Il Toro Farnese, noto anche come Supplizio di Dirce, è un imponente gruppo scultoreo di epoca ellenistica o romana, oggi conservato presso il Museo Archeologico Nazionale di Napoli. Considerata la più grande scultura singola dell’antichità mai rinvenuta, l’opera raffigura un episodio della mitologia greca, il supplizio di Dirce, e affascina per le sue dimensioni monumentali, la complessità della composizione e la drammaticità della scena rappresentata.
Cos’è il Toro Farnese? Storia e ritrovamento
L’opera originale: da Rodi a Roma
L’autore dell’opera è incerto. Inizialmente, grazie alle testimonianze di Plinio il Vecchio, l’opera fu attribuita agli scultori di Rodi Apollonio di Tralle e a suo fratello Taurisco, e si pensava che fosse stata realizzata alla fine del II secolo a.C. e poi trasportata a Roma. Tuttavia, ipotesi più recenti suggeriscono che la scultura descritta da Plinio non sia il Toro Farnese conservato a Napoli, ma un’altra opera, andata perduta.
Il ritrovamento nelle Terme di Caracalla e la Collezione Farnese
Il Toro Farnese fu rinvenuto nel 1545 nelle Terme di Caracalla a Roma, durante gli scavi promossi da papa Paolo III Farnese, che intendeva arricchire la sua collezione di antichità per abbellire Palazzo Farnese. Un condotto per il passaggio dell’acqua, rinvenuto vicino ai piedi del toro, suggerisce che l’opera potesse originariamente far parte di una fontana monumentale all’interno delle Terme.
Il trasferimento a Napoli
La scultura, insieme ad altre opere della Collezione Farnese, fu ereditata da Carlo di Borbone, figlio di Elisabetta Farnese, e successivamente trasferita a Napoli per volere di Ferdinando IV di Borbone nel 1788. Oggi, il Toro Farnese è uno dei pezzi più importanti e ammirati del Museo Archeologico Nazionale di Napoli.
Descrizione del Toro Farnese: un’opera monumentale
Dimensioni, materiale e composizione
Il Toro Farnese è una scultura di dimensioni colossali, alta circa 3,70 metri e ricavata da un unico blocco di marmo del peso stimato di 24 tonnellate. La composizione è di tipo piramidale, con diverse figure disposte attorno al toro, che occupa la posizione centrale e dominante.
I personaggi rappresentati: il supplizio di Dirce
La scultura rappresenta il supplizio di Dirce, regina di Tebe, legata a un toro infuriato dai gemelli Anfione e Zeto, figli di Antiope, per vendicare le sofferenze inflitte alla madre. Oltre a Dirce, al toro e ai due gemelli, sono presenti altre figure, tra cui Antiope, un pastore e un cane, che contribuiscono a creare una scena dinamica e ricca di pathos.
Il mito di Dirce e Antiope: la storia dietro la scultura
La seduzione di Antiope da parte di Zeus e la nascita dei gemelli
Il mito di Dirce e Antiope, narrato da Euripide in una tragedia del 410 a.C., racconta che Antiope, figlia del re di Beozia, fu sedotta da Zeus, e da questa unione nacquero i gemelli Anfione e Zeto. Il padre di Antiope, per punirla, la consegnò al fratello Lico, re di Tebe, e i gemelli furono abbandonati e allevati da un pastore.
La vendetta dei figli e il supplizio di Dirce
Antiope divenne schiava di Lico e subì le angherie e i maltrattamenti di Dirce, moglie di Lico, gelosa della sua bellezza. Dopo molti anni, Antiope riuscì a fuggire e a raggiungere i suoi figli, ormai adulti. Anfione e Zeto, per vendicare la madre, uccisero Lico e legarono Dirce alle corna di un toro infuriato, che la trascinò fino alla morte. Il Toro Farnese raffigura proprio questo momento culminante e drammatico del mito.
Autore e stile del Toro Farnese: un capolavoro dell’arte ellenistica?
Come detto precedentemente, l’attribuzione e la datazione del Toro Farnese sono ancora oggetto di dibattito tra gli studiosi. La composizione piramidale, il dinamismo delle figure, il verismo analitico nella resa dei dettagli anatomici e l’intensità emotiva della scena sono caratteristiche che rimandano allo stile ellenistico, in particolare alla scuola di Rodi. Se vi trovate a Napoli, non potete non visitare il Museo Archeologico Nazionale per ammirare quest’opera.
Fonte immagine ” Toro Farnese: storia e caratteristiche”: Marie-Lan Nguyen (2011), Wikipedia