerca di fortuna e sogni, partecipe ad uno dei flussi migratori più influenti negli anni ‘60. In quanto parte della comunità nera, le piccole di casa subiscono episodi di bullismo e razzismo, radicato in una Gran Bretagna che tenta di promuovere lo slogan «Keep Britain White» («Mantieni la Gran Bretagna bianca»). A causa di tali derisioni, la storia delle gemelle Gibbons affronterà 30 anni di silenzi, stravaganze e analisi psicologiche. Ebbene sì, il mutismo selettivo è stato sicuramente il primo traumatico sintomo che ha portato le bambine ad isolarsi e togliere la parola a tutti, compresi gli insegnanti.

Come facevano, quindi, a comunicare tra di loro? Il metodo sembrerebbe essere l’utilizzo di una lingua completamente inventata e compresa solamente dalle due. Perfino i genitori fanno fatica a decifrare le parole dette, troppo diverse dall’inglese parlato in casa. Da quel momento in poi, June e Jennifer sono conosciute come le “Silent Twins”. La famiglia, preoccupata per il loro futuro, decide di affidarle ad un logopedista, speranzosa di poter rompere le sbarre del silenzio selettivo. Tuttavia, questa scelta non risulta essere un lieto fine per la storia delle gemelle Gibbons, poiché sarà la separazione a prenderle di sprovvista e costringerle a separarsi. Durante il soggiorno a distanza, la situazione non fa altro che peggiorare, portando June e Jennifer ad assumere comportamenti alquanto preoccupanti: non parlano, non utilizzano il bagno ed entrano in un vortice di grave catatonia.

La storia delle gemelle Gibbons prende una strada diversa mediante la scoperta della scrittura e dei suoi valori: le due, infatti, si dilettano a creare storie fittizie ed assaporare quel brivido adolescenziale che tutti noi abbiamo sperimentato nella vita. Cosa preoccupa ancora, però, è il contenuto di tali racconti, sempre costituiti da giovani ed affascinanti assassini. Tale periodo di pace è destinato ad essere interrotto quando le due ragazze cominciano a volere una distrazione diversa dalla letteratura, facendo uso di stupefacenti e procurando diversi guai alla comunità. Poco tempo dopo, è l’ospedale di massima sicurezza di Broadmoor che decide di prendere in mano il caso e capire cosa affligge June e Jennifer. Una quotidianità triste e dolorosa angustia il loro soggiorno, fino a quando la giornalista Marjorie Wallace diventa una visitatrice assidua delle due.

Avrà un ruolo importante nella storia delle gemelle Gibbons? Ebbene sì, poiché il suo interesse riuscirà ad acquistare la fiducia di June e Jennifer, stanche di non poter vivere senza limitazioni e dolori. La donna riesce a donare la propria voce e raccontare ciò che hanno sempre nascosto al mondo esterno. In seguito a diverse visite, la Wallace intuisce che il loro legame è basato su un profondo odio che conferma Jennifer, tra le due, come gemella dominante. Quest’ultima, tra l’altro, sfoga le sue frustrazioni nel diario segreto, descrivendo la sorella come: «Acerrima nemica», «Faccia di miseria ed inganno». 

Ad ogni modo, la giornalista Marjorie riesce ad ottenere un rilascio delle ragazze affinché possano trasferirsi in una clinica meno severa e restrittiva in Galles. Qualcosa di sinistro, però, ostacola quello che potrebbe essere il secondo tentativo di lieto fine per la storia delle gemelle Gibbons: la morte di Jennifer. Quest’ultima, infatti, muore in circostanze sconosciute, ancor prima del trasferimento nella nuova clinica. La Wallace, in un’intervista per la NPR, confessa: «Jennifer mi disse che doveva morire. Io le chiesi la motivazione e lei mi rispose che la decisione era ormai stata presa». June, dopo tale accadimento, riesce a superare il lutto e riprendere nelle mani il destino della propria vita, nella speranza di poter recuperare una normalità negata. 

Cosa ne pensate? Una maledizione ha regnato le vite di entrambe, oppure c’è qualcosa di più sinistro nella vicenda?

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Fonte immagini: screenshot dal canale Youtube Eniqma 

Fonte immagine in evidenza: screenshot dal canale Youtube Eniqma 

 

 

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