Tra gli episodi più celebri, affascinanti e misteriosi dell’Odissea di Omero c’è quello di Ulisse e le sirene. Un incontro carico di tensione e di simbolismo, che mette alla prova l’astuzia e la curiosità dell’eroe greco di fronte al potere seduttivo e mortale del canto delle sirene. L’Odissea di Omero è il più importante tra i poemi tramandati dall’umanità. Fin dai tempi della scuola abbiamo accompagnato Ulisse nelle sue avventure, assieme a lui abbiamo affrontato il ciclope Polifemo, la maga Circe, Scilla e Cariddi.
Chi erano le sirene? Creature del mito tra bellezza e inganno
La mitologia greca descrive le sirene come figlie del dio fluviale Acheloo e di Melpomene, la musa della tragedia. L’iconografia classica raffigura queste leggendarie creature come esseri metà donna nella parte superiore del corpo e metà uccello in quella inferiore. Secondo il mito, le sirene avevano il potere di incantare i marinai con il loro canto melodioso, spingendoli a naufragare contro gli scogli.
Le sirene nell’Odissea di Omero: il canto che incanta e uccide
Nel XII libro dell’Odissea Circe mette in guardia Ulisse e i suoi compagni da queste creature. Le sirene hanno il volto di donne affascinanti e attirano gli uomini che attraversano le acque con il loro irresistibile canto per poi divorarli e riempire la loro scogliera con cumuli di ossa. La maga consiglia all’eroe e alla sua ciurma di turarsi le orecchie con della cera, in modo che non possano lasciarsi ammaliare dal loro canto.
Le sirene nelle Argonautiche di Apollonio Rodio: la sconfitta di Orfeo
Le creature del mare compaiono anche nel IV libro delle Argonautiche di Apollonio Rodio. Di ritorno dalla Colchide con il vello d’oro, Giasone e il suo equipaggio si imbattono nelle sirene pronte a tendere lo stesso inganno. Non appena però iniziano a cantare, prontamente Orfeo intona con la lira una melodia più dolce. Sia in Omero che in Apollonio Rodio si narra anche della loro fine: in preda alla frustrazione, le sirene si uccisero gettandosi dalla scogliera.
L’incontro tra Ulisse e le sirene: l’astuzia contro la seduzione
Tuttavia, spinto dall’inestinguibile curiosità che lo contraddistingue, l’eroe tappa le orecchie solo ai compagni e da questi si fa legare all’albero della nave in modo da poter ascoltare la voce delle sirene. Queste lo invitano a restare con loro, ma l’acheo riesce a resistere al loro inganno. Ulisse e le sirene, l’episodio termina così.
Il piano di Ulisse: il vino e il bastone ardente
Ulisse, seguendo i consigli di Circe, ordina ai suoi compagni di tapparsi le orecchie con la cera e di legarlo saldamente all’albero maestro della nave. In questo modo, l’eroe può ascoltare il canto delle sirene senza cedere alla tentazione di raggiungerle, mentre i suoi compagni, non potendo udire nulla, possono continuare a navigare senza pericolo.
La fuga e la vendetta di Poseidone
Il cadavere di una di loro, Partenope, giunse sulle rive del fiume Sebeto dove sorgeva Neapolis, il nucleo di quella che diverrà Napoli. In suo onore gli abitanti eressero una tomba e dettero alla loro città il suo nome.
La superbia di Ulisse e la maledizione di Polifemo
Quando gli altri ciclopi arrivano in soccorso di Polifemo, non capiscono cosa sia successo, perché lui continua a ripetere: “Nessuno mi ha accecato. Nessuno vuole uccidermi” e così, pensando fosse impazzito, se ne ritornano nelle rispettive caverne. Una volta sulla nave, Ulisse grida il nome di Polifemo per attirare la sua attenzione, e rivelargli la sua reale identità. Non può lasciare che ciò che ha fatto resti anonimo e nella sua arroganza ne pagherà il prezzo, perché Polifemo, figlio del dio del mare, bramerà vendetta e Poseidone, suo padre, farà di tutto per rendergli il viaggio di ritorno a Itaca, il più burrascoso di tutti.
Il significato del mito di Ulisse e le sirene
L’incontro tra Ulisse e le sirene è ricco di significati simbolici. Il canto delle sirene rappresenta le tentazioni e i pericoli che si incontrano lungo il cammino della vita, le insidie che possono allontanarci dai nostri obiettivi e dalla nostra vera natura. La scelta di Ulisse di ascoltare il canto, pur legato all’albero, simboleggia la sete di conoscenza e il desiderio di esplorare l’ignoto, anche a costo di correre dei rischi. La cera nelle orecchie dei compagni rappresenta invece la prudenza e la capacità di resistere alle tentazioni.
Ulisse e le sirene, e non solo: la figura delle sirene nel tempo
Nel corso del tempo le sirene sono state soggette ad interpretazioni e riletture. Nel medioevo si inizia a raffigurarle con l’aspetto che conosciamo tutti: esseri metà donna e con la coda di pesce. È interessante notare anche il fatto che esse vengano rappresentate nell’atto di allargare le estremità della coda, come si vede nel mosaico della cattedrale di Otranto. Un’evidente allusione sessuale, simboleggiante il peccato della lussuria e l’eccessivo amore per i beni materiali che allontana da Dio.
La sirenetta di Andersen: un simbolo di amore impossibile
Una delle reinterpretazioni più celebri è senza dubbio quella dello scrittore Hans Christian Andersen, che nel 1837 scrisse la più celebre di tutte le su fiabe: La sirenetta. Non più un mostro doppiogiochista che seduce gli ignari naviganti, ma una giovane donna che per amore di un uomo sulla terraferma rinuncia alla propria natura marina fino a morirne. Un esempio di amore impossibile che ha goduto di fortuna fino ad oggi, se pensiamo anche alle riletture che ne ha fatto il cinema. Dall’omonimo film della Disney del 1989 fino a Splash – una sirenetta a Manhattan di Ron Howard (1985), senza dimenticare la recente serie tv italiana Sirene di Davide Marengo.
Conclusione: il fascino immortale di un mito
Che siano creature alate o degli abissi, donne bellissime e seducenti o innamorate infelici resta indubbio il fatto che le sirene siano tra le creature più affascinanti e misteriose dell’immaginario umano. Il loro oscuro e melodioso canto risuona ancora oggi e chissà se ne scopriremo mai gli occulti arcani. L’episodio di Ulisse e le sirene continua ad affascinare e a stimolare riflessioni sul tema del desiderio, della conoscenza e del limite umano. Un mito che, a distanza di secoli, non ha perso nulla del suo potere evocativo e della sua capacità di interrogare la nostra natura più profonda.
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Fonte immagine: Wikipedia
Didascalia: Ulisse e le sirene, dipinto di John William Waterhouse, 1891