Piccola guida su cosa vedere a Lisbona.
“Il viaggiatore si rammarica che una riga di parole non sia una catena di immagini, di luci, di suoni, che fra di esse non circoli il vento, che su di esse non piova e che, per esempio, sia impossibile attendersi che nasca un fiore dentro la o della parola fiore”.
Con lo stesso rammarico di Josè Saramago e sulla scia del suo personale Viaggio in Portogallo, il ricordo del mio viaggio a Lisbona inizia con una parola: malinconia. Non solo data dal dispiacere di poter compiere un racconto parziale delle sensazioni che ho vissuto lì, perché il tempo passato incrina la verità, ma soprattutto perché malinconica mi è apparsa subito Lisbona. Forse per la malinconica musica popolare del Fado e per la quiete di quella piazza trovata nel pieno caos cittadino dedicata a Fernando Pessoa, che vive nella mia mente ancora, o semplicemente per il suono della lingua, o una malinconia percepibile nel suo aspetto, che non saprei dire se è da considerarsi per questo una città moderna o legata esclusivamente alla tradizione.
Consigli su cosa vedere a Lisbona, città dell’anima araba
Certo le sue radici, come quelle della cultura araba che conserva tuttora, donano alla città una unicità senza determinatezza; a partire dall’Alfama, il quartiere più antico di Lisbona, che si affaccia sul lunghissimo fiume Tago, il cui corso confluisce nelle gelide acque (vi assicuro anche ad Agosto) dell’Oceano Atlantico. Il quartiere occupa gran parte del centro storico, sulla cui collina più alta si erge in altezza e possenza il medievale Castello di São Jorge, un’altra testimonianza del multiforme paesaggio portoghese, la storia che si staglia su uno sfondo urbano, pur sempre mantenendo le caratteristiche tipiche della sua architettura. Seguendo questo evolversi, ci si imbatte nel più moderno quartiere della Baixa, tagliato da un enorme stradone dove si trova il cuore pulsante della città, tra negozi, bar e mete per turisti, per poi raggiungere il Rossio, un’immensa piazza che è il punto propulsore di Lisbona. Ha la stessa magnificenza Praça do Comércio, circondata da un lato dal fiume e che per me nel ricordo ha il colore di un tramonto. Giallo invece è il colore dei tipici tram di Lisbona, quelli vecchio stile, ed è molto facile, camminando attraverso queste stradine e questi spazi aperti, incrociarne il percorso: salite a bordo dello storico numero 28 se nuovamente il desiderio è quello di fare un tuffo nel passato di Lisbona.
Il mio ricordo più intenso però è legato al blu delle acque oceaniche e al placido corso del fiume. Lisbona è stata terra di naviganti, di conquistatori, di esploratori, primo fra tutti Vasco da Gama, a cui è dedicato il ponte più lungo d’Europa, costruito negli anni Novanta; anche il Monastero dos Jerónimos in stile tipico manuelino, è stato fatto costruire in suo onore e nel cui chiostro riposano le sue reliquie. Lì il mio ricordo ha il sapore caramellato delle pasteis de nata, pasticcini tipici portoghesi a base di crema e uova. Vicino si eleva la Torre de Belém, una fortificazione (patrimonio dell’UNESCO) che riflette appieno la potenza che Lisbona possedeva nel mondo del XV secolo. Una maestosità antica, pregna di storia e di una concomitanza di popoli che ho visto solo nella mia città, nei suoi scorci. Tra le vie di Lisbona mi giungeva un benessere e una familiarità strana: la malinconia fu forse dovuta a questo pensiero?
Anche il presente e la modernità vagheggia nel mio ricordo di Lisbona, a rimirare il panorama tagliato dal metallo rosso del Ponte 25 de Abril, ispirato al Golden Gate di San Francisco; o nel visitare l’Oceanario tra gli acquari più grandi al mondo e con la possibilità di osservare dal vivo specie marine mai viste, situato in una zona più periferica, la stessa che ospitò l’Expo del ’98. Così anche se ci si ritrova a pensare che in fondo neanche una città come Lisbona può permettersi di stare ferma per la necessità del progresso, il ricordo di essa rimarrà sempre quello di una bellezza senza tempo.
Ilaria Casertano