VOC nel Giappone Tokugawa: un’analisi storica

VOC nel Giappone Tokugawa: un'analisi storica

La VOC (Compagnia olandese delle Indie Orientali) è considerata una delle compagnie commerciali più influenti della storia marittima mondiale, e il suo successo in Giappone rappresenta un caso emblematico di abilità commerciale e diplomazia strategica.
Il lungo capitolo della storia dei rapporti commerciali tra la compagnia e l’arcipelago può essere suddiviso in quattro fasi temporali che ci aiutano a comprendere meglio l’avventura della VOC nel Giappone Tokugawa.

Prima fase della VOC nel Giappone Tokugawa

Il primo periodo, che va dall’apertura delle stazioni commerciali olandesi e inglesi, fino al 1639-1640, è caratterizzata da rapporti delicati con il Giappone, in un periodo di crescenti restrizioni nei contatti con l’esterno. In questo contesto, sia gli inglesi che gli olandesi si trovarono a dover dimostrare la loro neutralità religiosa, scegliendo una strategia commerciale in linea con le severe regolamentazioni imposte dal bakufu. Tale approccio implicava un rispetto rigoroso delle concessioni e degli accordi formalizzati con il governo locale.
Durante questa fase, lo scambio tra i due paesi si rivelò particolarmente vivace e innovativo sul piano culturale e scientifico, apportando significativi stimoli al Giappone. La VOC puntò sul consolidamento della sua rete commerciale, connettendo le sue varie stazioni nell’Oceano Indiano. Da queste rotte provenivano merci pregiate destinate all’isola di Deshima, tra cui fibre tessili, tessuti raffinati, articoli di oreficeria e oggetti di lusso, consolidando così la sua posizione commerciale privilegiata all’interno del mercato giapponese.

Seconda fase della VOC nel Giappone Tokugawa

La seconda fase si estese per circa quarant’anni ed è stata caratterizzata da un incremento significativo dei traffici interasiatici finalizzati a rafforzare e stabilizzare i rapporti con la società giapponese. Durante questo periodo, la VOC avviò un massiccio acquisto di porcellane prodotte nel Kyūshū, realizzate in imitazione di quelle cinesi e coreane. Questo commercio rispose a una crescente domanda europea, così elevata da spingere gli olandesi a importare in Giappone materie prime necessarie per la colorazione delle ceramiche. Oltre alla porcellana, anche le lacche giapponesi divennero estremamente popolari sui mercati europei.
A partire dal XVIII secolo, Deshima era ormai centro d’osservazione e studio della cultura orientale; la lingua olandese iniziò a essere studiata da eruditi locali interessati al cosiddetto Rangaku 蘭学 (“studi olandesi”), dando vita a un intenso scambio di conoscenze tra i due paesi.
In quel periodo, il Giappone iniziò anche a recepire e integrare innovazioni mediche occidentali, grazie all’importazione di nuove tecniche chirurgiche. Questo processo culminò con la fondazione della scuola di medicina Kasuparuyū カスパル流, per volere del medico tedesco Kaspar Schamberger (1623-1706), al servizio della VOC.

Terza Fase della VOC nel Giappone Tokugawa

La terza fase, dal 1680 al 1720 circa, vide espandersi la curiosità occidentale riguardo le scienze naturali asiatiche. In Europa, gli studi descrittivi sulla flora e la fauna beneficiarono notevolmente dell’importazione di esemplari provenienti da Cina e Giappone. Un contributo fondamentale fu apportato dal naturalista tedesco Engelbert Kaempfer (1651-1716), che operò in Giappone tra il 1690 e il 1692, anch’egli sotto l’egida della VOC.
Nel 1707 venne pubblicato il primo trattato scientifico di botanica giapponese, intitolato 大和本草 (“Yamato Honzō“) a cura di Kaibara Ekken (貝原 益軒, 1630-1714), che segnò un importante passo verso la formalizzazione delle scienze naturali nell’arcipelago .
Parallelamente, a partire dalla fine del XVII secolo, l’interesse crescente per l’artigianato del vetro e del cristallo portò alla nascita di numerose vetrerie a Nagasaki, che divenne un centro di produzione di alta qualità.

Quarta fase della VOC nel Giappone Tokugawa

La quarta e ultima fase, dal 1720 al 1799, è stato il momento più fecondo per la divulgazione di scienza e arti occidentali. Lo shōgun Tokugawa Yoshimune (徳川吉宗, 1684-1751) stabilì, nel 1720, l’abolizione del divieto d’importazione di libri europei a esclusione dei testi a carattere religioso. Le opere occidentali attirarono quindi l’attenzione di numerosi artisti giapponesi e il bakufu stesso dette incarico di studiare e riprodurre tecniche e soggetti di dipinti europei. Fu così che, da Nagasaki, presero a diffondersi i cosiddetti yōga 洋画, dipinti d’ispirazione occidentale .
Il 1730 fu anche il decennio della nascita della corrente artistica dell’ukie 浮き絵 (“immagini fluttuanti”), sottogenere dell’ukiyoe 浮世絵 che rappresenta il primo banco di prova per lo studio e l’utilizzo di tecniche occidentali fino ad allora sconosciute agli artisti giapponesi: la prospettiva lineare, il chiaroscuro e l’uso dell’ombra proiettata.

Fonte immagine: Wikipedia

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A proposito di Christian Landolfi

Studente al III anno di Lingue e Culture Comparate (inglese e giapponese) presso "L'Orientale" di Napoli e al I anno di magistrale in Chitarra Jazz presso il Conservatorio "Martucci" di Salerno. Mi nutro di cultura orientale in tutte le sue forme sin da quando ero piccino e, grazie alla mia passione per i viaggi, ho visitato numerose volte Thailandia e Giappone, oltre a una bella fetta di Europa e la totalità del Regno Unito. "Mangia, vivi, viaggia!"

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