Toska è la parola russa intraducibile che esprime malinconia e dolore. Rappresentata nei classici famosi della letteratura russa come nei romanzi di Dostoevskij e Tolstoj, toska va ben oltre l’essere un semplice termine linguistico, definendo un sentimento che identifica non solamente la malinconia russa, ma una tristezza comune a molti paesi del mondo.
Toska (letto in italiano: taskà; in russo: тоска) è un concetto sfuggente che può essere tradotto in vari modi a seconda del contesto: una malinconia apatica, una tristezza senza una causa specifica o una fitta di angoscia.
Etimologicamente, toska deriva dalla radice proto-slava *tъska. Nella lingua slava orientale antica, тъска significava “tensione, dolore, tristezza, preoccupazione”. In lingua ceca, una parola correlata a toska è teskný (derivante dalla stessa radice proto-slava) che significa “timoroso, impaurito”. Può anche significare desiderio o nostalgia di casa, simile forse a saudade in portoghese: la pesantezza interiore dolore per un luogo o una persona lontana o un tempo passato.
La parola toska evoca un sentimento molto vicino a ciò che il Buddha descrisse come duḥkha, che è stato erroneamente tradotto dal sanscrito e dal pali come sofferenza, ma in realtà significa insoddisfazione. Molte persone russe suggeriscono quest’interpretazione di toska come desiderio ardente di una sorta di soddisfazione interiore sfuggente: una noia interiore per la quale non si trova una ragione che ci rode nelle lunghe e buie giornate invernali.
La parola russa toska è, in effetti, un termine complesso che non ha una traduzione diretta in italiano o in qualsiasi altra lingua. Essa cattura una particolare forma di malinconico desiderio e angoscia spirituale profondamente radicati nella psiche e nella cultura dell’Europa orientale.
Toska nella letteratura
Nell’atmosfera dei romanzi classici russi si respira molta aria della toska, che appare spesso come tema centrale nelle opere di numerosi autori famosi come Fëdor Dostoevskij, Anton Čechov e Lev Tolstoj. Questi grandi scrittori ritrassero abilmente personaggi in lotta con la toska, riflettendo le loro lotte interiori, i dolori e le speranze della condizione umana. Le ispirazioni per raffigurare quei sentimenti oscuri e per farli emergere sono benvenute, soprattutto se danno vita a capolavori come Anna Karenina, o per citare altre due opere a tema: il racconto breve di Cechov intitolato Miseria (Тоска); la poesia di Marina Cvetaeva nota come Disperazione per la patria (Тоска по родине).
La letteratura russa impregnata di toska racconta di nobili e soldati sempre in agonia nei loro vasti e magnifici palazzi, di persone che soffrono, muoiono o si suicidano. Allo stesso modo, racconta della prima e durante la Rivoluzione russa, quando i lavoratori vivevano all’ombra della povertà e si sforzavano di superare le loro vite difficili.
Lo scrittore russo-americano Vladimir Nabokov, meglio conosciuto come l’autore di Lolita, spiega la toska:
«Nessuna parola in un’altra lingua rende tutte le sfumature di toska. Nella sua forma più profonda e dolorosa, è una sensazione di grande angoscia spirituale, spesso senza una causa specifica. A livelli meno morbosi è un dolore sordo dell’anima, un desiderio senza nulla da desiderare, un languore malato, una vaga irrequietezza, spasimi mentali, desiderio. In casi particolari può essere il desiderio di qualcuno di qualcosa di specifico, nostalgia, mal d’amore. Al livello più basso si trasforma in noia, solo noia».
Altre espressioni o parole russe non traducibili
Naturalmente, come accade in ogni altra lingua, ci sono una pletora di altre parole e frasi russe forse ancora più intraducibili. Zasisjivazzaya v gastyah (in russo: Засиживаться в гостях) ad esempio, può essere trasmesso solo tramite spiegazione, non traduzione: si riferisce al fatto di stare a casa di qualcuno e non voler andare via perché ci si sta godendo così tanto la compagnia. Poi c’è lo slang pyeregar (in russo: перегар) che si riferisce al tanfo di alcol stantio la mattina dopo nell’alito di qualcuno o nella stanza in generale. Questi sono solo un paio di esempi di una lista infinita; ma perché allora toska è diventato l’esempio più citato? Sembra che oltre alla difficoltà di trovare un equivalente adeguato del suo significato, l’attrattiva dell’intraducibilità di questa parola per il mondo occidentale risieda nella sua percepita connessione con il mito della zagadochnaya russkaya dusha (in russo: загадочная русская душа): l’anima russa enigmatica.
L’enigma dei molti significati stratificati della parola toska è ciò che la rende così difficile da tradurre, ma la sua stessa intraducibilità sembra avvolgerla nell’esotismo e nell’anima che è storicamente appropriata alla cultura e all’arte russa dagli osservatori occidentali.
Almeno una parola si riflette facilmente e senza problemi tra il russo e le altre lingue: neperevodimost (in russo: непереводимость): intraducibilità.
Cercare le piccole cose che ci rendono felici oggigiorno è una tendenza nel mondo postmoderno. Anche se Lagom, Hygge e altri termini non sono parole che vengono utilizzate in ogni lingua, la cultura del “cercare di rendersi felici” è piuttosto comune in ogni paese. Con l’effetto della pandemia, delle guerre e delle contrazioni economiche, i problemi hanno da tempo superato l’essere specifici dei russi: ogni paese ha la sua toska.
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