In un periodo di chiusure e restrizioni fisiche e mentali, in un periodo di paure, psicosi, ansie e depressioni incalzanti, il desiderio di evasione diviene più concreto, urgente e necessario, per riconquistare serenità e benessere arenati. A tal riguardo, sempre più diffusi e praticati risultano essere i viaggi astrali.
Conosciuti anche più comunemente come “esperienza extracorporea”, si tratta di una pratica per cui, in maniera involontaria o indotta, una persona può uscire con la propria anima o coscienza fuori dal corpo, per recarsi in altri luoghi ambiti e agognati.
L’idea dei viaggi astrali sembra ridonare quel senso di benessere psicofisico che lockdown e dittature mentali stanno spegnendo, infondendo quel senso di claustrofobia non solo fisico, ma anche (e soprattutto) mentale.
Ma cosa sono propriamente i viaggi astrali?
Viaggi astrali. Cosa sono e come riconoscerli
I viaggi astrali non vanno confusi con i “sogni lucidi”, ovvero l’onironautica, in quanto è questa una pratica che mira a mantenere il controllo della coscienza durante il sogno, potendo anche modificarlo a piacimento. Tali vengono riconosciuti in tutta la loro validità dalla comunità scientifica.
Esperienza un po’ diversa invece quella dei viaggi astrali, detti anche “OBE” (dall’inglese Out of Body Experience), con la cui espressione si intende l’uscita cosciente dell’individuo dal corpo fisico, usando come veicolo il “corpo astrale”, ossia l’anima o coscienza. Il viaggio è cosciente, in quanto la persona che lo sperimenta se ne rende conto, pur avvenendo senza induzioni e volontà. È un’esperienza più diffusa di quanto si possa pensare: numerose sono le persone che sperimentano queste “evasioni dalla realtà”, talvolta poi interrotte bruscamente dalla paura o dal fatto di sperimentarle spontaneamente, senza preparazione, esercizio e volontà.
I viaggi astrali avvengono dunque mediante il corpo astrale, immateriale e più sottile a livello energetico rispetto al corpo fisico. Tale corpo non si identifica solo con l’anima di una persona, in quanto occupa lo spazio interno di questa, ma anche quello esterno, producendo la cosiddetta “aura”, che esiste oltre il corpo fisico.
Corpo astrale e corpo fisico sono entrambi essenziali all’individuo: con il secondo si esprime il proprio stato d’animo attraverso gesti e movimenti fisici; con il primo si esprimono emozioni, sentimenti e passioni attraverso i colori dell’aura. Il termine “astrale” rimanda spesso alle stelle e agli astri. In realtà deriva da “piano astrale”, una dimensione appunto intangibile, che esula dai cinque sensi dell’essere umano. È un mondo non percepito dall’uomo nello stato di veglia quotidiano e per entrarne davvero in contatto occorre trovarsi in determinate condizioni. Quando il corpo astrale viaggia, resta unito al fisico da un “cordone d’argento”, citato spesso nei libri che affrontano tale tematica, ritenuto elemento di unione fra anima e corpo.
Ognuno può sperimentare viaggi astrali in maniera diversa. Tuttavia è possibile individuare alcuni sintomi caratteristici. Tra questi, la sensazione tipica del precipitare nel vuoto, seguita da un brusco risveglio. Talvolta può accadere invece di sentirsi risucchiati da una forza invisibile, sensazione altrettanto intensa. Altri sintomi sperimentati sono legati alla paralisi corporea, che determina l’immobilità del corpo nonostante ci si senta svegli. Alcune esperienze riportano in tal senso il ricordo di veder fluttuare se stessi sopra se stessi, in una sorta di “sdoppiamento”.
Viaggi astrali. Come funzionano e come indurli
Se in alcuni casi gli OBE si presentano durante il sonno in maniera più o meno spontanea, in altri casi, sempre spontaneamente, possono verificarsi in seguito a incidenti o eventi traumatici, oppure, per induzione, durante pratiche di meditazione o in stato di trance.
Durante il sonno corpo astrale e corpo fisico combaciano. Quando subentra la fase REM, ossia quella in cui si sogna, il legame tra i due corpi diminuisce, ponendo le basi per il verificarsi dei viaggi astrali.
Ma è possibile indurre i viaggi astrali? Quali sono le tecniche adoperabili?
Ebbene, le tecniche consigliate per indurre gli OBE sono innumerevoli e personalizzabili a seconda del metodo più confacente alla propria inclinazione e personalità. Solitamente viene consigliato di sdraiarsi a letto, rilassarsi completamente, evitando però l’addormentamento della mente. A tal proposito possono tornare utili la “tecnica della ripetizione” – consistente nel ripetere frasi mirate, ad esempio “ora faccio un viaggio astrale”, “adesso esco dal corpo”, e così via – o la “tecnica del suono” – consistente nel focalizzare l’attenzione sul rumore che è possibile udire in completo silenzio (ciascuno lo percepisce o avverte in maniera differente), e concentrandosi per aumentarne l’intensità.
L’ostacolo maggiore per chi intenda sperimentare gli OBE sta nella paura iniziale, superabile man mano prendendo consapevolezza di ciò che accade senza lasciarsi intimorire, e imparando così a lasciarsi progressivamente andare.
A ogni modo, due sono le condizioni fondamentali che occorre creare per tentare di sperimentare i viaggi astrali: la meditazione e il rilassamento. Di seguito alcuni semplici passaggi usati per praticarli:
- Scegliere un ambiente silenzioso e semibuio
- Sedersi sul tappetino a gambe incrociate (o sdraiarsi)
- Respirare in modo profondo e regolare
- Calmare la mente e allontanare i pensieri negativi e preoccupanti
- Ora, immaginarsi in un luogo dove piacerebbe essere, ad esempio montagna, spiaggia, lago o un ambiente particolarmente bramato, ecc.
- Visualizzare quel luogo, guardarsi intorno il più possibile e sentirsi realmente lì.
Quando ci si sente pronti, approfondire il respiro, muovere la testa, le mani, i piedi e poi aprire gli occhi.
È possibile iniziare la pratica per dieci minuti magari, e pian piano dilatare i tempi. Se dopo aver seguito i passaggi indicati si è riusciti nell’intento di sperimentare un viaggio astrale, ci si accorge immediatamente di ciò, in quanto sussiste una notevole differenza tra “visualizzare” e “vedere”: nel visualizzare un’immagine, si pensa ad essa, è una scelta e in qualsiasi momento è possibile modificarla; nel vedere una o più immagini, queste scorrono effettivamente davanti agli occhi. Il vedere implica tutta una serie di percezioni, come il sentire e il toccare. Se si immagina di vedere una spiaggia, con il mare che lambisce i piedi, si sentirà effettivamente il suono del mare sul bagnasciuga e persino il vento sul viso; percependo tutte queste sensazioni, si sarà davvero lì su quella spiaggia.
Cultura, perplessità e benefici
La pratica dei viaggi astrali non è certamente recente, ma risale alle tribù sciamaniche, già in epoche remote, pervase da un misticismo tribale, magico e animista. Raccolte intorno alla figura del “saggio”, appunto lo sciamano, che si serviva di alcune pratiche rituali per raggiungere uno stato di trance o estasi, che consentisse la possibilità di recarsi in una dimensione ultraterrena, comunicando con gli dèi o con gli spiriti. Tra le pratiche rituali eseguite, si menzionano la danza o l’uso di erbe psicotrope. In particolare, gli indiani nativi americani del Messico, gli Huicholes, utilizzavano una particolare pianta allucinogena, un cactus senza spine chiamato “Peyote”, il cui importante principio attivo è la mescalina, molecola psichedelica, che ne favorisce l’utilizzo tradizionale come componente essenziale per alcuni riti religiosi o appunto altre pratiche, quali la meditazione, l’onironautica e terapia psichedelica, allo scopo di “ricercare se stessi”.
A differenza della “medianità”, in cui generalmente sono le anime dei defunti a entrare nel corpo della persona, usandola come proprio strumento di espressione – un po’ come accade a Oda Mae Brown nel famosissimo cult Ghost -, i viaggi astrali implicano che sia lo sciamano a muoversi verso gli esseri sovrannaturali.
Anche in Occidente si fa spesso menzione dei “viaggi dell’anima”, capace questa di liberarsi dei legami con il corpo. Ciò in particolare nelle scuole iniziatiche, dove lo scopo di tale esperienza è acquisire certezza di una realtà spirituale e della sopravvivenza di sé dopo la morte.
In realtà i viaggi astrali sono ancora adombrati da scetticismo, in quanto attualmente non supportati da ricerche e validità scientifiche.
Ma se gestiti con attenzione e mente aperta, i viaggi astrali sembrano offrire a chi li sperimenta una prospettiva diversa sul sé. Probabilmente alla fine non si riuscirà a trasportare la coscienza o anima in un’altra dimensione o in altri luoghi. Tuttavia, con studio, pratica e perseveranza, si potrebbe offrire alla mente quella calma e benessere di cui, soprattutto oggi, si ha tanta necessità. Inoltre i viaggi astrali vengono anche definiti come “piccole morti”, perché costituiscono un “assaggio”, uno squarcio di ciò che accadrà dopo che il corpo fisico sarà dichiarato clinicamente morto. Visti in quest’ottica dunque, i viaggi astrali costituirebbero una preparazione dell’individuo al momento della propria morte fisica, ossia al viaggio finale.
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