Villaggi Potëmkin, una storia che arriva fino ai giorni nostri

Villaggi Potëmkin

I villaggi Potëmkin sarebbero stati dei villaggi fittizi, fatti costruire dal principe russo Grigorij Aleksandrovič Potëmkin per impressionare l’imperatrice Elisabetta II durante il suo viaggio in del 1787 in Crimea.
Da allora l’espressione villaggi Potëmkin viene usata per definire l’atto di convincere qualcuno di un presunto benessere che nasconde una realtà ben diversa. Potremmo sostituire l’espressione villaggi Potëmkin con la parola farsa o messa in scena.

Villaggi Potëmkin: una leggenda?

Non sapremo mai con certezza se si tratta della verità storica o no. La convinzione che i villaggi Potëmkin fossero davvero esistiti viene dallo schizzo biografico Potëmkin-Tavriceskij incentrato sul principe di Tauride Potëmkin, scritto dal diplomatico sassone Georg Helbig. Il tedesco scrisse che al fine di meravigliare la regina Elisabetta II Grigorij Potëmkin avrebbe fatto costruire lungo il Dnepr villaggi di cartapesta con attori che si atteggiavano a falsi pastori e fingevano una vita felice. Nel pamphlet Helbig accusa Potëmkin anche di aver sottratto denaro alla regina destinati alla nuova provincia sudoccidentale, conquistata all’Impero Ottomano.

«Il viaggio iniziò con l’arrivo del caldo e nella stessa ora vennero avviate le macchine, il cui effetto magico ingannò solo l’imperatrice. L’arte si moltiplicava man mano che si avvicinavano alle province di Potёmkin. A una certa distanza dalla costa si potevano vedere i villaggi, ma le case e i campanili erano dipinti su tavole come una scenografia. I villaggi vicini alla strada erano costruiti frettolosamente e sembravano abitati; ma quei presunti abitanti erano stati portati con la forza a quindici o addirittura ottanta verste di distanza. La sera dovettero lasciare le loro case e per tutta la notte dovettero recitare una farsa nel villaggio vicino, che l’imperatrice vide da lontano».

La vicenda dei villaggi Potëmkin è ritenuta da molti solo una leggenda, perché se ne parla solo nell’opera del diplomatico sassone. La sua eredità però arriva fino ad oggi, perché il successo dell’opera in Europa ha portato la gente a credere che il fatto fosse realmente accaduto, tanto che nelle principali lingue europee è in uso ancora oggi l’espressione villaggi Potëmkin.

Le città-farsa oggi

L’idea della farsa, della messa in scena non è un concetto poi così astratto, bensì una trama che può trovarsi anche al di fuori delle favole o delle leggende. 
Un esempio emblematico è quello di Enniskillen in Irlanda del Nord. Nel 2013, in preparazione del vertice G8, la città è stata “abbellita” con belle fotografie volte a coprire negozi chiusi e abbandonati da tempo, finendo per creare uno dei tanti villaggi Potëmkin. In questo modo l’appartenenza di un florida economia nella cittadina nordirlandese era salva.

Un altro interessante esempio di villaggio Potëmkin si trova in Nord Corea. Kijong-dong è un paese situato nella parte nord della zona demilitarizzata tra Nord e Sud Corea. Kijong-dong è conosciuto come Peace village, pease della pace, ed è spesso citato tra i paesi della propaganda.
Il paesino è caratterizzato da una serie di edifici e appartamenti in cemento armato che splendono alla vista, su cui svetta una grande bandiera dell’RPDC (Repubblica Popolare Democratica di Corea).
Se si analizza però il villaggio da vicino ci si accorge che i palazzi non hanno finestre, o arredamenti interni, ma le luci si accendono spengono ad orari prestabiliti le preservare l’illusione di attività.

Fonte immagine in evidenza: Wikipedia

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