Mantova, già Capitale italiana della Cultura nel 2016, ospita tra i suoi gioielli alcune meraviglie architettonico-pittoriche. Tra queste è doveroso annoverare l’affascinante Palazzo Te. Costruito tra il 1524 e il 1534, su commissione di Federico II Gonzaga, ad opera del celebre architetto italiano Giulio Romano.
Una doppia ipotesi riconduce il nome del Palazzo al termine teieto (giardino di tigli) oppure a tegia (dal latino attegia, capanna).
Palazzo Te. Struttura e composizione
Palazzo Te si erge all’interno di un vasto parco, caratterizzato da zone soleggiate e zone d’ombra, ideale per rilassarsi leggendo un buon libro o ascoltando musica distesi su una delle panchine in pietra, o per passeggiare e donare ai bambini la possibilità di divertirsi e ristorarsi.
Attraversando il parco si raggiunge l’ingresso laterale di Palazzo Te. Un edificio a pianta quadrata con al centro un grande cortile quadrato, un tempo decorato con un labirinto, antistante un ulteriore sfondo architettonico composto da un emiciclo colonnato d’esedra.
L’intero edificio sorgeva in origine in una zona paludosa e lacustre (peculiarità della città lombarda). Bonificata poi dai Gonzaga, la stessa giunse ad offrire lo splendore del raffinato Palazzo, decorato alternando elementi architettonici a quelli naturali in stanze e facciate.
Palazzo Te. Museo Civico
Dopo le occupazioni spagnole, francesi e austriache, passando per la proprietà dei Gonzaga, l’edificio nel 1876 diviene proprietà del Comune di Mantova. Oltre ai restauri apportati alle sale e ai giardini, lo scopo delle istituzioni cittadine prevedeva la realizzazione di un museo che ospitasse una parte delle collezioni civiche. A tal proposito si annoverano la “Sezione Gonzaghesca”, costituita da materiali legati alla storia mantovana di età gonzaghesca, raccolti nella Collezione Numismatica e costituita da 595 monete prodotte dalla zecca di Mantova. Altresì interessante la “Raccolta Egizia” di Giuseppe Acerbi. Console Generale d’Austria in Egitto, raccolse 500 pezzi tra i materiali della spedizione archeologica donandoli alla città di Mantova. La collezione è interamente esposta in Palazzo Te, ricordando in parte quella presente nel Museo Egizio di Torino, seppur in quantità esigua.
Palazzo Te. Le Sale
Ma l’autentico splendore e fascino di Palazzo Te viene offerto senza dubbio dalla ricca pinacoteca, con l’esposizione di mirabili affreschi sulle pareti interne delle sale, ciascuna dotata di identificazione simbolica.
All’inizio ci si imbatte nella Sala grande dei cavalli, con i ritratti in grandezza naturale dei sei destrieri preferiti dei Gonzaga e adibita a sala destinata al ballo. La peculiarità della camera si riscontra nello sguardo di uno dei sei cavalli, che sembra seguire il visitatore nei suoi spostamenti.
Attraversando Palazzo Te si giunge alla sontuosa Sala di Amore e Psiche, adibita un tempo a sala da pranzo del duca. Interamente affrescata, deriva il proprio nome dalla favola di Amore e Psiche tratta dalle Metamorfosi di Apuleio. Difficile cogliere ad una prima occhiata l’intero complesso pittorico, che si sviluppa in più raffigurazioni e soggetti. Una delle sale che necessita dunque di una fruizione approfondita e più attenta. Ben in vista risulta essere senza dubbio il riquadro al centro del soffitto, raffigurante Giove in atto di unire in matrimonio Psiche e Amore. Tutto nella sala sembra ruotare intorno alle nozze dei protagonisti che, a differenza di quanto si legge nelle Metamorfosi, si svolgono in campagna e non sull’Olimpo. E il riferimento all’ambientazione bucolica si rinviene sulle pareti sud e ovest, su cui sono rappresentati i preparativi del banchetto nuziale. Se l’intera vicenda rimanda alla narrativa e alla mitologia, alcuni elementi raffigurati rinviano alla realtà della nobiltà gonzaghesca, come le poltrone rifinite secondo i gusti di Federico II Gonzaga. E ancora la credenza con le preziose stoviglie e la scelta del colore bianco per le tovaglie del banchetto, come simbolo di candore.
Si giunge infine, dopo aver attraversato altre sale affrescate con altri soggetti, simboli ed iconografie, alla mastodontica Sala dei Giganti. L’affresco, eseguito tra il 1532 e il 1535, narra la vicenda della “Caduta dei Giganti dall’Olimpo” , riprendendo il mito della Gigantomachia, tratta dalle Metamorfosi di Ovidio. Si tratta della sala che offre più delle altre ai visitatori un forte impatto emotivo e un senso di potenza e dinamismo. L’osservatore è come rapito dall’audacia di una pittura che copre completamente e ininterrottamente tutte le superfici disponibili. Si ha la sensazione di osservare un unico grande affresco, esulando dai limiti architettonici dell’ambiente. Gli angoli e il pavimento sembrano scomparire, ponendo lo spettatore al centro dell’evento narrato e insinuandone stupore e straniamento. Giove, rappresentato sulla volta con in pugno i fulmini, abbandonato il trono e assistito da Giunone, punisce i ribelli, che vengono travolti alcuni dal precipitare della montagna, altri abbattuti dal crollo di un edificio. Sensazionale in tutta la sua dirompenza fu non a caso scelta come location per il videoclip di Jovanotti nel 1995 del suo successo L’ombelico del mondo.
Maestosità, fascino e bellezza racchiusi in un’unica meravigliosa architettura mantovana.
Palazzo Te, orari e prezzi:
Ora solare:
- Lunedì dalle ore 13.00 alle 18.30
- Da martedì a domenica dalle ore 09:00 alle ore 18:30
- Chiuso il 25 dicembre
Ora legale:
- Lunedì dalle ore 13.00 alle 19.30
- Da martedì a domenica dalle ore 09:00 alle ore 19:30
Intero € 12,00
Ridotto € 8,00