A Segovia, una città poco distante da Madrid, è custodito uno dei 49 siti spagnoli Patrimonio UNESCO. Si tratta della città vecchia, dove troneggia l’acquedotto, tra i monumenti più importanti e meglio conservati fra quelli lasciati dagli antichi romani nella penisola iberica. L’acquedotto di Segovia trasporta acqua dalla sorgente della Fuenfría, percorrendo più di 10 chilometri prima di arrivare in città e dividerla in due poiché separa la Plaza del Azoguejo dalla Plaza de la Artillería. È proprio tra le due piazze che l’opera si mostra in tutta la sua maestosità, raggiungendo i 28,5 metri di altezza.
La data di costruzione viene fatta risalire dagli studiosi tra la seconda metà del primo Secolo d.C. e i primi anni del secondo, durante il regno dell’imperatore Vespasiano, o in quello di Nerva o, ancora, di Traiano. Tuttavia, la leggenda popolare vuole che a costruire l’acquedotto sia stato il diavolo e non i Romani. La storia tramandata di generazione in generazione racconta di una ragazza che mentre stava lavorando come portatrice d’acqua incontrò tra le strade della città spagnola il diavolo in persona. A questo punto la fanciulla avrebbe avanzato una strana richiesta a Lucifero, offrendogli l’anima in cambio della costruzione di un acquedotto, che l’avrebbe liberata dalla sua fatica quotidiana.
Il diavolo non si tirò indietro e i due strinsero un patto: la costruzione dell’opera in una notte, entro il canto del gallo la mattina successiva, in cambio dell’anima della giovane. Quest’ultima però, già sulla via del ritorno a casa, iniziò ad avvertire i sensi del rimorso; il pentimento le fece trascorrere tutta la notte a pregare, mentre Satana portava avanti il lavoro. Tuttavia, quando mancava soltanto l’ultima pietra per la conclusione dell’opera, il gallo cantò e il diavolo si smaterializzò. Tutt’oggi è visibile la pietra mancante, con lo spazio vuoto riempito dalle statue della Vergine e di Santo Stefano.
La leggenda che avvolge l’acquedotto di Segovia potrebbe essere interpetrata alla luce della forte tradizione cattolica della Spagna. La fanciulla rappresenterebbe dunque il fedele, mentre il diavolo la tentazione. Le fatiche della vita, nell’ottica cattolica, vengono mitigate dal pensiero della vita eterna dopo la morte. “Vendere l’anima al diavolo” per sfuggire a tale condizione è un peccato grave, che allontana da Dio. Per questo motivo, nella leggenda, appaiono gli elementi del rimorso (la notte passata a pregare) e della redenzione, a cui si aggiunge la clemenza divina. Un mito che alterna, per i fedeli, monito e speranza.
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Crediti immagine articolo: Salvatore Toscano