Con l’avanzamento delle tecnologie spaziali, il turismo spaziale si è affermato come una frontiera per coloro che desiderano vivere un’esperienza unica al di là dei confini terrestri. L’idea di viaggiare nello spazio è affasciante, ma porta con sé una serie di pro e contro che riguardano non solo le tecnologie, ma anche le norme etiche e le questioni ambientali.
Come funziona il turismo spaziale?
Il turismo spaziale da ai viaggiatori l’opportunità di esplorare l’ignoto e di poter vedere quello che fino ad ora solo il cinema ci ha permesso di vedere. In particolare, si tratta di un viaggio reso possibile da diverse aziende private, come la Virgin Galactic di Sir Richard Branson, Blue Origin di Jeff Besos e la Space X di Musk. A partire dal 2021 si sono susseguiti i lanci in orbita di queste aziende che si contendono il primato nel turismo spaziale in questa moderna corsa allo spazio.
L’11 luglio 2021, la Virgin Galactic effettuò il primo lancio, a cui partecipò anche Branson. L’esperienza, della durata di due ore totali, venne organizzata in diversi step. In primo luogo la SpaceShipTwo venne portata a circa 15000 metri di quota dal WhiteKnightTwo, un enorme aereo, e poi venne sganciata. Questa, dopo una breve caduta libera, utilizzò l’accensione del motore per portare la navetta a 100 chilometri di altezza: a quel punto, per circa 6 minuti, i turisti sperimentarono una totale assenza di gravità.
La SpaceShipTwo potrà ospitare, oltre ai due membri dell’equipaggio, anche sei passeggeri, i quali dovranno pagare un biglietto dal valore che si aggira intorno ai 250.000 dollari.
Pro e contro del turismo spaziale
Il turismo spaziale sicuramente comporta l’apertura di nuove frontiere in campo economico, ma resta un’esperienza possibile solo per una cerchia ristretta di persone, come ci suggerisce la cifra da capogiro per l’acquisto del biglietto e anche perché i passeggeri, prima di poter partire, dovranno sottoporsi ad una serie di visite mediche e ad un addestramento speciale, andando così a sollevare interrogativi riguardo la distribuzione equa delle opportunità di partecipazione al turismo spaziale.
Inoltre, parlando di turismo spaziale, dobbiamo tenere conto dell’impatto ambientale prodotto da un’esperienza di una manciata di minuti. I dati raccolti dalla professoressa Eloise Marias ci mostrano come un volo nello spazio emetta 100 volte più CO2 rispetto ad un aereo di linea. Questa poi resta intrappolata tra gli strati dell’atmosfera dove non ci sono alberi o vegetali in grado di catturarla. C’è poi il problema delle alte temperature che si raggiungono durante le fasi di lancio e di atterraggio dei razzi per il turismo spaziale: queste temperature convertono l’azoto nell’aria in ossidi di azoto reattivi. Questi ossidi di azoto, insieme alle sostanze chimiche prodotte dalla degradazione del vapore acqueo, convertono l’ozono in ossigeno, andando ad impoverire lo strato di azoto. Ciò che si ottiene è il cosiddetto buco dell’ozono. Con i dati alla mano, risulta palese che un’industria del turismo spaziale, con centinaia di lanci l’anno, non sia sostenibile sul lungo periodo. Ciò nonostante, risulta chiaro che il desiderio di sentirsi per una giornata come Neil Armstrong sia più forte della salvaguardia del pianeta. Infatti, sono oltre 600 i passeggeri che hanno già prenotato il proprio biglietto.
Conclusioni
In conclusione, il turismo spaziale offre sicuramente promesse emozionanti di esplorazione ed innovazione, ma è essenziale bilanciare questi progressi con la consapevolezza delle sfide che esso comporta. Aspetti quali la regolamentazione etica, l’attenzione all’impatto ambientale e la promozione dell’accessibilità, che sono fondamentali per garantire che questa nuova frontiera sia esplorata in modo responsabile e inclusivo.
Fonte immagine: Wikimedia commons