Václav Havel, il presidente drammaturgo

Václav Havel, il presidente drammaturgo

Václav Havel è stato l’ultimo presidente della Cecoslovacchia e il primo della neonata Repubblica Ceca. Intellettuale di spicco e dissidente durante il periodo comunista, Václav Havel riuscì ad essere il volto del cambiamento politico e sociale del suo popolo.

Václav Havel scrittore

I presidenti più amati dal popolo ceco sono due: Tomáš Garrigue Masaryk e Václav Havel. Entrambi furono grandi intellettuali e teorici, e guidarono la Cecoslovacchia in momenti di grandi mutamenti politici.
Václav Havel nacque in una famiglia benestante di Praga nel 1936, un anno dopo la fine del mandato da presidente di Masaryk. Erano tempi instabili per la Cecoslovacchia; due anni dopo i nazisti avrebbero rivendicato e ottenuto la regione dei Sudeti con la Conferenza di Monaco. Un anno dopo scoppiò la guerra.

Già da bambino, Václav Havel visse i periodi più critici del suo Paese. Nel 1948 il colpo di Stato comunista in Cecoslovacchia colpisce in particolare la famiglia Havel, tanto che i genitori di Václav sono costretti a svolgere lavori più umili. Per il giovane Václav, attività normali come frequentare il liceo diventano sempre più difficili.
Václav Havel si dedica ben presto al teatro. Muove i primi passi nel teatro Na zábradlí, dove coniuga il lavoro da drammaturgo con quello di macchinista. Sin dalla prima opera La festa in giardino (Zahradní slavnost) messa in scena nel 1963, la penna di Havel si distingue per la critica sociale e politica del tempo, sottolineando l’assurdità del sistema comunista. Non di rado opterà per scrivere drammi legati al genere dell’assurdo, in cui vengono a galla l’insensatezza, il delirio e l’oppressione del regime totalitario.

L’attività politica dello scrittore

Le sue opere furono ben presto proibite in Cecoslovacchia. Dopo l’invasione da parte delle truppe del Patto di Varsavia nel 1968 e il conseguente processo di normalizzazione del Paese, Václav Havel intensifica la sua attività politica di opposizione, che culmina nel 1977 in veste di cofondatore del movimento Charta 77. La decisione di avanzare un’azione collettiva contro il regime comunista in modo così chiaro matura in un contesto preciso. Il regime cecoslovacco continuava a reprimere le libertà dei suoi cittadini nonostante la sottoscrizione degli Accordi di Helsinki nel 1975; questi venivano visti come un tentativo di miglioramento delle relazioni tra l’Occidente e i Paesi oltre la cortina di ferro, perché sancivano, in uno dei punti chiave del trattato, l’inviolabilità dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali.
Nel frattempo le opere di Václav Havel guadagnavano popolarità all’estero; il movimento Charta 77 ebbe la solidarietà e il sostegno di alcune associazioni estere. Nonostante ciò, a causa della sua attività politica, Václav Havel venne arrestato nel 1979 e condannato a quattro anni.

Havel presidente

Nel 1989, durante la Rivoluzione di velluto, Václav Havel fu un leader di riferimento. Il movimento Forum civico, fondato in questo periodo dalle forze d’opposizione del partito comunista, scelse lui come guida. La sua figura fu così significativa per il popolo cecoslovacco che nelle libere elezioni del 1990 fu eletto presidente per la prima volta. Ne seguì una seconda e una terza, ma non più nella Cecoslovacchia, dissoltasi nel 1992, ma nella neonata Repubblica Ceca.
Il presidente Havel viene spesso ricordato con affetto dal suo popolo, anche se ogni tanto si alza qualche voce fuori dal coro che ne sottolinea l’incoerenza politica e il distacco dagli ideali che portava avanti da scrittore. Ma la politica non è letteratura, e probabilmente gli artisti che intraprendono una vita politica saranno sempre bersaglio di tali critiche.

Immagine in evidenza: Flickr

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