Storia delle migrazioni: i movimenti dei popoli nei secoli

Storia delle migrazioni

La storia delle migrazioni è da sempre uno dei grandi temi sociali affrontati: gli uomini si muovono da sempre ed è proprio grazie a questi processi migratori che è stato possibile popolare via via i continenti.
Nelle epoche più antiche, per lungo tempo, moltissime popolazioni sono rimaste nomadi o, comunque, in mobilità, in quanto la loro economia era legata alla pastorizia, al commercio o al mare.
Nelle società medievale, invece, si aveva una società̀ fondata sulla proprietà̀ terriera che quindi aveva come caratteristica la sedentarietà̀. Tuttavia, la ricerca di nuovi luoghi, nuovi percorsi per raggiungere posti già conosciuti, non si ferma ed è proprio questo che porterà alla “scoperta” geografica determinante per la storia: quella dell’America.
A partire dal Cinquecento, sempre più persone lasciano l’Europa e si dirigono in Sud America (spagnoli e portoghesi), Nord America (olandesi, inglesi e francesi), Africa (olandesi, inglesi, francesi, tedeschi e, più tardi, gli italiani) e Medio ed Estremo Oriente (olandesi, francesi e inglesi)

Nella storia delle migrazioni, gli Europei si stabilizzano un po’ ovunque nel mondo, sostituendosi pian piano alle popolazioni indigene, le quali sono spesso combattute, sterminate o deportate altrove, come accade in Africa. Infatti, fino al 1807, anno in cui verrà dichiarata illegale la tratta, vengono deportati nel Nuovo Continente circa 11 milioni di schiavi, creando così una sorta di legame fra migrazioni forzate e schiavitù.

Verso l’ America, l’Australia e l’Africa

Le nuove colonie oltreoceano, divenuti stati liberi, attraggono persone “in cerca di fortuna”, dal vecchio continente, anche grazie alla diffusione dei mezzi di trasporto.
Tra il 1820 e il 1940, emigrano circa 60 milioni di europei, la maggior parte dei quali negli Stati Uniti. Gli altri sono distribuiti tra Canada, America del sud, Australia e, in percentuale minore, Africa.

Verso l’Europa

Con la fine della prima guerra mondiale, comincia un processo inverso nella storia delle migrazioni: con il boom economico europeo, dagli anni sessanta in poi c’è bisogno di manodopera nei paesi del sud e del centro-nord Europa. Italiani, spagnoli, portoghesi, greci migrano, sempre alla ricerca di fortuna, all’interno del continente.
A questi si aggiungono anche lavoratori migranti da fuori Europa: turchi, marocchini, tunisini, algerini.
A partire dalla fine degli anni ottanta, con la caduta dei regimi comunisti, molti cittadini dell’est si trovano nella povertà assoluta e quindi milioni di polacchi, romeni, albanesi, ucraini, si spostano verso ovest, oltre ai profughi di guerra causati dal conflitto in ex Jugoslavia.
Nel frattempo, flussi sempre più importanti di migranti arrivano da paesi extra-europei, come Africa, Asia e Sud America portando la popolazione straniera residente in Europa quasi a raddoppiare negli ultimi venti anni.

Verso l’Italia

Negli anni settanta l’Italia raggiunge un livello economico di benessere diffuso, giocando un ruolo importante nella storia delle migrazioni. Diviene, infatti, una meta attraente per coloro che hanno come scopo il miglioramento della propria situazione economica: somali, etiopi e filippini (impiegati soprattutto come collaboratori domestici) e marocchini (diventeranno soprattutto lavavetri e venditori ambulanti). Questi migranti partono soli e mandano una parte dei soldi guadagnati – le cosiddette rimesse – alle proprie famiglie rimaste nel paese di origine.

Fonte immmagine: Pexels

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A proposito di Costantino Gisella

Sono nata a Napoli nel 1977 e sono cresciuta con la musica di Pino Daniele, i film di Massimo Troisi e il Napoli di Maradona. Ma non sono mai stata ferma e infatti metà del mio cuore e’ nel Regno Unito dove ho vissuto per svariati anni. Dopo l’esperienza all’estero, ho deciso di iscrivermi all’ Università di Napoli “L’Orientale” (sono laureanda in Lingue e Culture dell’Europa e delle Americhe) per specializzarmi in quella che è la mia passione più grande: la letteratura anglo-americana. Colleziono dischi in vinile, amo viaggiare e non rientro mai da un posto senza aver assaggiato la cucina locale perché credo che sia il modo migliore per entrare realmente in contatto con culture diverse dalla mia.

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