Tutti almeno una volta abbiamo sentito la parola “geisha” ( 芸者 = letteralmente ARTE e PERSONA), una classe di donne giapponesi specializzate nell’arte dell’intrattenimento, delle performer a tutto tondo che intrattengono i loro clienti con canti, danze, e sono anche abili conversatrici. Ma sicuramente chi è poco avvezzo alla cultura nipponica, non avrà mai sentito il termine “taikomochi” ( 太鼓持 ) che altro non è che la versione maschile delle geisha.
Curiosi? Entriamo più nel dettaglio e conosciamo la figura del taikomochi.
I taikomichi ( 太鼓持 “taiko” = tamburo e “mochi” = portatore) vivevano e prestavano la loro opera presso le corti dei daimyō (signori feudali dell’Epoca Meiji). Avevano il compito di intrattenere i loro signori con canti, danze, spettacoli umoristici, ed erano esperti conoscitori delle cerimonie del tè oltre che amati artisti. I taikomochi seguivano i loro signori in battaglia e ne narravano le storie attraverso il canto.
Ma la situazione privilegiata dei taikomochi cambiò con il XVII secolo: l’inizio dell’era Tokugawa aveva portato ad un periodo pacifico, senza più quei conflitti che avevano martoriato il Paese nel secolo precedente. Non essendoci più guerre, i taikomochi persero la loro funzione di consiglieri e di aiuto al loro signore durante le operazioni militari: divennero dei puri intrattenitori e la maggior parte vennero assunti dalle oiran che lavoravano nei quartieri del piacere. I taikomochi, con le oiran, divennero degli esperti nell’arte dell’intrattenimento; il loro compito era quello di intrattenere gli ospiti in attesa dell’arrivo del clou della serata: l’incontro con la oiran. Fu in questo periodo che cominciò a circolare il nome di “geisha” per designare i taikomochi.
Nel 1750 comparve Kikuya, la prima geisha femminile (“onna geisha”), e questo segnò il declino dei geisha maschili (“otoko geisha”) perché le donne intrattenitrici riscossero tra i clienti un maggior successo. In quegli anni c’erano tra cinque o seicento taikomochi in Giappone durante l’apice della loro popolarità. Da allora la figura della geisha iniziò a declinare così come la popolarità delle jokyu (ragazze del caffè) negli anni ’20 a causa dell’occidentalizzazione: questo fenomeno ha portato il Giappone a conoscere nuovi modi e mezzi di piacere più economici e meno pretenziosi. Con il declino della figura della geisha, a sua volta vediamo declino del taikomochi. Il loro declino accelerò con la Seconda guerra mondiale e i taikomochi continuano a declinare ancora oggi. Sebbene ci siano ancora piccole comunità di geishe a Kyoto e Tokyo, in Giappone ci sono solo otto taikomochi. Quattro taikomochi sono a Tokyo, uno è a Kyoto.
Ad oggi di rilevante importanza è il caso di Shozo “Taikomochi” Arai, un’emblematica figura che è testimonianza di come la figura del taikomochi sia cambiata in questi ultimi anni: oltre a proseguire, con orgoglio, il suo mestiere di intrattenitore, di animatore di feste, spesso come supporto alle geisha, Arai rilascia interviste, gestisce un suo sito web, scrive articoli su giornali, partecipa ad eventi mondani, tiene conferenze nel tentativo di mantenere viva, di diffondere anche all’estero, la conoscenza di questo antichissimo mestiere.
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