Il vello d’oro: mito, storia e significato del viaggio di Giasone e gli Argonauti
Il viaggio è un tema ricorrente e caro all’antica mitologia greca e, dopo quello di Ulisse verso Itaca, il più famoso è senz’altro quello di Giasone e gli Argonauti alla ricerca del vello d’oro, uno dei miti greci più celebri e affascinanti. Questa storia, ricca di avventura, magia e tradimento, ha ispirato poeti, scrittori e artisti di ogni tempo. Ma cosa si nasconde dietro al mito del vello d’oro? Qual è la sua origine e quale il suo significato simbolico? In questo articolo, ripercorreremo le tappe del mitico viaggio di Giasone e gli Argonauti, analizzando le figure chiave di questa saga, come Medea, e cercando di comprendere le ragioni profonde che hanno reso questo mito uno dei più duraturi e universali della cultura occidentale.
Il mito del vello d’oro: da Nefele a Crisomallo
La storia del vello d’oro affonda le sue radici in una controversia tra divinità. Nefele, la dea delle nubi, fu ripudiata dal marito Atamante, re della Beozia, che si innamorò di un’altra donna, Ino, e la sposò. La nuova moglie di Atamante odiava profondamente i figli che l’uomo aveva avuto dal precedente matrimonio con Nefele, Elle e Frisso.
Nefele, Atamante e la gelosia di Ino
Ino, la seconda moglie di Atamante, odiava i figliastri Elle e Frisso, al punto da tentare di ucciderli per far sì che il proprio figlio diventasse l’erede al trono. Secondo il mito, Ino convinse Atamante a sacrificare i due giovani agli dei per far cessare una grave carestia che stava colpendo il regno. Una carestia che, in realtà, era stata provocata da Ino stessa, che aveva fatto in modo che i semi del raccolto marcissero prima della semina.
Ermes, Crisomallo e la fuga di Elle e Frisso
Nefele, venuta a conoscenza dei piani di Ino, chiese aiuto a Ermes per salvare i suoi figli. Il dio le inviò Crisomallo, un ariete alato dal vello d’oro dotato di poteri magici, tra cui quello di guarire le ferite, con il compito di portare in salvo i due fratelli, trasportandoli in volo in Colchide. Durante il viaggio, però, Elle cadde in mare e annegò in un punto che, in suo onore, venne chiamato Ellesponto.
Il vello d’oro in Colchide: il dono di Frisso a Eete
Frisso, invece, giunse sano e salvo in Colchide, dove fu accolto dal re Eete. In segno di gratitudine, Frisso donò al re il vello d’oro di Crisomallo, dopo aver sacrificato l’ariete a Zeus. Secondo alcune versioni, Eete inchiodò il vello d’oro a una quercia, secondo altre lo nascose in un bosco sacro, ponendo a guardia di esso un drago (o, secondo altre versioni, un serpente) insonne. Si pensa, inoltre, che la costellazione dell’Ariete sia nata proprio in seguito al sacrificio di Crisomallo.
Giasone e gli Argonauti: alla conquista del vello d’oro
La storia del vello d’oro si intreccia con quella di Giasone nella saga degli Argonauti, narrata da Apollonio Rodio ne Le Argonautiche. Giasone era il figlio di Esone, il legittimo re di Iolco, in Tessaglia, spodestato dal fratellastro Pelia.
La contesa per il trono di Iolco: Esone e Pelia
Pelia, per impadronirsi del trono di Iolco, non esitò a uccidere il fratellastro Esone e a perseguitare i suoi discendenti. Il piccolo Giasone, per sfuggire alle mire dello zio, fu affidato al saggio centauro Chirone, che lo allevò e lo istruì lontano dalla corte.
La spedizione degli Argonauti: la nave Argo e i 50 eroi
Una volta cresciuto, Giasone decise di rivendicare il trono di Iolco, ma Pelia, per liberarsi del nipote, gli impose una prova apparentemente impossibile: recuperare il vello d’oro dalla Colchide. Fu così che Giasone radunò 50 tra i più valorosi eroi del tempo, che presero il nome di Argonauti, dalla nave Argo sulla quale si imbarcarono per questa pericolosa missione.
Le prove di Eete e l’aiuto di Medea
Giunti in Colchide, Giasone e gli Argonauti dovettero affrontare le prove imposte dal re Eete, che non aveva alcuna intenzione di cedere il vello d’oro. Giasone doveva aggiogare all’aratro due tori con zoccoli di bronzo e narici di fuoco, arare quattro solchi nel Campo di Marte e seminarvi dei denti di drago, dai quali sarebbero nati guerrieri da affrontare. In questa impresa disperata, Giasone fu aiutato da Medea, la maga figlia di Eete, che si era innamorata di lui. Grazie ai filtri magici di Medea, Giasone riuscì a superare le prove, ma Eete si rifiutò di consegnargli il vello d’oro.
Medea: amore, tradimento e magia al servizio di Giasone
Medea è una delle figure più complesse e affascinanti della mitologia greca. Maga potentissima, tradì la sua famiglia e rinnegò il suo stesso nome per amore di Giasone, aiutandolo in ogni modo a conquistare il vello d’oro.
Il tradimento di Medea e il furto del vello d’oro
Di fronte al rifiuto del padre di consegnare il vello d’oro a Giasone, Medea decise di aiutare l’amato a rubarlo. Grazie alle sue arti magiche, addormentò il drago (o il serpente) che custodiva il vello d’oro, permettendo a Giasone di impadronirsene. Questo atto segnò l’inizio di una serie di tradimenti e di violenze che caratterizzeranno la storia di Medea.
La fuga da Eete e l’uccisione di Apsirto
Dopo il furto del vello d’oro, Giasone e Medea fuggirono a bordo della nave Argo, inseguiti da Eete e dai suoi uomini. Per rallentare l’inseguimento, Medea non esitò a uccidere il fratello minore Apsirto, che aveva portato con sé come ostaggio, e a disperderne i pezzi in mare. Un gesto terribile, che dimostra la forza della passione di Medea per Giasone e la sua totale dedizione alla causa degli Argonauti.
Medea e Giasone a Corinto: la vendetta contro Pelia
Tornati a Iolco, Giasone e Medea scoprirono che Pelia si era rifiutato di cedere il trono, come promesso. Medea, con un inganno, fece in modo che le figlie di Pelia lo uccidessero, convincendole che così facendo lo avrebbero fatto ringiovanire. Dopo questo delitto, Giasone e Medea furono costretti a fuggire a Corinto, dove vissero per alcuni anni, avendo due figli. La storia di Medea, però, è destinata a prendere una piega ancora più tragica, come ci racconta Euripide nella sua celebre tragedia.
Il viaggio degli Argonauti: metafora di crescita e ricerca
Il viaggio compiuto da Giasone e dagli eroi a bordo della nave Argo è ricco di simbolismi e può essere interpretato come una metafora del viaggio interiore, del percorso di crescita e di formazione dell’individuo. Ogni tappa del viaggio, ogni prova superata, rappresenta un passo avanti nel cammino di conoscenza e di maturazione di Giasone e dei suoi compagni.
Il vello d’oro come simbolo di ricchezza e potere
Il vello d’oro, oggetto del desiderio e motore dell’intera vicenda, può essere interpretato come simbolo di ricchezza, potere e legittimazione. Rappresenta, infatti, non solo un tesoro di inestimabile valore, ma anche un simbolo di sovranità e di legittimo possesso del trono di Iolco. La sua conquista da parte di Giasone assume quindi anche un valore politico e simbolico.
Possibili interpretazioni storiche: i viaggi dei mercanti in cerca di oro
Alcuni studiosi hanno ricondotto il mito del vello d’oro a possibili eventi storici, come le spedizioni dei mercanti greci alla ricerca di oro nelle regioni del Mar Nero, corrispondenti all’antica Colchide. Ancora oggi, in quelle zone, i pastori usano setacci costruiti con il manto di ariete per raccogliere le pagliuzze d’oro che si depositano sul fondo dei fiumi. Questa pratica potrebbe aver ispirato il mito del vello d’oro, trasformando l’ariete in una creatura magica e il suo manto in un oggetto leggendario.
In conclusione, il mito di Giasone e gli Argonauti alla ricerca del vello d’oro è una storia avvincente e ricca di significati, che parla di coraggio, amore, tradimento e ricerca. Un viaggio non solo fisico, ma anche interiore, che ha affascinato generazioni di lettori e che continua a ispirare artisti e narratori.