Studiare all’estero rappresenta per tutti uno stimolo per aprire i propri orizzonti. Molti studenti italiani, purtroppo, si trovano quasi costretti ad abbandonare una realtà sicura come quella del proprio paese d’origine, per andare incontro all’ignoto, per raggiungere i propri sogni. Come spesso accade, i test d’ingresso per le facoltà a numero chiuso si adeguano poco alla preparazione liceale e, per questo motivo, ci si ritrova a dover scegliere un percorso alternativo. A tal proposito abbiamo intervistato una studentessa dell’Università di Odontoiatria ad Arad, che ci ha raccontato la sua esperienza all’estero, cosa ha significato per lei studiare in Romania, il processo di crescita al quale è andata incontro e i pregiudizi delle persone che ha dovuto superare.
Studiare all’estero può essere uno stimolo per conoscere nuove persone e imparare una nuova lingua, ma anche un motivo di sofferenza data la lontananza dalla famiglia. Tu come l’hai vissuta?
Inizialmente, non mi sentivo pronta ad ammettere che per il tipo di percorso che avevo scelto di intraprendere, avrei dovuto trasferirmi all’estero. Non è stato semplice accettarlo, ma con il tempo, dato il fatto che era quasi impossibile entrare in Italia, ho accettato l’idea di trasferirmi. Con il tempo ho apprezzato l’idea di vivere in un paese diverso da quello d’origine, perché credo fortemente nell’arricchimento sia didattico che personale di questo percorso.
Attualmente cosa significa per te studiare in Romania?
Studiare in Romania significa aver avuto l’opportunità di poter fare ciò che sogno e di aver conosciuto persone che ad oggi sono parte integrante della mia vita. Sicuramente, questo cambiamento radicale ha contribuito sensibilmente ad un’apertura nei confronti di una cultura a me quasi totalmente sconosciuta. Ha rappresentato anche la responsabilità di vivere da soli e conoscere le paure che prima non avevo, vivendo in un contesto che conoscevo da sempre.
Ci racconti il tuo percorso di studi prima di trasferirti in Romania?
Ho frequentato il liceo scientifico e tra la fine del terzo anno e l’inizio del quarto, ho iniziato un corso per la preparazione al test di Odontoiatria e Medicina. Si trattava di un percorso extracurriculare improntato su un approfondimento delle materie scientifiche, oggetto di analisi del test d’ingresso, ma anche una sorta di ‘’preparazione psicologica’’. Insomma, era un corso che cercava di formarti sia dal punto di vista didattico che personale, tentando di arginare la possibilità di un blocco dovuto all’ansia, aspetto che può compromettere la buona riuscita del test.
Dopo la fine del liceo ho provato per la prima volta il test, sia in università private che pubbliche, con esito negativo per quanto riguarda Odontoiatria. Contestualmente, però, mi era stato suggerito di non aspettare un anno prima di un nuovo tentativo e per questo motivo ho sfruttato quell’intensa preparazione per cercare di entrare in una facoltà scientifica, che mi offrisse la possibilità di convalidare gli esami (una volta entrata a Odontoiatria). Da quel momento ho iniziato un nuovo percorso, senza mai rinunciare al mio sogno. Trascorso un anno ho nuovamente tentato il test, riscontrando ancora una volta un esito negativo. Ero al secondo anno di una carriera universitaria, che mi stava sempre più stretta, e per questo motivo, tra la fine del primo semestre e l’inizio del secondo, ho deciso di cambiare la mia vita trasferendomi in Romania.
Hai sempre sognato di intraprendere questo percorso di studi? Questo è il lavoro dei tuoi sogni?
Si, assolutamente. Da quando ho memoria e dai racconti dei miei genitori, ho sempre manifestato grande interesse verso questo lavoro.
In che misura la tua dedizione e la passione hanno contribuito a rendere più piacevole questo percorso, data la mancanza di casa e data la difficoltà del percorso stesso?
Credo che senza ambizione e dedizione verso questo settore non avrei mai avuto la spinta giusta per poter affrontare due anni di università italiana e sei anni di università all’estero, lontana da casa. Questo è un iter formativo molto lungo, senza contare ciò che precede e ciò che segue. Parlando solo degli anni di università è sicuramente un raggiungimento di un obiettivo più distante, aspetto che a volte può scoraggiare.
Noi giovani viviamo in un mondo che ci vuole sempre più veloci ed efficienti. Per te, a partire da questa constatazione, cosa ha significato interrompere un percorso certo in Italia, per inseguire il tuo sogno all’estero?
Quello che avevo iniziato in Italia per me non ha mai rappresentato una vera e propria chiusura, perché non è mai stata la prima scelta, lo consideravo più un ripiego, qualcosa che poi mi avrebbe facilitato l’accesso alla facoltà di Odontoiatria. Non è stata dura chiudere una porta, perché credo che sia molto più importante concentrarsi su ciò che si vuole realmente fare e non sulla strada più sicura, anche se questo ha comportato iniziare e finire più tardi rispetto ai miei coetanei.
Come definiresti il rapporto tra te e la tua terra d’origine? C’è conflittualità, rancore o nostalgia?
Inizialmente, quando mi sono ritrovata davanti ad una scelta quasi ‘’forzata’’, come quella del trasferimento, provavo rabbia nei confronti di un paese che non mi aveva dato la possibilità di realizzare il mio sogno. Successivamente, sono riuscita a cogliere tutti gli aspetti positivi di questa esperienza che, come ho già detto, mi ha arricchita da tanti punti di vista. Oltre questo, un percorso del genere fornisce anche la possibilità di cambiare le proprie prospettive; quindi, piuttosto che pensare di essere stata sfortunata, ho colto l’irripetibilità di un’occasione del genere.
La tua è un’esperienza molto interessante, perché permette di paragonare il sistema universitario italiano e quello romeno. Quali sono le differenze, in base al tuo vissuto, tra l’approccio didattico dell’università italiana e quella romena?
Il sistema universitario italiano, per quello che mi riguarda e in base alla mia esperienza, è più improntato sullo studio teorico. Spesso sembra quasi che la teoria sia più importante della pratica. In Romania, invece, sono riuscita a trovare un approccio didattico molto più equilibrato, specie perché credo che in tutti i settori, e nello specifico in quello in cui mi sto addentrando, sia necessario fare molta pratica. Anche in Romania l’anno accademico è diviso in semestri, qui, però, ogni studente ha la possibilità di studiare la teoria contestualmente alla pratica, fornendo un quadro d’insieme più chiaro.
Credi che la cultura italiana sia chiusa nei confronti dell’estero?
Credo che da sempre l’italiano sia stato, per cause di forza maggiore, in un certo senso costretto ad emigrare; quindi, non credo che ci siano forti pregiudizi per quanto riguarda l’idea di trasferirsi all’estero, anzi, purtroppo siamo fin troppo abituati al pensiero di lasciare la terra d’origine. Il pregiudizio generale credo che sia rivolto principalmente al paese in cui si emigra; nello specifico la Romania è spesso vittima di pregiudizi. L’italiano medio non pensa che la Romania possa essere un paese accogliente e all’avanguardia tanto quanto la Francia o l’Inghilterra, anzi si crede che sia un paese ancora eccessivamente arretrato. Il grande insegnamento che ho avuto modo di trarre dai suoi abitanti di è, senza ombra di dubbio, la volontà di riscatto e la forza di crescere continuamente.
Ti è mai capitato di essere vittima di pregiudizi per la tua scelta di studiare in Romania? Se sì, ti sei mai lasciata influenzare?
Si, certamente mi è capitato. Inizialmente, era motivo di sofferenza, specie perché vedevo che gli altri non riuscivano a comprendere tutti gli sforzi e i sacrifici che c’erano dietro questa mia scelta. Il problema, agli occhi degli altri, non è tanto studiare in Romania quanto più studiare Odontoiatria e Medicina in Romania. Successivamente, questa è una cosa che fortifica ancora di più, anzi, credo sia proprio una spinta e uno stimolo che ti spinge a dimostrare ancora di più rispetto a chi ha la fortuna di laurearsi in Italia.
Cosa diresti ai ragazzi che si trovano nella stessa situazione che hai vissuto? Ne è valsa la pena ad oggi lasciare tutto e iniziare da zero?
Ne è valsa sicuramente la pena, perché reputo tutta questa esperienza un arricchimento oltre che formativo, anche personale. Bisogna essere aperti anche all’ignoto, avere paura all’inizio è del tutto normale, tutti gli inizi spaventano, ma consiglio a chi si trova in questa situazione di inseguire i propri sogni, perché ne vale sempre la pena.
Sei grata alla Romania?
Assolutamente sì. È grazie a questo paese se ho avuto la possibilità di raggiungere il mio sogno.
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