Tradizioni giapponesi ancora in vita: 3 da scoprire

Tradizioni giapponesi ancora in vita: 3 da scoprire

Il Giappone è un paese molto antico, ricco di tradizioni millenarie che ancora vengono portate avanti. Vediamo 3 tradizioni giapponesi interessanti, e come queste contribuiscono al turismo del paese.

Washi: la tradizione giapponese della carta

carta washi (Wikipedia)

La carta washi ( 和紙) è un tipo di carta fatta secondo i metodi tradizionali giapponesi; leggera e molto resistente, la sua origine risale al VII secolo d.C. I materiali con cui viene prodotta sono corteccia d’albero, bambù e riso, tipiche risorse del territorio giapponese. è forse proprio la fattura naturale e artigianale a rendere la carta washi così unica e pregiata; in certi tipi di carta washi è infatti possibile intravedere le fibre naturali dei materiali.

Come viene prodotta la carta washi?

Il processo non è particolarmente complesso, se non che richiede molto lavoro ed estrema pazienza. I passaggi principali sono:

  • Preparazione dei materiali: vengono prese le materie prime (bambu, paglia di riso, corteccia) e vengono ammorbidite in acqua bollente. Questo è un processo che impiega più di una giornata.
  • Creazione della polpa: i materiali ammorbiditi vengono schiacciati e rivangati con un martello di legno, finché non si ottiene una poltiglia unita ad acqua. Questa è la creazione della polpa
  • Asciugatura: la poltiglia viene stesa su una superficie piana e lasciata al sole. L’acqua in eccesso cola da un setaccio, così da lasciare come prodotto finale solo le materie solide.
  • Compressione e finitura: la carta viene ulteriormente compressa con una pietra. La pietra ha il compito di levigare e lisciare la superficie.

Dopo i menzionati passaggi, la carta può essere tagliata nel formato desiderato e viene distribuita. Il video sopra allegato mostra l’intero processo di lavorazione e i passaggi precisi di una carta tradizionale di Kurotani, un’area a nord della prefettura di Kyoto.

I Matsuri: le più antiche tradizioni giapponesi

Se si parla di tradizioni, non possiamo non menzionare le feste locali, chiamate 祭り (matsuri). Ne esistono molte, ogni regione ne ha una; ciò che le accomuna è il senso di comunità tra la gente, gli elementi religiosi e il buon cibo. Alcuni dei matsuri più importanti sono: il Gion Matsuri di Kyoto, il Nebuta Matsuri di Aomori.

Gion Matsuri di Kyoto

Gion Matsuri a Kyoto (Wikicommons)

Il Gion Matsuri di Kyoto avviene a Luglio. Ciò che lo caratterizza, come molte altre tradizioni giapponesi di questo tipo, sono i numerosi carri, decorati con immagini e simboli allegorici, che vengono trainati per le strade di Kyoto. Le processioni principali avvengono il 17 luglio e il 24 luglio.

Prima delle due processioni (dal 14 al 16 luglio e dal 21 al 23 luglio), la gente ammira i magnifici carri parcheggiati per le strade della città. Le strade si animano di bancarelle che vendono portafortuna (chiamati chiamachi) e cibo locale. Si usa indossare il kimono in cotone leggero, lo yukata. Questo periodo di attesa delle processioni viene chiamato Yoiyama.

Le origini della festa datano al 869 d.C., quando si volle placare gli dèi da un’epidemia. La tradizione vuole che venga scelto un bambino come messaggero divino: il bambino non può appoggiare i piedi a terra dal 13 luglio fino al 17 luglio, l’inizio della prima processione; per questo viene fatto stare sopra un carro.

Il Nebuta Matsuri di Aomori

tradizioni giapponesi

Aomori si trova nella regione del Tohoku, nella parte settentrionale dell’isola. Si festeggia dal 2 al 7 agosto.

Il festival consiste nel trasportare carri, chiamati Nebuta, al centro della città. Le parate avvengono quasi tutte di notte. I carri, più di 20, vengono costruiti con perizia e dedizione per molti mesi; i carri rappresentano figure mitologiche e divine, guerrieri, figure del teatro Kabuki, anche personaggi di programmi televisivi. 

Danzatrici e danzatori mostrano le tipiche danze per strada, con un costume tipico chiamato haneto. Per partecipare alla festività è possibile noleggiare un haneto (nella regione di Aomori) ed entrare nelle danze: i cittadini locali saranno più che felici di accogliervi.

Tradizioni giapponesi della pesca: chi sono le Ama?

Il mondo della pesca oggigiorno è dominato dal mondo maschile. Tra le tradizioni giapponesi, la pesca è sempre stata presente.

Nelle isole del Kansai, in Giappone, però, esistono comunità di pescatrici donne che si immergono per catturare pesci e abaloni: sono le Ama. Esse portano avanti una tradizione antichissima. Scopriamo chi sono e come raggiungerle.

海女 è il termine giapponese per indicare una pescatrice (letteralmente “mare” e “donna”, seguendo i caratteri).
Le Ama possono sembrare persone rare oggi, ma la pratica dell’immersione è stata in Giappone per più di 2000 (alcuni dicono 3000) anni. Il paese, dopotutto, non poteva che affidarsi alla pesca, considerata la sua posizione geografica. È probabile che le Ama, durante le epoche più antiche, avessero avuto come ruolo principale quello di raccogliere gli abaloni marini, preziosi gioielli per i santuari.
Le Ama hanno capacità sorprendenti: si immergono nell’acqua per più di 60 secondi, senza attrezzature pesanti o tecnologiche. Trattenendo il respiro, raggiungono fino a 15 metri di profondità per catturare pesci, frutti di mare, e altro. Tutto questo con età molto avanzate: le più giovani hanno 50 anni, le più avanzate 67.
I prodotti che prelevano vengono venduti per turisti e cittadini. Possono essere vari:
• alghe
• aragoste
• ostriche
• polpi
• ricci di mare
• abaloni

Dove è possibile incontrare le Ama?

A Toba, nella parte meridionale del Giappone, cioè la prefettura di Mie, è possibile trovare ancora molte Ama. Nella penisola di Ise Shima sono presenti molte pescatrici: questo è il luogo con la più alta percentuale.
Hachiman, in provincia di Toba, è appunto possibile trovare un altro centro di interesse per chi ha intenzione di conoscere questa tradizione.
In questi luoghi è possibile incontrare le pescatrici e parlare con loro, mangiare pesce fresco tra cui le scaloppine, i gamberi e i frutti di mare. È possibile parlare davanti al fuoco con le pescatrici, proprio come se fossimo parte del villaggio, sentire quali tecniche usano e quali esperienze hanno fatto nelle acque.

Si tratta di ristrette comunità matriarcali. Sono donne molto ospitali e calorose con gli stranieri, tanto che è possibile vestirsi con gli indumenti tipici delle Ama. Sembra che le stesse pescatrici siano al corrente del potenziale del turismo culturale in Giappone e ne sappiano sfruttare i benefici.

Le tradizioni giapponesi: usanze a rischio

Come spesso accade con le tradizioni giapponesi millenarie, anche quella delle Ama sta svanendo. La pesca rimane un perno fondante della cultura giapponese, ma le modalità tradizionali della pesca Ama stanno cambiano. Ormai non sono più di 2000 pescatrici, quando prima della metà del XX secolo erano 20,000.
All’inizio si usava un leggero panno per immergersi, dopo gli anni 60 si è aggiunto qualche mezzo più funzionale: maglietta termica e una maschera. Ora i mezzi tradizionali vengono sostituiti con l’equipaggiamento moderno: le donne si immergono con l’intera tuta da sub.

 

Fonte Immagine: Wikicommons

 

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