Superstiti della Shoah: 5 testimonianze storiche

Superstiti della Shoah: 5 testimonianze storiche

I superstiti della Shoah hanno vissuto un vero e proprio genocidio commesso dalla Germania nazista di Hitler. Chi furono le vittime? Gli ebrei e chiunque fosse “inferiore” alla razza ariana. Ad oggi si contano circa 161.400 superstiti.

Tra le testimonianze storiche dei superstiti della Shoah, ne ricordiamo cinque:

1. Liliana Segre

Nata a Milano nel 1930, oggi è conosciuta per essere una politica italiana e soprattutto per essere una delle superstiti della Shoah. Nel 1944, alla tenera età di tredici anni, venne deportata nei campi di concentramento. Stando a quanto testimoniato dalla senatrice italiana, le venne assegnato il numero 75190 e iniziò a lavorare presso una fabbrica di munizioni, nello stesso campo di concentramento. Inizialmente venne inviata ai campi di Auschwitz-Birkenau, per poi essere spostata diverse volte fino ad arrivare nel campo di Malchow, che fu l’ultimo campo dato che il primo maggio del ’45 venne liberata dall’Armata Rossa, lei e altri 24 ragazzini: gli unici sopravvissuti.

2. Otto Frank

Otto Frank, tra i superstiti della Shoah, è l’unico sopravvissuto della famiglia Frank. È conosciuto soprattutto per essere stato il padre di Anna Frank e per aver pubblicato il diario di sua figlia nel 1947 come testimonianza di ciò che lui e la sua famiglia hanno vissuto durante gli anni che sono stati nascosti ad Amsterdam, e che hanno anticipato gli anni di prigionia passati nei campi di concentramento. Trascorre ben cinque mesi nel campo di Auschwitz e riesce a sfuggire alla marcia della morte nascondendosi nell’infermeria del campo. Nato a Francoforte nel 1889, quando Hitler sale al potere si rende conto che la Germania non è più un posto sicuro per lui e per la sua famiglia; riportiamo qui le sue esatte parole: «mi resi conto che la Germania non era l’unico paese al mondo e lo lasciai per sempre». Muore nel 1980 a causa di un cancro ai polmoni.

3. Nina Weil

Aveva solo dieci anni quando, nel 1942, venne deportata nei campi di concentramento insieme alla madre. Tra i superstiti della Shoah Nina Weil racconta di aver visto dalla finestra arrivare i tedeschi con dei carri armati, consapevole di quel che stava per accadere. La “stella gialla” doveva essere indossata da tutti gli ebrei, a partire dai tre anni, non potevano più andare nei parchi giochi e non avevano più il diritto di poter andare a scuola e studiare. Il numero tatuato sul suo braccio era il 71978; di quel momento racconta: «non piansi per il dolore ma per il numero che mi stavano assegnando». È riuscita a sopravvivere insieme ad altre 36 persone del suo gruppo ed è fuggita in Svizzera, dove si è ricostruita una nuova vita mai dimenticando il passato.

4. Primo Levi

Scrittore e partigiano italiano, fu uno dei superstiti della Shoah. Ha scritto Se questo è un uomo, un’opera memorialistica in cui racconta in prima persona ciò che ha vissuto nei campi di concentramento. Racconta che fu deportato il 22 febbraio del 1944 e di essere arrivato nel campo di concentramento di Auschwitz dopo cinque giorni di viaggio. Registrato con il numero 174517, rimase nei campi fino al 1945 a seguito della liberazione da parte dell’Armata Rossa.

5. Samuel Modiano

Detto anche Sami, è un attivo testimone tra i superstiti della Shoah. Nato nel 1930, si ritrova ben presto a fare i conti con le leggi razziali: a otto anni viene espulso dalla scuola e la sua unica colpa è quella di essere ebreo. Deportato nei campi di concentramento il 23 luglio del 1944, il suo nuovo nome diventa un numero: B7455. Negli stessi campi conoscerà una persona, Piero Terracina, con cui nascerà «un’amicizia vera, profonda e fraterna», stando a quanto raccontato dallo stesso Sami. Si salvò dai campi il 26 gennaio 1945, un giorno prima che arrivassero i sovietici.

Fonte immagine: Pexels

A proposito di Agata Tartataglione

Vedi tutti gli articoli di Agata Tartataglione

Commenta