Via Appia, 60° sito italiano Patrimonio Mondiale UNESCO

Via Appia, 60° sito italiano Patrimonio Mondiale UNESCO

In occasione della 46° riunione del Comitato del Patrimonio Mondiale UNESCO, tenutasi a Nuova Delhi (India) tra il 21 e il 31 luglio 2024, la “Via Appia Regina viarum” è stata ufficialmente iscritta nella Lista del Patrimonio Mondiale UNESCO, insieme alla sua variante voluta dall’Imperatore Traiano nel 109 d.C.

Via Appia, la via publica dei romani

La Via Appia fu costruita nel 312 a.C. per volere del censore Appio Claudio Cieco (da cui prende il nome). Più che costruzione si potrebbe parlare di ristrutturazione ed estensione di una strada già esistente a quei tempi, ma il cui fondo sterrato la rendeva impraticabile per chi si spostava tramite l’utilizzo di veicoli a ruota, soprattutto con determinate condizioni metereologiche (le abbondanti piogge). Per favorire il drenaggio, i romani adottarono un sistema di pavimentazione stradale che all’epoca rappresentava il massimo dell’innovazione e della tecnologia: la strada, infatti, si componeva di uno strato superficiale fatto di basoli, poggiato su una serie di strati sottostanti di pietrisco e terra, in modo tale che, durante i periodi di pioggia intensa, l’acqua potesse defluire gradualmente, garantendone la persistenza nel corso dei secoli.

La strada che collegava Roma a Brindisi divenne la principale via per il commercio, percorsa da chiunque, dai militari, dai politici, come anche dalla gente comune. Ai lati, delle pietre miliari fungevano da “cartelli stradali”, contenenti indicazioni riguardo le distanze principali. Rientrano nel sito Patrimonio UNESCO anche tutta una serie di monumenti, luoghi di culto, aree archeologiche, infrastrutture di servizio (un tempo luoghi di sosta in cui poter riposare), che è possibile incontrare e visitare lungo il tragitto.

I lavori di restauro della Via Appia: la variante traiana

Nel corso del tempo, la Via Appia ha subito diversi lavori di restauro e ampliamento, raggiungendo una lunghezza attuale di oltre 800 km. Tra questi, in particolare, vi è la variante voluta dall’Imperatore Traiano che prevede uno snodo all’altezza di Benevento, per poi ricongiungersi nuovamente a Brindisi, dove il porto costituiva il principale collegamento marittimo con la Grecia e l’Oriente.

Per la sua estensione e comodità, la Regina viarum rese l’Impero Romano più unito, oltre che a consentire la diffusione di idee e innovazioni (provenienti soprattutto dalla Grecia) in tutto il territorio, la circolazione più rapida di informazioni tramite un servizio postale e l’emergere di nuovi centri urbani. Inoltre, essendo la strada principale dell’Impero Romano, fu utilizzata simbolicamente in diverse occasioni, come durante il passaggio di generali, Papi e monarchi in occasione delle celebrazioni per le vittorie ottenute, oppure come luogo di pellegrinaggio verso la Terra Santa.

Con l’inserimento della Via Appia Regina viarum all’interno della Lista del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO, l’Italia ospita attualmente 60 siti riconosciuti come beni culturali dal Comitato, continuando a detenere il primato di Nazione con più siti Patrimonio dell’Umanità UNESCO al mondo, seguita dalla Cina e, subito dopo, dalla Germania e dalla Francia.

Fonte immagine: Wikimedia Commons

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