Ukie: il precursore dell’Ukiyoe

Ukie: il precursore dell'Ukiyoe

L’ukie 浮き絵 (immagini fluttuanti) è un sottogenere dell’ukiyoe 浮世絵 che rappresenta il primo banco di prova per lo studio e l’utilizzo di tecniche occidentali fino ad allora sconosciute agli artisti giapponesi: la prospettiva lineare, il chiaroscuro e l’uso dell’ombra proiettata.
Emerso intorno al 1730, non ha goduto di grande risonanza ma è stato di fondamentale importanza per l’avanzamento tecnico della xilografia giapponese.
Nel 1641, lo shōgun (将軍, comandante dell’esercito e governatore militare) Tokugawa Iemitsu (徳川家光, 1604-1651) promulgò un editto che inaugurò il lungo periodo di autarchia e isolazionismo selettivo conosciuto come Sakoku 鎖国 (paese in catene).
Fino all’arrivo nella baia di Tōkyō delle navi nere dell’ammiraglio statunitense Matthew Perry nel 1853 e alla derivante riapertura del paese, le popolazioni a cui erano consentiti scambi commerciali con il Giappone erano solo cinque: dalla grande isola di Hokkaidō, gli Ainu, e dall’isola di Kyūshū, a sud, il Regno Semi-indipendente di Ryūkyū 琉球王国, i coreani, i cinesi e gli olandesi.
Fu proprio grazie a questi ultimi che le tecniche artistiche occidentali arrivarono al popolo giapponese, allora rilegato tra i confini della sua terra e bramoso di scoprire cosa c’era oltre l’oceano.
Gli avventurieri provenienti dai Paesi Bassi erano stati gli unici a non intraprendere la via del proselitismo; ne conseguì il permesso di sostare presso l’isola di Deshima 出島, al largo di Nagasaki. Con il blocco del rangaku 蘭学 (studi olandesi) e dello yōgaku 洋学 (studi occidentali) vennero importate in Giappone non solo le tecniche innovative sopracitate, ma anche immagini di paesaggi esotici da provare a riprodurre (Yōga).

La nascita dell’ukie

Nel periodo iniziale le complesse rappresentazioni di esterni nell’ukie erano ben più rare rispetto a quelle di interni; le geometrie precise di palchi e teatri agevolavano la messa in pratica dell’effetto prospettico.
Grazie all’ausilio di testi tecnici di matrice occidentale come il famoso Groot Schilderboek del 1707 a cura dell’olandese Gerard de Lairesse (1640-1711), risultò più agevole comprendere il funzionamento della prospettiva lineare: facendo sì che i vettori obliqui C e D si incontrino nello stesso punto B della linea orizzontale F, è possibile ricreare l’effetto avvolgente della prospettiva.

Gerard de Lairesse (1640-1711). Disegno prospettico (dettaglio).
Groot schilderboek (Amsterdam, 1738), p. 366. Ryerson and Burnham Libraries.

Viste fantastiche del lontano Occidente

Utagawa Toyoharu (歌川 豊春, 1735 – 1814), uno dei nomi più importanti legati alla corrente artistic dell’ukie, si cimentò in numerose rappresentazione di paesaggi occidentali (non particolarmente accurati dal punto di vista della veridicità storica).
La principale fonte d’ispirazione, nonché la base da cui partì, furono le stampe calcografiche (lastre di rame) della città di Venezia. I risultati consistono in ibridi di caratteristiche architettoniche di diversi paesi occidentali, oppure in sovrapposizioni di celebri vedute occidentali con alcuni elementi tipicamente giapponesi.
Dipinto di un monastero francescano in Olanda, anche a un occhio non troppo esperto, ricorda più i Fori Romani che un classico paesaggio nederlandese.

Attribuito a Utagawa Toyoharu 歌川 豊春 (1735 – 1814).
Dipinto di un monastero francescano in Olanda

(Oranda Furansukano garan no zu) オランダフランスカノ伽藍の図.
Xilografia policroma, ōbanorizzontale 25.6 x 37.3 cm.
Periodo Edo (1603-1868), ca. 1770.
(Smithsonian National Museum of Asian Art Collection)

Mentre nel suo Un porto a sud-est dell’Olanda, la vegetazione, l’architettura e i costumi dei personaggi raffigurati nella stampa sono di stampo chiaramente occidentale, ma la base dei palazzi, l’architettura urbana e i ponti hanno il gusto proprio del Giappone.

Utagawa Toyoharu 歌川 豊春 (1735 – 1814).
Immagine prospettica: Un porto dell’Olanda sud-est

(Ukie Orandakoku tōnan no minato no zu)
浮絵オランダ国東南の図
Xilografia policroma, ōban orizzontale, 25.6 x 38.8 cm.
Periodo Edo (1603-1868), ca. 1770.
(British Museum)

Fonte immagine in evidenza: Art Institute of Chicago; Clarence Buckingham Collection

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A proposito di Christian Landolfi

Studente al III anno di Lingue e Culture Comparate (inglese e giapponese) presso "L'Orientale" di Napoli e al I anno di magistrale in Chitarra Jazz presso il Conservatorio "Martucci" di Salerno. Mi nutro di cultura orientale in tutte le sue forme sin da quando ero piccino e, grazie alla mia passione per i viaggi, ho visitato numerose volte Thailandia e Giappone, oltre a una bella fetta di Europa e la totalità del Regno Unito. "Mangia, vivi, viaggia!"

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