Okayama (Giappone): cosa vedere e piatti tipici

Okayama (Giappone): cosa vedere e piatti tipici

La prefettura di Okayama, nell’isola di Honshū in Giappone, è caratterizzata da una natura meravigliosa e da un’atmosfera tradizionale.

Cosa vedere ad Okayama

Tra i luoghi da visitare vi è senz’altro il Kōraku-en, uno dei tre più famosi giardini del paese del Sol Levante e designato patrimonio storico e culturale del Giappone. Costruito nel 1687 e completato nel 1700, era un tempo utilizzato dai governanti Edo ed è costituito da molti stagni e case da tè dove è possibile assaporare il gusto del Giappone tradizionale. Vicinissimo ai giardini si trova il castello di Okayama detto anche castello del corvo per il colore scuro della sua facciata che fu fatto costruire da Ukita Hideie, un ricco proprietario terriero nello stile Azuchi-Momoyama. Se vi recate ad Okayama è consigliato anche fare un salto a Kurashiki, una città all’interno della prefettura chiamata la Venezia del Giappone, famosa per il suo canale navigabile e lungo le cui rive sorgono vari negozietti di artigianato locale, gallerie d’arte e graziose caffetterie che renderanno il vostro soggiorno piacevole e ricco di nuove esperienze.

Cosa mangiare ad Okayama

Una delle principali specialità di Okayama è il suo ramen che in realtà presenta delle caratteristiche diverse in base alla zona e al ristorante. La vera particolarità del ramen di Okayama sta nel brodo, il tonkatsu shoyu che oltre alle ossa di maiale ha una buona quantità di salsa di soia. Il momiji manjū è un dolce a forma di foglia d’acero che tradizionalmente ha un impasto ripieno di anko (confettura preparata con i fagioli azuki) ma che oggi è possibile trovare in altre varianti sia per l’impasto esterno che per quello interno. Il dolce è stato inventato da un artigiano di Okayama e poi, da specialità regionale è diventato popolare anche nel resto del Giappone. Continuiamo con il kakioko che è un piatto famoso soprattutto nell’area di Hinase, a poco più di 40 chilometri di distanza da Okayama. Si tratta di un okonimayaki che ha come base le ostriche fresche e come ingrediente principale il cavolo tritato. Il nome deriva da kaki che significa ostrica e oko che è una abbreviazione che sta per okonomiyaki. Per chi conoscesse Momotarо̄, il protagonista di una delle più famose fiabe giapponesi, i due dolci di cui parleremo in seguito hanno delle storie che hanno un rapporto molto stretto con quella del protagonista di questa storia. Partiamo con il kibidango. Quando un giorno Momotarо̄ disse alla nonna di voler uscire per sconfiggere gli orchi, la nonna gli porse questi dolci, assicurandogli che mangiandoli sarebbe diventato più forte. La ricetta attuale non usa la farina di kibi come un tempo o ne usa poco o molto di meno, preferendo un impasto a base di gyūhi, una varietà di mochi più morbida prodotta a partire da riso glutinoso o mochiko. La prefettura di Okayama in Giappone è famosa anche per la produzione di pesche, la cui produzione si concentra nei mesi di luglio e agosto. Queste pesche sono molto diverse da quelle che siamo abituati a vedere e a gustare: si tratta di pesche bianche. Le più famose sono quelle della qualità shimizu hakuto, molto dolce e succose. Vi potreste chiedere cosa c’entrino le pesche con Momotarо̄. Semplice: il protagonista della fiaba è anche chiamato il ragazzo della pesca. 

 

Fonte immagine in evidenza: Wikipedia (foto di 毒島みるく) 

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