Uno dei monumenti più apprezzati e visitati della Puglia, una struttura maestosa che nasconde la storia di una terribile prigionia: tutto questo è la storia del Castello Aragonese di Taranto.
La storia del Castello Aragonese
La storia del Castello Aragonese di Taranto, la città dei due mari in Puglia, è legata alla ricostruzione di una fortezza normanno-sveva-angioina preesistente, realizzata a sua volta sopra una precedente fortificazione bizantina le cui fondamenta erano poggiate su strutture risalenti al IV-III secolo a.C., il periodo greco.
Ben presto, il miglioramento dell’artiglieria a partire dal XV secolo e la conquista di Otranto da parte dei Turchi, rivelarono l’inadeguatezza della fortezza, incapace di resistere ai colpi di cannone dei nemici e di permettere il loro utilizzo da parte dei difensori. Per questa ragione, il re di Napoli, Ferdinando d’Aragona, decise di rinforzare le difese costiere del regno, e tra il 1487 e il 1492, il Castello di Taranto fu ricostruito: il nuovo castello aveva una forma che ricordava vagamente quella di uno scorpione con cinque torri rotonde ubicate agli spigoli della costruzione. Le torri si mostravano più basse e più larghe delle precedenti: le tre difronte all’attuale canale navigabile ricevettero il nome di San Cristoforo, San Lorenzo e Sant’ Angelo, mentre le due di fronte il borgo antico furono chiamate Annunziata e Bandiera. Torri e mura erano della stessa altezza, 21 metri, e quasi dello stesso spessore, circa 8 metri; tutte le torri avevano un diametro di 18 metri eccetto San Cristoforo che era 10 metri più larga.
La storia del Castello Aragonese di Taranto prosegue nel 1491, quando venne aggiunto alla costruzione un puntone triangolare, erroneamente chiamato rivellino, per rinforzare la cortina meridionale, migliorare la capacità di difesa di fiancheggiamento e rendere più semplice l’accesso al fossato che fu ampliato sino a collegare il Mar Grande con il Mar Piccolo. Nel 1502 gli Aragonesi furono succeduti dagli Spagnoli che, non solo ampliarono le piattaforme sommitali per facilitare il movimento e l’uso dell’artiglieria, ma riempirono di terra anche molte delle gallerie intramurali e le casematte superiori delle torri per rinforzarle e per ottenere postazioni per l’artiglieria sulla sommità delle torri. Nonostante gli interventi spagnoli, la fortezza perse progressivamente validità militare e dopo aver avuto un ruolo fondamentale, in numerose battaglie, respingendo in particolare l’assalto da parte della flotta comandata dall’ammiraglio Cicala nel 1594 e la ribellione di Giovan Donato Altamura, finì per essere utilizzata come prigione e come caserma. Il castello, comunque, è rimasto sostanzialmente intatto se non fosse per la torre di S. Angelo che fu demolita nel 1883 per fare posto al ponte girevole. A partire dal 2003, la Marina Militare, custode del Castello Aragonese dal 1883, ha iniziato il restauro dell’interno della fortezza con l’intento di riportarla alla configurazione Aragonese e di identificare le precedenti strutture greche, bizantine, normanne, svevo-angioine che nel corso del tempo l’hanno caratterizzata.
Il destino del generale Dumas
La storia del Castello Aragonese di Taranto cela in sé la storia della prigionia del generale Dumas che fu nominato da Napoleone “generale d’armata” e che poi venne definitivamente escluso dall’esercito. Il generale Dumas era un valoroso cavaliere, letteralmente idolo delle donne dell’epoca e padre di Alexandre, il romanziere de Il Conte di Montecristo. Nel corso della campagna d’Egitto, quando ormai i rapporti tra lui e Napoleone, divennero sempre più conflittuali, Dumas lasciò Alessandria con la corvetta La Belle Maltaise, ridotta in pessime condizioni dal tempo e dall’uso: ed è proprio nel pieno della traversata in mare, la corvetta subì ulteriori danni, costringendo il generale a deviare verso il porto più vicino: Taranto, all’epoca parte integrante del Regno di Napoli, governata dai Borboni. Attraccato nella città di Taranto, il generale Alexandre Dumas venne arrestato e imprigionato nel Castello Aragonese, luogo nel quale gli furono inflitte numerose torture ad opera del castellano, il marchese Della Schiava.
Nonostante il terribile ricordo a cui è legata, la storia del Castello Aragonese di Taranto è protagonista della vita di un uomo che è stata resa celebre dal romanzo Il Conte di Montecristo.
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